Per la prima volta in Italia, al Galeazzi–Sant’Ambrogio una sofisticata procedura per curare la fibrillazione atriale in pazienti già operati per difetti interatriali

PUBBLICATO IL 29 MARZO 2024

L’équipe del dottor Massimo Mantica, responsabile del Centro aritmie ed elettrofisiologia cardiaca dell’IRCCS Ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio, ha recentemente effettuato una sofisticata e innovativa procedura di ablazione transcatetere per curare la fibrillazione atriale in un paziente sessantenne che aveva già subito un intervento di chiusura di un difetto del setto interatriale 16 anni prima, mediante un occlusore metallico di 35 millimetri di diametro.  

 

Perché l’intervento del Galeazzi-Sant’Ambrogio è innovativo

“Quando l’occlusore è più largo di 28 millimetri è molto difficile ‘aggirarlo’ e l’unica possibilità per operare è attraversarlo con la puntura transettale. Per quanto a nostra conoscenza, in Italia questo intervento non è mai stato descritto. Anche nel mondo ne esistono pochi casi e si stima che i pazienti trattati in questo modo non siano più di un centinaio di casi - sottolinea il dottor Mantica -. 

La novità della procedura che abbiamo effettuato risiede nel fatto che, in genere, nei pazienti operati per difetti del setto atriale, l’ablazione viene evitata o ritardata quanto più possibile perché rischiosa e particolarmente complessa da eseguire. La presenza dell’occlusore metallico, utilizzato per chiudere il difetto, rappresenta infatti un ostacolo e ostruisce il passaggio delle normali sonde utilizzate per l’ablazione”. 

Da qui l’idea di attraversare l’occlusore permettendo così di portare a termine l’intervento di ablazione necessario per curare la fibrillazione atriale. “Nel caso di questo paziente non avevamo  alternative se non un intervento di cardiochirurgia tradizionale, che però è più delicato e invasivo e in questo paziente era già stato inefficace. L’uomo infatti era sintomatico, refrattario ai farmaci ed era già stato sottoposto anche a 3 tentativi di ablazione percutanea non riusciti”. 

 

Come si è svolto l’intervento

“Come nelle normali ablazioni transcatetere, abbiamo inserito nel sistema venoso, con approccio percutaneo, un catetere con una sonda che poi è stato fatto risalire fino al cuore. 

Qui, e questa è la novità, grazie a una sonda appuntita e un’approfondita mappatura della posizione dell’occlusore, siamo riusciti ad attraversare i 2 dischi dell’occlusore metallico e quindi il setto interatriale, ovvero la membrana cardiaca che separa l’atrio destro da quello sinistro, senza danneggiare il dispositivo metallico stesso. Una volta attraversato il setto abbiamo potuto raggiungere le regioni dell’atrio sinistro dove originava l’aritmia, eliminandola - spiega il dottor Mantica -.

L’intervento, realizzato dall’équipe del dottor Mantica, quindi riesce perfettamente:

  • interrompendo la fibrillazione atriale; 
  • ripristinando così la normale funzionalità elettrica del cuore. 

Questa procedura rappresenta un’opportunità per i pazienti che si sono sottoposti a precedente intervento di posizionamento degli occlusori, poiché, ad oggi, l’unica strada percorribile era la cardiochirurgia tradizionale. Un’opportunità ancora più preziosa se si pensa che la fibrillazione atriale, aritmia cardiaca caratterizzata da un battito molto accelerato ed irregolare e fattore di rischio importante per la comparsa di ictus ischemico, è molto comune in pazienti con difetti del setto atriale, che spesso vengono trattati con gli occlusori metallici” conclude.

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