Cos'è la cachessia senile e terapie efficaci
PUBBLICATO IL 25 GENNAIO 2024
La cachessia senile è una condizione molto comune negli anziani che può provocare un significativo calo di peso e non solo: riguarda circa il 10% delle persone di età superiore ai 75 anni. Probabilmente dovuta a una combinazione di diversi fattori, può portare inoltre a un peggioramento significativo della salute e della qualità di vita. Eppure si tratta di una condizione spesso sottovalutata o non riconosciuta tempestivamente.
Conosciamola meglio allora con l’aiuto della dottoressa Marianna Caloni e della dottoressa Sara Zazzetta, specialiste in geriatria dell’Unità di riabilitazione neurologica e del Centro VAMP (Valutazione e Assistenza Multispecialistica Parkinson) del Policlinico San Marco.
Cos’è la cachessia
“Dal greco kakòs (cattivo), ed exis (condizione), col termine cachessia si intende la patologica perdita di massa corporea, cui si associano:
- atrofia muscolare;
- debolezza;
- significativa perdita di appetito.
È una condizione clinica associata a elevata morbilità e mortalità, ed in alcuni casi può divenire essa stessa la causa del decesso”, spiegano le specialiste.
Le cause: una combinazione di diversi fattori
La cachessia è probabilmente dovuta a una combinazione di diversi fattori, tra cui:
- il declino della funzione muscolare e del sistema immunitario tipico dell’età avanzata (da cui la cosiddetta ‘cachessia senile’);
- l’utilizzo prolungato di alcuni farmaci ad alte dosi come il cortisone;
- alcune malattie croniche debilitanti come diabete, problematiche cardiache e respiratorie, tumori in fase terminale, AIDS, malassorbimento.
“Nonostante la cachessia sia una condizione nota e descritta da tempo, resta ancora oggi un problema clinico largamente irrisolto. Il meccanismo con cui queste malattie conducono alla cachessia è infatti ancora poco conosciuto; vi è probabilmente un aumento dello stato infiammatorio (tipico delle malattie croniche), alterazioni metaboliche complesse e riduzione dell’appetito, con conseguente riduzione nella assunzione di nutrienti” sottolineano la dottoressa Caloni e la dottoressa Zazzetta.
I sintomi
La caratteristica comune alle diverse forme di cachessia è la perdita involontaria di peso, fino a 3 kg alla settimana, che pare inarrestabile.
“Questo conduce inevitabilmente alla riduzione di massa magra con o senza riduzione di massa grassa.
Gli anziani affetti da cachessia, poi, oltre a mostrare un significativo calo di peso, possono avere difficoltà a svolgere le attività quotidiane, come camminare, vestirsi e fare il bagno a causa della profonda astenia che li colpisce. Inoltre, spesso lamentano:
- nausea;
- rifiuto del cibo;
- depressione;
- peggioramento delle performance cognitive;
- disturbi del sonno”.
Come prevenire la cachessia e come si diagnostica
La cachessia senile è una condizione spesso sottovalutata, sia da parte degli anziani che dai loro caregiver. Ciò è probabilmente dovuto al fatto che i sintomi possono essere lievi all’inizio e possono essere attribuiti all’età avanzata.
“Tuttavia, la cachessia senile è una condizione prevenibile. Possono infatti aiutare a ridurne il rischio:
- un’alimentazione sana e bilanciata;
- un’abbondante idratazione;
- una regolare attività fisica;
- un adeguato controllo delle malattie croniche sottostanti.
È quindi importante riconoscerla per poter ottenere un trattamento precoce. La diagnosi nella maggior parte dei casi si fa in base a:
- anamnesi (raccolta dei dati e dei sintomi del paziente);
- esame obiettivo (la visita vera e propria);
- semplici esami di laboratorio, come l’emocromo o il dosaggio delle proteine plasmatiche”.
Terapie personalizzate e approccio multidisciplinare per curarla
Il trattamento della cachessia dipende dalle cause, dalla prognosi generale e da altri fattori legati al paziente e ha come obiettivo principale quello di cercare di migliorare la qualità della vita di chi ne soffre.
“La gestione di tale problematica è quindi complessa e richiede un approccio multidisciplinare, ovvero il coinvolgimento di diverse figure professionali (medico, nutrizionista, terapista della riabilitazione).
L’approccio terapeutico mira a:
- aumentare l’appetito e l’apporto calorico;
- ridurre lo stato infiammatorio.
I principali interventi - concludono la dottoressa Caloni e la dottoressa Zazzetta - comprendono:
- l’assunzione di pasti piccoli e frequenti;
- il supporto emotivo di familiari e amici;
- l’utilizzo di farmaci che stimolino l’appetito (che deve essere valutato dal medico in base alla valutazione del rapporto rischio/beneficio) e di integratori che aiutino a colmare le carenze nutrizionali;
- non ultima, una moderata attività fisica”.