Condilomi, uno dei sintomi dell’HPV: come riconoscerli e curarli

Condilomi, uno dei sintomi dell’HPV: come riconoscerli e curarli

PUBBLICATO IL 20 AGOSTO 2025

Condilomi, uno dei sintomi dell’HPV: come riconoscerli e curarli

PUBBLICATO IL 20 AGOSTO 2025

Scopri l’Unità funzionale di Proctologia e Patologie del Pavimento Pelvico dell’Istituto Clinico Villa Aprica

Il termine condiloma deriva dal greco kondilos (prominenza), ma queste lesioni sono più comunemente conosciute come creste di gallo o verruche veneree, per via del loro aspetto caratteristico. 

I condilomi rappresentano una delle manifestazioni più comuni dell’infezione da HPV (Human Papilloma Virus), il virus del papilloma umano, con cui ogni anno, secondo le stime, entrano in contatto circa 90 milioni di persone in tutto il mondo. 

Approfondiamo il tema con il dottor Paolo Antonio Boccasanta, chirurgo colon-rettale presso l’Unità funzionale di Proctologia e Patologie del Pavimento Pelvico all’Istituto Clinico Villa Aprica.

 

HPV e condilomi: come riconoscerli 

Nella maggior parte dei casi l’infezione da HPV è asintomatica e può scomparire spontaneamente. Quando si manifestano i sintomi, invece, questi dipendono strettamente dal ceppo virale coinvolto.

I segni più comuni includono:

  • verruche su mani, piedi, viso e area ano-genitale;
  • condilomi o papillomi, le escrescenze sulle mucose genitali e orali.

“La presenza di queste lesioni può causare prurito, bruciore e lieve dolore con disagio personale, specialmente se la sede è nelle pieghe inguinali o negli orifizi anali o vaginali”. 

Le lesioni condilomatose possono variare: le forme più frequenti sono le creste di gallo (condilomi acuminati), ma esistono anche varianti piatte, papulose o pigmentate.

 

Come avviene la diagnosi dei condilomi 

La diagnosi è clinica nella quasi totalità dei casi, effettuata da uno specialista dermatologo venereologo o dal medico di famiglia, che può indirizzare il paziente a ginecologi o proctologi a seconda della sede delle lesioni.

Identificare il ceppo virale non apporta benefici pratici al paziente, non cambia infatti né la diagnosi né l’approccio terapeutico.

 

Come si trattano i condilomi

Le lesioni condilomatose causate dall'HPV possono essere trattate e la scelta della terapia varia a seconda di:

  • sede dell'infezione;
  • grandezza delle lesioni;
  • diffusione delle lesioni.

 

I trattamenti conservativi

Il primo approccio è generalmente farmacologico, con creme ad azione antivirale, che collaborano con il sistema immunitario del paziente per distruggere le lesioni.

“Queste terapie possono essere eseguite a domicilio dal paziente o ambulatoriali, ma richiedono tempi lunghi e hanno un alto tasso di recidiva: dal 15% al 53% in base al principio attivo utilizzato. Questo alto tasso di recidiva è una caratteristica del virus, non un'indicazione di fallimento della terapia” specifica il dottor Boccasanta.

 

I trattamenti chirurgici

Se le lesioni recidivano più di 3 volte nonostante la terapia topica corretta, si passa all’approccio chirurgico. In questo caso le opzioni includono:

  • diatermocoagulazione efficace, poco dolorosa, con rapidi tempi di recupero e minor rischio di cicatrici;
  • laserterapia;
  • crioterapia;
  • escissione chirurgica.

Gli interventi possono essere effettuati in ambulatorio, con anestesia locale, ma in casi complessi si può optare per il ricovero. 

Lo svantaggio principale del trattamento chirurgico è la possibilità di esiti cicatriziali

 

Il follow-up: fondamentale per la prevenzione

Indipendentemente dal trattamento scelto, è essenziale un monitoraggio clinico regolare. 

“Il paziente dovrebbe sottoporsi a controlli mensili per 12 mesi, utilizzando tecniche avanzate come la proctoscopia ad alta risoluzione (HRA). Questo esame permette di evidenziare recidive sottomucose invisibili a occhio nudo, grazie all’utilizzo di acido acetico o soluzione di Lugol” spiega il medico.

 

HPV: una diffusione silenziosa

Si stima che circa l’80% della popolazione sessualmente attiva venga contagiata nel corso della vita dall’HPV; nonostante l’ampia diffusione, però, solo una parte delle persone sviluppa sintomi evidenti, come i condilomi. 

“Una vasta fetta della popolazione rimane portatrice asintomatica e può trasmettere il virus, che alberga nella pelle e nelle mucose genitali, anche in assenza di lesioni visibili” afferma il dottor Boccasanta. 

 

I ceppi dell’HPV: benigni e oncogeni

“Il papilloma virus non è un unico agente patogeno, ma un insieme di oltre 200 ceppi differenti – spiega il chirurgo. - Il suo materiale genetico è costituito da un DNA a doppio filamento disposto in forma circolare”. 

Alcuni ceppi sono considerati benigni, responsabili dei condilomi; altri invece sono oncogeni, ovvero coinvolti nell’insorgenza di vari tumori.

“I ceppi HPV 6 e 11 causano circa il 90% dei condilomi benigni. 

I ceppi oncogeni più pericolosi sono, invece, HPV 16, 18, 31, 33, 45, 52, 58. Questi sono implicati nello sviluppo di tumori ano-genitali, del collo dell’utero, nonché del cavo orale, con degenerazione delle tonsille, della lingua, della faringe e della laringe” delinea lo specialista.

 

Come si trasmette l’HPV

L’infezione da HPV è la più comune infezione sessualmente trasmissibile nei Paesi occidentali. Il contagio si verifica principalmente tramite il contatto diretto con fluidi corporei infetti, come saliva e secrezioni genitali, che contengono le particelle virali.

Anche se raro, esistono modalità di trasmissione indiretta, come: 

  • il contatto con superfici contaminate come quelle di docce pubbliche, piscine, spogliatoi;
  • l’uso di biancheria intima non lavata e asciugamani condivisi.

 

Un approccio multidisciplinare

L’infezione da HPV richiede un approccio integrato. 

“L’infezione da HPV deve essere gestita collegialmente tra il medico curante, il chirurgo, l’infettivologo, il dermatologo e, per le lesioni del cavo orale, anche l’otorinolaringoiatra. Il tutto deve avvenire in centri specializzati e di eccellenza” conclude il dottor Boccasanta.