Al Policlinico San Marco un intervento di miotomia endoscopica transorale per trattare una rara malattia dell’esofago

PUBBLICATO IL 22 MARZO 2024

Il paziente, affetto da una forma grave di acalasia esofagea, aveva difficoltà nell’ingerire liquidi e cibi solidi

Da mesi non riusciva più a mangiare ed era alimentato con una flebo a causa della acalasia esofagea, una rara malattia all’esofago. Ora un giovane uomo bergamasco è ritornato a vivere e nutrirsi normalmente grazie a un intervento di miotomia endoscopica transorale o POEM effettuato, per la prima volta nella provincia bergamasca, dall’équipe del Servizio di Endoscopia del Policlinico San Marco, in collaborazione con l’Unità di Chirurgia Generale dello stesso ospedale.

 

La storia clinica

L’uomo operato al Policlinico San Marco era affetto da una grave forma di acalasia esofagea, malattia rara il cui sintomo principale è la disfagia sia per i cibi, sia per i liquidi. 

“Questa patologia è caratterizzata da un disturbo a carico dei muscoli dell’esofago che non si contraggono in maniera coordinata. In pratica lo sfintere esofageo inferiore (cardias), ovvero la valvola tra esofago e stomaco, rimane contratto e non si rilascia, impedendo così il naturale transito del cibo dall’esofago allo stomaco. 

La conseguenza è un ristagno di materiale alimentare nel lume esofageo che nel tempo provoca una progressiva dilatazione dell’esofago e può portare, come nel caso del paziente che abbiamo operato, alla totale impossibilità ad alimentarsi normalmente” spiega il dottor Francesco Azzolini, gastroenterologo ed endoscopista del Policlinico San Marco, Responsabile dell’Unità Funzionale di Endoscopia Operativa dell’IRCCS Ospedale San Raffaele Milano, che ha effettuato la procedura.

 

L’intervento di miotomia endoscopica transorale (POEM)

Da qui la decisione di intervenire chirurgicamente. “L’intervento si è reso necessario, perché la malattia era a uno stadio avanzato. Inoltre il paziente era già stato sottoposto anni fa a un complesso intervento chirurgico di ‘salvataggio’, perfettamente riuscito, ma a cui era seguita una recidiva che aveva causato al suo esofago una condizione di grave sofferenza. Non avrebbe potuto affrontare una nuova operazione chirurgica” continua lo specialista. 

Il dottor Azzolini, in accordo con il professor Olmi, responsabile dell’Unità di Chirurgia Generale e Oncologica del Policlinico San Marco e Professore Associato di Chirurgia Generale presso Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, ha deciso quindi di sottoporre l’uomo a un intervento di miotomia endoscopica transorale o POEM (dall’inglese Per Oral Endoscopic Myotomy), una tecnica innovativa, considerata il Gold standard in casi come questi, eseguita però solo in centri dotati di un’endoscopia molto avanzata

Sono 3 infatti gli ospedali in Italia che la effettuano routinariamente, uno dei quali è l’IRCCS San Raffaele di Milano che, con l’Unità di Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva diretta dal professor Silvio Danese, ne è centro di riferimento regionale. 

 

I vantaggi e come funziona

Il grandissimo vantaggio di questa tecnica è che non servono incisioni e ‘tagli’ sull’addome o sul torace e tutto si svolge totalmente dall’interno, consentendo: 

  • invasività minima; 
  • minore stress;
  • dolore postoperatorio. 

“In pratica, esattamente come si fa in una normale gastroscopia, si entra per via orale, cioè attraverso la bocca, con un endoscopio dotato di adeguati accessori, e si accede all’esofago dove, con 3 o 4 piccolissimi buchi, si va a sezionare la muscolatura sopra la valvola, ripristinandone così il fisiologico meccanismo di rilascio”.  

L’intervento riesce perfettamente. Dopo pochi giorni il paziente può tornare a casa e ricominciare una vita normale. 

“È la prima volta che si effettua un intervento di questo tipo in bergamasca - sottolineano il dottor Azzolini e il professor Olmi -. Si tratta di un risultato che ci rende orgogliosi, raggiunto grazie: 

  • alla sinergia e al gioco di squadra, nell’interesse del paziente,  tra  le 2 équipe di endoscopia e chirurgia;
  • all’esperienza maturata all’IRCCS Ospedale San Raffaele; 
  • alla disponibilità di alte tecnologie, tra cui endoscopi 4K che permettono di enfatizzare e magnificare l’immagine offrendo il più alto livello di precisione possibile”.
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