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Al Policlinico San Pietro un percorso di cura dedicato al tumore del colon-retto

PUBBLICATO IL 25 FEBBRAIO 2025

Il tumore del colon-retto è una delle neoplasie più diffuse nel nostro Paese: nel 2023 sono stati diagnosticati quasi 50.000 nuovi casi. Colpisce prevalentemente dopo i 50 anni, anche se uno stile di vita poco sano e la presenza di altri casi in famiglia possono aumentare il rischio di svilupparlo anche in età più giovane. La prevenzione e soprattutto la diagnosi precoce, attraverso programmi di screening, possono fare la differenza, garantendo un trattamento tempestivo e consentendo l'utilizzo di tecniche mininvasive. 

Ne parliamo con il dottor Mauro Montuori, chirurgo dell’Unità di Chirurgia Generale e Oncologica del Policlinico San Pietro di Ponte San Pietro, dove questa patologia viene affrontata con approccio chirurgico mininvasivo e con particolare attenzione allo screening preoperatorio dell’anemia, grazie alla collaborazione con la responsabile del Servizio di Anestesia, la dottoressa Monica Avogadri.

 

Come si sviluppa il tumore del colon-retto

Il tumore del colon-retto è un cancro che si forma nel colon (la parte più lunga dell’intestino crasso) o nel retto (la parte dell’intestino crasso più vicina all’ano); come tutti i tumori, è legato a una crescita incontrollata di cellule, nello specifico delle cellule epiteliali della mucosa che riveste la parte interna dell’intestino. 

“Il tumore del colon-retto si sviluppa attraverso un processo chiamato sequenza adenoma-carcinoma - spiega il dottor Montuori -. Nella maggior parte dei casi deriva dalla trasformazione cellulare di polipi cosiddetti adenomatosi che, se non rimossi tempestivamente, possono diventare, nel tempo, tumori maligni (adenocarcinomi). 

Per questo motivo, lo screening con il sangue occulto fecale (esame che ricerca il sangue occulto nelle feci) risulta fondamentale, perché permette di intercettare i polipi prima che si trasformino o il tumore in fase molto precoce”.

 

Le cause e fattori di rischio

Uno stile di vita poco sano rappresenta il principale fattore di rischio per lo sviluppo del tumore al colon. “In particolare, gioca un ruolo importante una dieta ricca di grassi e proteine animali e povera di fibre - osserva lo specialista -. 

Ulteriori fattori di rischio sono rappresentati da: 

  • sovrappeso e obesità; 
  • fumo; 
  • sedentarietà”. 

Solo nel 5-10% dei casi, invece, il tumore al colon-retto può avere una componente ereditaria. “Alcune sindromi genetiche, come la sindrome di Lynch o la poliposi adenomatosa familiare, aumentano il rischio di sviluppare tumori al colon in giovane età”.

 

I campanelli d’allarme e cosa fare

Spesso i tumori del colon-retto non causano sintomi nelle fasi iniziali, ma ci sono segnali da non sottovalutare, come:

“A proposito del sangue nelle feci è importante sottolineare che non sempre è dovuto a un tumore. Può essere, infatti, causato anche da emorroidi, ragadi, diverticoli o altre patologie benigne. 

Tuttavia, in presenza di questo sintomo, è fondamentale una visita specialistica chirurgica e un’eventuale colonscopia per escludere la presenza di un tumore”, suggerisce il dottor Montuori.

 

Il trattamento chirurgico: l’esperienza del Policlinico San Pietro

Oggi, grazie ai progressi tecnologici, la chirurgia mininvasiva, come la laparoscopia, l’eventuale approccio 3D e l'utilizzo di coloranti come il verde di indocianina, permettono di rimuovere il tumore con un impatto ridotto sull’organismo rispetto alle tecniche tradizionali. 

“In aggiunta presso la nostra Unità di Chirurgia Generale, diretta dal dottor Michele Ciocca Vasino, utilizziamo i più moderni dettami del protocollo ERAS (Enhanced Recovery After Surgery), ovvero un approccio multidisciplinare che ha l’obiettivo di accelerare il recupero post-chirurgico e ridurre le complicanze attraverso misure pre, intra e postoperatorie. Queste includono: 

  • il controllo del dolore; 
  • la mobilizzazione precoce; 
  • una rapida ripresa dell’alimentazione post-intervento. 

Questo si traduce nella dimissione precoce dall’ospedale e, quindi, in un più rapido ritorno alla vita quotidiana”. 

 

L’ambulatorio dedicato all’anemia preoperatoria del Policlinico San Pietro

“Oltre a questo, presso il nostro ospedale è stato di recente attivato un ambulatorio, fortemente voluto dalla responsabile del Servizio di Anestesia, la dottoressa Monica Avogadri, dedicato allo studio e alla correzione dell'anemia preoperatoria nei pazienti e soprattutto nelle pazienti che devono essere sottoposti a interventi di Chirurgia maggiore. 

Individuarla e intervenire tempestivamente, permette di arrivare all’intervento in condizioni generali migliori, favorendo una ripresa più veloce e riducendo drasticamente il rischio di trasfusioni”.

 

L’importanza di una gestione multidisciplinare

Il trattamento del tumore del colon-retto richiede una gestione multidisciplinare che coinvolge diverse figure professionali: gastroenterologo, chirurgo, anestesista, oncologo, radioterapista, nutrizionista e, soprattutto, un personale infermieristico formato e motivato. 

Questo approccio integrato permette di garantire al paziente un piano terapeutico personalizzato, che tenga conto delle caratteristiche specifiche del tumore e delle condizioni generali del paziente.

Cura e Prevenzione