
La diastasi addominale: che cos’è e come si cura
PUBBLICATO IL 03 APRILE 2025
La diastasi addominale è una condizione che interessa la parete muscolare dell'addome e che può avere un impatto non solo estetico, ma anche funzionale sulla salute del paziente.
Il professor Giampiero Campanelli, Ordinario di Chirurgia dell’Università dell’Insubria, Direttore dell’Unità Operativa di Chirurgia Generale sezione Day & Week Surgery dell’IRCCS Ospedale Galeazzi - Sant'Ambrogio e Direttore dell'Hernia Center di Milano, ci spiega in dettaglio di cosa si tratta, quali sono le cause, come riconoscerla e quali sono le opzioni terapeutiche più efficaci.
Cos'è la diastasi addominale
"Il termine 'diastasi' deriva da un termine greco che significa allontanamento, separazione. In questo caso specifico, si riferisce alla separazione delle 2 fasce muscolari dei muscoli retti dell'addome - spiega il prof. Campanelli -.
Questi muscoli, comunemente noti come quelli della 'tartaruga addominale', si estendono dall'arcata costale dello sterno fino al pube e sono normalmente uniti al centro dalla linea alba, che è una struttura fibrosa. Quando si verifica una diastasi, i muscoli retti si distaccano, creando uno spazio anomalo tra loro".
Quali sono le cause della diastasi addominale
Le cause della diastasi addominale possono variare a seconda del sesso e di specifici fattori predisponenti:
- gravidanza e parto cesareo: nelle donne, la causa più frequente di diastasi è la gravidanza, che sottopone la parete addominale a una forte distensione. Il parto cesareo, inoltre, può contribuire alla separazione dei muscoli retti, poiché durante l'intervento i ginecologi intervengono direttamente nello spazio tra i muscoli, esercitando una trazione che può favorire l'allontanamento;
- perdita di tono muscolare: negli uomini, il principale fattore di rischio è la riduzione della tonicità muscolare, spesso associata a uno stile di vita sedentario;
- obesità e aumento di peso: un incremento eccessivo del peso corporeo può indebolire la struttura della parete addominale, favorendo la separazione dei muscoli retti.
"Inoltre – sottolinea il prof. Campanelli - circa l'80-90% delle persone con diastasi addominale presenta anche ernie della linea mediana, come l'ernia ombelicale o epigastrica, segno di un indebolimento generale dei tessuti".
Come capire se si ha la diastasi addominale
Uno dei primi segnali della diastasi è la comparsa di una sorta di “protuberanza” al centro dell'addome, tra l'ombelico e lo sterno, visibile, ad esempio, quando ci si alza dal letto al mattino.
"Molti pazienti arrivano da noi preoccupati per questa sporgenza che notano sulla pancia e che spesso confondono con un'ernia" continua il prof. Campanelli.
Altri sintomi includono:
- disturbi posturali: nei soggetti magri, la diastasi può provocare una postura scorretta, con spalle incurvate in avanti e schiena cifotica, cioè incurvata in avanti;
- problemi al pavimento pelvico: nelle donne, la diastasi può associarsi a incontinenza urinaria e debolezza del pavimento pelvico;
- dolore lombare, poiché il deficit della muscolatura addominale può provocare dolori alla parte bassa della schiena.
“Visto che questi ultimi sintomi possono essere comuni anche ad altre condizioni, una diagnosi differenziale accurata è fondamentale per escludere patologie che possono dare sintomi simili, come il prolasso vescicale, l'ernia del disco o il prolasso vaginale” sottolinea il chirurgo.
La diagnosi
"Molti pazienti sospettano di avere una diastasi osservando la propria pancia, ma la diagnosi deve essere confermata da un chirurgo esperto - precisa il prof. Campanelli -. Lo specialista, infatti, è in grado di eseguire un esame obiettivo, inserendo le dita nello spazio tra i muscoli retti, e di valutare l'ampiezza”.
La diagnosi è supportata poi da specifici esami diagnostici eseguiti in modalità dinamica, che sono:
- ecografia dinamica;
- TAC dinamica.
Questi test permettono di valutare l'entità della separazione muscolare e la presenza di eventuali ernie associate.
Come curare la diastasi addominale
Il trattamento della diastasi addominale dipende dal livello di gravità della stessa e può essere conservativo oppure chirurgico.
Approccio conservativo
Nelle fasi iniziali, è possibile tentare un approccio non chirurgico basato su esercizi mirati di fisiokinesiterapia.
"Un metodo particolarmente efficace è la tecnica Tupler, che prevede il rafforzamento dei muscoli larghi dell'addome (obliquo esterno, obliquo interno e trasverso).
Al contrario, gli esercizi di crunch, cioè i classici addominali, devono essere evitati, poiché possono aggravare la condizione."
Approccio chirurgico
Se la diastasi è severa o associata a ernie, la chirurgia è l'unica soluzione definitiva. È possibile individuare 3 differenti approcci chirurgici:
- Tecnica tradizionale (open), che prevede un'incisione mediana con riposizionamento dei muscoli e inserimento di una rete di supporto.
- Tecnica robotica, un metodo innovativo che permette di inserire la rete senza aprire i muscoli, riducendo il trauma chirurgico. “Con la chirurgia robotica, è possibile isolare un piano di alloggiamento per la protesi senza incidere i muscoli, preservandone completamente l'integrità – approfondisce il prof -. Si individua infatti uno spazio anatomico naturale in cui posizionare la protesi, evitando qualsiasi danno ai fasci muscolari. È importante sottolineare che la protesi, cioè la rete di supporto, non viene mai collocata a contatto con i visceri”.
- Addominoplastica con approccio soprapubico, indicata nei casi in cui sia necessario anche un miglioramento estetico. Prevede infatti anche la rimozione dell'eccesso di cute, oltre al riposizionamento dei muscoli. “In questo caso – specifica Campanelli - è necessaria un’incisione sovrapubica, simile a quella che si effettua per il taglio cesareo, anche se più larga”.
“I primi 2 approcci (open tradizionale e robotico) non offrono, infatti, vantaggi estetici significativi. Se il paziente presenta una lassità cutanea o sottocutanea, (la cosiddetta ’pancetta bassa’), l'unico intervento che consente anche un miglioramento estetico è l’approccio sovrapubico con addominoplastica”, spiega lo specialista.
Tempi di recupero post-intervento
Gli interventi di correzione della diastasi addominale prevedono:
- 2 notti di ricovero;
- circa una settimana di convalescenza;
- la ripresa delle normali attività dopo 7-10 giorni.
È possibile prevenire la diastasi?
"Nel post-partum, le donne dovrebbero eseguire esercizi di rinforzo dei muscoli larghi per prevenire la separazione dei retti addominali.
Evitare aumenti di peso e mantenere una buona tonicità muscolare è fondamentale anche per gli uomini”.
L’Hernia Center di Milano per il trattamento della diastasi addominale
Presso l’Hernia Center, che ha sede nell’IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio, è possibile trovare un’équipe specializzata nella diagnosi e terapia delle varie patologie a carico della parete addominale, tra cui la diastasi addominale.
Il Centro esegue interventi chirurgici avanzati e si avvale delle più moderne tecniche mininvasive, comprese quelle robotiche, per offrire un percorso chirurgico e riabilitativo mirato e personalizzato.
“La diastasi addominale non è solo un problema estetico, ma una condizione che può avere conseguenze funzionali importanti - conclude il prof. Campanelli -. Grazie all'esperienza del nostro Hernia Center, oggi è possibile affrontarla con trattamenti personalizzati, garantendo ai pazienti un recupero ottimale e un miglioramento della qualità di vita".