Protesi di spalla: quando ricorrere all’intervento e in cosa consiste
PUBBLICATO IL 28 MAGGIO 2024
La protesi di spalla è un intervento chirurgico diffuso che aiuta a tornare a svolgere le normali attività quotidiane.
Vi sono differenti tipi di protesi della spalla, a seconda delle esigenze specifiche del paziente con indicazioni diverse relativamente alla patologia del paziente. In questo articolo approfondiamo insieme con il dottor Paolo Camos, responsabile dell’Unità operativa di Ortopedia e traumatologia, di Chirurgia protesica e artroscopia ricostruttiva delle grandi articolazioni all’Istituto Clinico Villa Aprica, le diverse patologie che possono richiedere l’intervento di protesi di spalla, la successiva diagnosi e modalità di intervento.
Per quali patologie è indicata la protesi di spalla
“La limitazione funzionale della spalla è una condizione piuttosto invalidante per un paziente – spiega il Dott. Camos -. Molte persone, infatti, presentano difficoltà nelle attività quotidiane più semplici come, per esempio, mettere il portafoglio in tasca, curare la propria igiene personale oppure praticare attività fisica.
Le patologie che possono determinare la necessità dell’intervento di protesi alla spalla sono diverse.
La più frequente è l’artrosi gleno-omerale eccentrica, causata da lesione massiva irreparabile della cuffia dei rotatori: l’usura delle cartilagini articolari e l’alterazione della normale biomeccanica della spalla, infatti, comporta inevitabilmente dolore alla spalla, con conseguente limitazione funzionale progressiva.
Altre patologie che possono portare a una protesizzazione della spalla:
- l’artrosi gleno-omerale concentrica;
- l’artrite reumatoide;
- fratture o postumi di fratture a carico dell’epifisi prossimale dell’omero (testa omerale);
- la necrosi asettica della testa omerale.
I sintomi dell’artrosi gleno-omerale
I sintomi più comuni dell’artrosi gleno-omerale sono:
- dolore;
- rigidità e limitazione funzionale articolare;
- gonfiore (versamento articolare);
- ipotrofia dei muscoli della spalla.
I pazienti candidati a una artroprotesi di spalla presentano un quadro clinico caratterizzato da intenso dolore e un’importante limitazione funzionale articolare su tutti i piani. Generalmente, l’indicazione chirurgica è rivolta a pazienti con più di 65 anni.
Come si diagnostica l’artrosi gleno-omerale
“Il processo di diagnosi dell’artrosi gleno-omerale avviene attraverso diversi step - prosegue lo specialista -.
Per prima cosa, è necessaria una raccolta approfondita della sintomatologia presentata dal paziente (anamnesi) seguita da diversi test clinici che devono essere eseguiti durante la visita con lo specialista ortopedico. Infine, dovranno essere effettuati degli esami strumentali che permettono di confermare l’ipotesi diagnostica”.
Tra gli esami di maggiore utilità per un migliore inquadramento diagnostico ci sono:
- la radiografia della spalla in due proiezioni;
- la Tomografia assiale computerizzata (TC);
- la Risonanza magnetica nucleare (RMN).
In cosa consiste l’intervento di protesi di spalla
“Per quanto riguarda l’intervento di protesi, viene utilizzato un accesso chirurgico deltoideo pettorale che lascerà una cicatrice di circa 10-12 cm. Dopo essere giunti all’articolazione, si procederà all’asportazione della testa dell’omero e successivamente si prepareranno la cavità glenoidea e il canale omerale per accogliere le componenti protesiche - continua -. L’intervento chirurgico termina con l’inserimento delle componenti protesiche, le prove di funzionalità articolare e la sutura per strati. Nello specifico, riguardo alla tipologia di intervento chirurgico e protesico si procede con:
- l’artroprotesi anatomica per l’artrosi gleno-omerale concentrica;
- l’artroprotesi inversa per l’artrosi gleno-omerale eccentrica.
La durata media della procedura chirurgica è di circa 75 minuti.
In tutti i casi, verrà eseguita una anestesia selettiva utile per l’analgesia post-operatoria e verrà effettuata una anestesia generale.
Esistono terapie alternative conservative, tuttavia, quelle medico-fisiche vanno ad agire sugli effetti della patologia (dolore, contrattura muscolare) e non sulla causa (alterazione anatomica) portando a risultati parziali e assolutamente transitori”.
Il decorso post-operatorio della protesi di spalla
Dalla prima giornata post-operatoria, il paziente inizia una cauta mobilizzazione della spalla. Dopo 3-4 giorni viene dimesso, mentre i punti di sutura verranno rimossi dopo circa 15 giorni. Non viene prescritto l’utilizzo del tutore ma viene iniziato un programma riabilitativo immediato.
“Dopo circa 30 giorni – conclude Camos – si eseguirà un controllo radiografico con visita ortopedica: questi accertamenti saranno ripetuti dopo 6 e 12 mesi e quindi una volta ogni anno. Dopo circa 6 mesi, il risultato clinico stabilizzato è caratterizzato da assenza di dolore e netto miglioramento della mobilità della spalla”.