Come funziona l’ablazione di aritmie cardiache con elettroporazione

PUBBLICATO IL 11 GIUGNO 2024

L’elettroporazione cardiaca è un metodo di ablazione cardiaca per il trattamento per le aritmie cardiache, in pazienti non responsivi a terapie farmacologiche o a rischio di complicanze. Il suo obiettivo è quello di eliminare piccole porzioni cardiache responsabili dell’impulso improprio del muscolo.

Si tratta di una tecnica innovativa e mininvasiva di recente introduzione e già in uso presso l’IRCCS Ospedale Galeazzi - Sant’Ambrogio. 

A parlarcene e a spiegarne l’utilizzo clinico il dott. Massimo Mantica, responsabile del Centro aritmie ed elettrofisiologia cardiaca dell'IRCCS Ospedale Galeazzi - Sant’Ambrogio e cardiologo elettrofisiologo di Palazzo della Salute a Milano.

 

Quando si ricorre all’elettroporazione cardiaca

L’elettroporazione cardiaca si annovera tra le procedure di ablazione a oggi disponibili. È la metodologia più moderna e mininvasiva introdotta per la cura di patologie quali:

  • la fibrillazione atriale, patologia cardiaca caratterizzata da un ritmo atriale irregolare e rapido;
  • il flutter atriale, un'aritmia a carico degli atri del cuore.

“Si ricorre all’elettroporazione cardiaca per il trattamento delle aritmie atriali, ovvero quei disturbi legati al ritmo e alla frequenza del cuore che originano negli atri cardiaci - specifica il dottor Mantica -. È possibile in futuro ipotizzare di estendere il campo d’azione di questa tecnica anche ad altri tipi di tachicardie, di origine ventricolare”.

È una procedura di scarsa invasività, che agisce selettivamente sul tessuto cardiaco, con il vantaggio di salvaguardare le strutture endotoraciche a esso vicine.

 

Come si svolge l’elettroporazione cardiaca

L’elettroporazione cardiaca consiste nell’applicazione di un impulso elettrico molto intenso e di breve durata nelle zone del cuore responsabili delle anomalie ritmiche. L’energia elettrica viene erogata attraverso un catetere multipolare irrigato e collocato all’interno dell’atrio cardiaco di sinistra. Utilizzando impulsi ad alto voltaggio per pochi secondi, si induce nelle cellule cardiache la formazione di fori nella membrana cellulare determinando la necrosi istantanea delle cellule patologiche e fonte dell'aritmia.       

L’elettroporazione, attraverso l'impiego di questi impulsi che agiscono unicamente su punti mirati, rispetto alle metodologie tradizionali si pone come un’energia: 

  • più selettiva per il tessuto miocardico stesso; 
  • meno lesiva nei confronti delle strutture circostanti il cuore, come nervi, esofago e vasi sanguigni;
  • con un minor rischio di complicanze, grazie alla selettività tessutale. 

Inoltre, questa procedura ha tempi di esecuzione dell’intervento ridotti del 30% rispetto ai metodi tradizionali. 

 

Le differenze rispetto alla termoablazione e alla crioablazione

L’elettroporazione cardiaca porta dunque a numerosi vantaggi per il paziente che viene candidato rispetto ai metodi di termoablazione e crioablazione. 

“Queste energie termiche tradizionali agiscono nel cuore causando una lesione controllata su base termica, scaldando o raffreddando il tessuto cardiaco. Sono energie ampiamente conosciute, molto efficaci, ma che coinvolgono nel processo ablativo anche le strutture che circondano il cuore; in alcuni casi, è dunque possibile avere degli effetti collaterali e indesiderati che costituiscono poi le vere complicanze di questa procedura - specifica il dottore -. 

La nuova metodologia di elettroporazione si sviluppa, invece, con lo scopo di rendere la procedura ablativa il meno invasiva possibile, cercando di ridurre i rischi legati alle metodologie tradizionali”.

 

Il decorso post-operatorio

Il decorso post-operatorio dell’elettroporazione cardiaca è sovrapponibile alle procedure precedentemente utilizzate (in assenza di complicanze). “Nel nostro ospedale abitualmente il paziente viene dimesso a domicilio in seconda giornata post-operatoria, senza limitazioni di rilievo se non l’evitare attività fisica intensa per 15-20 giorni”, spiega lo specialista.

 

Per chi è indicata l’elettroporazione cardiaca

“Alla procedura di elettroporazione cardiaca possono accedere solo i pazienti con diagnosi di fibrillazione atriale e flutter atriale. Al momento vengono sottoposti i pazienti che presentano fibrillazioni meno complesse e in assenza di cardiopatia strutturale - continua lo specialista –. Questa indicazione è presente perché la tecnica dell’elettroporazione può essere utilizzata attualmente solo in determinate e specifiche porzioni del cuore”.

Consecutivamente all’indicazione da parte dello specialista elettrofisiologo a una terapia ablativa cardiaca, avviene dunque una valutazione clinica per stabilire la metodica più adatta.

“La scelta clinica della tecnica ablativa è a carico unicamente dello specialista in elettrofisiologia che, solo dopo un’attenta visita e analisi delle caratteristiche cliniche, può stabilire la tecnica più idonea. Per la candidatura all’utilizzo dell’elettroporazione cardiaca viene, dunque, valutato il profilo clinico del singolo paziente, unitamente a esami strumentali richiesti in sede di visita”, conclude lo specialista.

Cura e Prevenzione