Un nuovo tipo di intervento per la valvola mitrale al San Raffaele: il primo impianto in Italia

Un nuovo tipo di intervento per la valvola mitrale al San Raffaele: il primo impianto in Italia

PUBBLICATO IL 11 NOVEMBRE 2025

Un nuovo tipo di intervento per la valvola mitrale al San Raffaele: il primo impianto in Italia

PUBBLICATO IL 11 NOVEMBRE 2025

Consulta l'Unità di Cardiochirurgia dell’Ospedale San Raffaele

Presso l’Ospedale San Raffaele, l’équipe di Cardiochirurgia ha recentemente trattato una paziente di 56 anni, considerata ad alto rischio per un intervento chirurgico tradizionale a cuore aperto, con l’impianto di un’innovativa valvola mitralica percutanea, procedura microinvasiva che potrebbe rappresentare una nuova frontiera nel trattamento delle patologie valvolari cardiache.

Nonostante l’impianto di questa valvola sia ancora in fase sperimentale, l’Ospedale San Raffaele, insieme a un altro centro in Europa, è l’unico in Italia ad aver effettuato questo tipo di intervento.

Ce ne parla meglio il dott. Paolo Denti, cardiochirurgo presso l’Unità operativa di Cardiochirurgia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele diretta dal Prof. Francesco Maisano,  che ha effettuato l’intervento in prima persona.

Il dott. Denti fa parte del Valve Center, una struttura fortemente voluta dal prof. Maisano, per poter fronteggiare le patologie valvolari cardiache con tutte le tecniche oggi disponibili, sia tradizionali sia innovative sia sperimentali.

 

Le 2 opzioni di chirurgia microinvasiva

“Come detto, l’intervento è stato effettuato su una paziente di 56 anni che, nonostante la giovane età, presentava diverse malattie concomitanti e sintomi importanti, che rendevano necessario un trattamento, ma il classico intervento cardiochirurgico sarebbe stato troppo invasivo per lei - spiega il dott. Denti -.

Per questo motivo si è optato per la valutazione di 2 alternative meno invasive (transcatetere), attraverso una vena o un’arteria, senza aprire il torace:

  • una riparazione della valvola nativa;
  • l’impianto di una nuova valvola mitrale.

La prima opzione (la riparazione) è una procedura con pochissimi rischi, ma non sempre efficace a lungo termine. Inoltre, funziona solo in pazienti con determinate caratteristiche anatomiche, che questa paziente non aveva.

La seconda opzione, ovvero l’impianto di una valvola mitralica percutanea, cioè quello che è stato poi utilizzato, è ancora in fase iniziale ed è riservata a pazienti molto selezionati. Questo perché, se la valvola non si adatta perfettamente al cuore, può ostacolare il flusso del sangue e causare complicazioni.

Infatti, circa il 50% dei pazienti che si sottopongono agli esami preliminari non risultano idonei per questo tipo di impianto”.

 

Una nuova valvola con un design innovativo

La valvola che è stata utilizzata rappresenta una vera innovazione: è progettata per ridurre il rischio di ostruzione e può quindi essere impiantata in un numero maggiore di pazienti rispetto alle precedenti.

Questa valvola fa parte di uno studio internazionale, portato avanti dal dott. Paolo Denti (Ospedale San Raffaele) e dal dott. Vahl Torsten (Columbia University). L’impianto effettuato è il primo in Italia e uno dei primi in Europa.

“A differenza delle valvole tradizionali, che devono adattarsi al cuore del paziente, in questo caso è la valvola che modifica l’anatomia cardiaca del paziente per accogliere il dispositivo – specifica il cardiochirurgo -.

Questa valvola abbraccia le corde tendinee mitraliche e permette di ridurre nell’immediato la dimensione del cuore alla base. Il cuore dei malati affetti da insufficienza mitralica è solitamente dilatato e disfunzionante, la riduzione del diametro ha un effetto benefico sull’efficienza cardiaca.

Tuttavia, i criteri di selezione sono in evoluzione e, con il tempo, si prevede che sempre più persone possano beneficiare di questa tecnologia”.

 

In cosa consiste l’intervento

L’intervento viene eseguito in anestesia generale, poiché richiede un monitoraggio ecocardiografico transesofageo continuo.

Attraverso una puntura venosa a livello inguinale, si introduce un catetere dedicato che, risalendo il sistema venoso, raggiunge l’atrio destro. Da qui si accede all’atrio sinistro, dove ci si allinea con il piano valvolare mitralico.

Le corde tendinee vengono, quindi, circondate e si posizionano 2 emianelli al di sotto della valvola mitralica nativa, creando una zona di ‘atterraggio’.

Successivamente, il primo catetere viene rimosso e sostituito con un secondo, che consente di portare la valvola protesica al centro della valvola nativa. In questa fase la protesi è mantenuta in configurazione ripiegata, per ridurre al minimo l’ingombro.

La valvola viene, quindi, connessa ai 2 emianelli e rilasciata. La protesi è così libera di funzionare, mentre la valvola nativa rimane intrappolata tra gli emianelli e la protesi, creando un solido ancoraggio che contribuisce anche a ridurre le dimensioni della base del cuore.

 

Perché è importante la nuova procedura

Rispetto alla chirurgia tradizionale, questa procedura è molto meno invasiva: la paziente è stata dimessa dopo soli 3 giorni e ha potuto tornare a casa in buone condizioni.

“L’Ospedale San Raffaele è uno dei 2 centri in Europa per ora autorizzati a eseguire questo tipo di impianto - conclude Denti - ed è attivamente coinvolto nello sviluppo di queste nuove tecnologie, che potrebbero cambiare il modo in cui si curano le malattie della valvola mitrale in futuro”.