Postura: come l’appoggio plantare può fare la differenza

Postura: come l’appoggio plantare può fare la differenza

PUBBLICATO IL 31 LUGLIO 2025

Postura: come l’appoggio plantare può fare la differenza

PUBBLICATO IL 31 LUGLIO 2025

L’appoggio plantare rappresenta uno dei principali punti di contatto tra il corpo umano e l’ambiente. 

Qualsiasi alterazione in questa struttura può riflettersi sull’intera postura, generando adattamenti compensativi che coinvolgono articolazioni, muscoli e strutture sovrastanti. 

Lo spiegano il dott. Daniele Corazza, podologo, e il dott. Niccolò Le Donne, Responsabile del Servizio di Podologia dell’IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant'Ambrogio.

 

Le fasi di appoggio del piede nella camminata fisiologica

La camminata fisiologica, ovvero quella considerata normale e funzionale in assenza di patologie, prevede un appoggio del piede ben definito e sequenziale

Nel passo corretto, il primo contatto con il suolo avviene attraverso calcagno, il terzo esterno del tallone. Da qui, il carico si sposta progressivamente lungo il bordo laterale del piede, raggiungendo l'avampiede in corrispondenza della base del quinto dito, la quinta testa metatarsale. 

“Proprio per questo motivo – spiega il dott. Corazza - una leggera usura delle scarpe sul bordo esterno del tallone è del tutto normale e non deve essere interpretata come un segnale di anomalia. Anzi, rappresenta un indizio che l'appoggio iniziale del piede avviene in modo fisiologico”.

Successivamente, avviene un naturale trasferimento del peso verso la parte mediale dell’avampiede, coinvolgendo le teste metatarsali centrali e mediali, fino al primo dito. In questa fase si verifica un movimento di pronazione fisiologica (rotazione verso l’interno), un adattamento necessario del piede per distribuire correttamente il carico e facilitare le fasi successive.

Proseguendo con il passo fisiologico, il carico sul piede viene portato in avanti e sull’esterno del piede creando le leve necessarie per caricare correttamente l’avampiede e poter alzare il calcagno da terra. Con questo movimento il corpo continua a trasferirsi in avanti arrivando alla fase propulsiva vera e propria. 

 

Quali problemi può causare un appoggio scorretto del piede

Quando il piede non distribuisce correttamente il peso durante il passo si verifica un’alterazione posturale. Questo può influenzare tutto il corpo, portando a compensi e squilibri che coinvolgono:

  • ginocchia;
  • anche;
  • bacino;
  • schiena. 

“A volte il corpo modifica il modo di camminare per evitare il dolore – prosegue il dott. Corazza -, ma così facendo può creare altri problemi. Anche una differenza tra i 2 piedi o un appoggio troppo interno o esterno può causare uno sforzo eccessivo su muscoli e articolazioni, alterando la postura in modo progressivo”.

 

Alterazioni posturali e dell’appoggio del piede: chi dovrebbe fare attenzione? 

Le alterazioni dell’appoggio plantare e della postura possono riguardare persone di tutte le età: dai giovani sportivi agli adulti sedentari, fino agli anziani. Possono manifestarsi con livelli di gravità molto diversi e connessi alle più varie condizioni: da una leggera inefficienza biomeccanica fino a deformità o patologie conclamate.

È importante sottolineare che in molti casi queste alterazioni possono essere completamente asintomatiche, non generare dolore né limitazioni funzionali e risultare totalmente innocue. In altri casi, invece, possono predisporre nel tempo a sovraccarichi e disturbi posturali.

“Per questo motivo – aggiunge il dott. Corazza - ogni paziente va valutato singolarmente, considerando il suo stile di vita, le esigenze funzionali, l’età e l’eventuale presenza di compensi o sintomi. L’osservazione clinica e la valutazione biomeccanica permettono di capire se e quando è opportuno intervenire”.


Secondo studi recenti, circa il 60% della popolazione adulta presenta alterazioni dell’appoggio plantare nel corso della vita, con una prevalenza maggiore tra i soggetti oltre i 65 anni, dove la percentuale può superare il 75%. 

Le donne risultano mediamente più colpite, in particolare nella fascia d’età compresa tra i 45 e i 70 anni, spesso in relazione a cambiamenti ormonali e all’uso prolungato di calzature non adeguate.

 

Cause delle alterazioni posturali legate all’appoggio plantare

Le alterazioni posturali legate all’appoggio plantare possono essere causate da:

  1. compensi antalgici. Quando una struttura (muscoli, tendini, articolazioni) è sofferente, il paziente adotta una camminata antalgica per evitare il dolore. Questo provoca adattamenti posturali e squilibri a carico di altre articolazioni;
  2. sindromi pronatorie. Caratterizzate da eccessiva pronazione (iper-rotazione interna) del piede, queste condizioni possono causare ipermobilità plantare e stress dei tessuti molli (come tendini e legamenti) provocando patologie quali fasciti plantari, tendiniti achillee o del tibiale posteriore. La pronazione pronunciata può anche portare a inefficienze nella spinta del passo e instabilità posturale;
  3. deformità non riducibili. Alterazioni strutturali permanenti. Possono essere, fra le tante cause, di origine neurologica (piede equino, piede cavo neurologico) o di origine post traumatica, che influiscono in modo significativo sull’appoggio e sulla deambulazione richiedendo gestione specializzata e ortesi dedicate;
  4. eterometrie. Differenze reali di lunghezza tra gli arti inferiori causano basculamento del bacino e alterazioni posturali ascendenti, coinvolgendo colonna vertebrale, anche e ginocchia. Pronazioni o supinazioni asimmetriche possono simulare un arto più corto o più lungo, rotazioni del bacino su un lato, generando squilibri simili a quelli delle vere eterometrie;
  5. retrazione delle catene muscolari. Rigidità delle catene posturali che provocano, ad esempio, un distacco anticipato del tallone dal suolo durante il passo, riducendo efficacia della deambulazione e aumentando la fatica. Tante altre alterazioni possono derivare dalle retrazioni e influenzare l’assetto posturale umano e vanno trattate con l’aiuto di professionisti specializzati.

 

Alterazioni dell’appoggio plantare e della postura: quali sono i sintomi? 

Le alterazioni nell’appoggio del piede e nella postura possono manifestarsi con diversi sintomi, che variano in base alla gravità e alla natura del problema. Tra i segnali più comuni che il paziente può avvertire ci sono:

  • dolori e fastidi locali al piede: in presenza di sindromi pronatorie o di sovraccarico dei tessuti molli possono comparire dolori nella zona del tallone, arco plantare, regione mediale o laterale del piede, spesso associati a infiammazioni come fascite plantare o tendiniti;
  • callosità: una camminata alterata può portare a una formazione di callosità, che il corpo produce come “protezione” per una zona dove il corpo avverte un'eccessiva pressione, non coerente con quella fisiologica;
  • dolori a livello delle articolazioni sovrapodaliche: l’eccessivo stress biomeccanico può provocare dolore a ginocchia, anche o bacino, che può essere percepito come rigidità, tensione o limitazione nei movimenti;
  • alterazioni della camminata: per ridurre il dolore, il corpo può modificare il modo di camminare (deambulazione antalgica), con conseguente squilibrio e affaticamento muscolare;
  • senso di instabilità: in caso di instabilità articolare, tipica anche del piede supinato, il paziente può avvertire difficoltà nell’equilibrio, rischio di distorsioni o una sensazione di “cedevolezza” durante la camminata o la corsa;
  • affaticamento muscolare: retrattilità, rigidità o malfunzionamento muscolare possono causare un precoce affaticamento durante il cammino o l’attività fisica;
  • disfunzioni posturali: le alterazioni dell’appoggio plantare possono portare a squilibri del bacino e della colonna vertebrale, che si manifestano con dolori lombari, tensioni muscolari e rigidità generale.

     

Il ruolo del podologo nella valutazione posturale

“Nel percorso di inquadramento e gestione delle alterazioni dell’appoggio plantare – spiega il dott. Le Donne -, il podologo ha un ruolo centrale grazie alla possibilità di eseguire una valutazione biomeccanica mirata, che non si limita all’analisi del piede come struttura isolata, ma lo considera all’interno di un sistema complesso in cui interagiscono anche le strutture sovra podaliche: ginocchia, anche, bacino e colonna vertebrale.

Questa valutazione si inserisce in un contesto multidisciplinare, dove il podologo lavora in stretta collaborazione con medici e altri professionisti sanitari, contribuendo all’inquadramento funzionale globale del paziente. Questo approccio integrato è fondamentale per garantire un percorso riabilitativo e preventivo realmente personalizzato”.

A seguito di un’anamnesi accurata, di un esame articolare e di mobilità e di test funzionali mirati, il podologo è in grado di distinguere tra:

  • deformità strutturate: non più riducibili, che vanno accolte e rispettate come parte dell’equilibrio del paziente;
  • compensi posturali riducibili: che possono essere corretti attraverso il trattamento, con maggiore libertà e margine d’intervento.

Sulla base di questa analisi è possibile proporre soluzioni ortesiche plantari personalizzate, realizzate su misura, che supportano e guidano il movimento senza mai forzare le strutture coinvolte. I plantari personalizzati rappresentano uno strumento terapeutico efficace, ma non vanno considerati in modo isolato: il loro utilizzo deve essere sempre affiancato da un programma di esercizio terapeutico mirato, pianificato e monitorato da figure competenti.

Questo approccio integrato tra valutazione, ortesi e movimento consapevole permette di migliorare l’efficienza del passo, ridurre il dolore e ottimizzare la qualità della vita del paziente nel rispetto della sua individualità.

 

Quando rivolgersi a un podologo

È consigliabile consultare un podologo come screening e prevenzione durante il corso della nostra vita, ma soprattutto se si avvertono dolori al piede, difficoltà a camminare, instabilità o fastidi che persistono nel tempo. 

Anche in caso di alterazioni della postura, affaticamento muscolare o problemi ricorrenti a ginocchia e schiena, una valutazione specialistica può aiutare a individuare la causa e prevenire complicazioni future.

Presso il Servizio di Podologia del Galeazzi-Sant’Ambrogio è possibile effettuare una visita podologica specialistica, rivolta a pazienti di ogni età. Il servizio è gestito da podologi qualificati, in collaborazione con tirocinanti del Corso di Laurea in Podologia.

L’obiettivo è valutare in modo approfondito l’appoggio plantare, la postura e le eventuali correlazioni con sintomi dolorosi o disfunzioni del movimento.