Ernia di Spigelio, come riconoscerla e curarla
PUBBLICATO IL 01 FEBBRAIO 2024
L’ernia di Spigelio è una delle cosiddette ernie rare della parete addominale. Questo tipo di ernia si annovera tra il 10% di tutte le ernie diagnosticate e rappresenta, dunque, una rarità. In centri altamente specializzati l’ernia di Spigelio, tuttavia, è di più frequente diagnosi data la numerosità di casi affrontati, il che permette un approccio mirato.
A parlarne il professor Giampiero Campanelli, Direttore dell’Unità Operativa di Chirurgia Generale sezione Day & Week Surgery dell’IRCCS Ospedale Galeazzi - Sant'Ambrogio e Direttore dell'Hernia Center Milano.
Cos’è l’ernia di Spigelio
L’ernia di Spigelio è la fuoriuscita dei visceri attraverso i muscoli della parete addominale che normalmente li contiene.
È causata tipicamente da una debolezza della giunzione muscolare fra i muscoli retti e i muscoli larghi dell’addome.
L’ernia di Spigelio si caratterizza per:
- posizione laterale;
- localizzazione tipica tra il fianco e l’inguine;
- sensazione di puntura e peso nell’area di localizzazione.
La diagnosi dell’ernia di Spigelio
L’ernia di Spigelio è identificata attraverso una vista specialistica a cui segue una richiesta di indagine diagnostica a conferma dell’esame obiettivo.
“L’esame diagnostico principale capace di evidenziare in maniera mirata e poco invasiva la presenza di ernia di Spigelio è la tac addominale; da preferirsi quella dinamica poiché permette, attraverso le manovre di Valsalva, di individuare esattamente la tipologia di ernia”, afferma il Professore.
La diagnosi di ernia di Spiegelio, se confermata dalla tac, porta poi alla successiva valutazione da parte dello specialista ad una indicazione chirurgica.
Approccio chirurgico: l’intervento
L’indicazione per la risoluzione di un’ernia di Spigelio è chirurgica.
“L’intervento chirurgico è la scelta più appropriata poiché l’ernia di Spigelio è un’ernia che può evolvere verso lo strozzamento, una delle più gravi complicanze” spiega il Professor Campanelli.
È un atto chirurgico che prevede il reintegro in sede dell’intestino, riducendo lo spazio occupato dall’ernia tra i muscoli larghi e retti, attraverso l’ausilio di una protesi a rete.
Esistono vari approcci per questa procedura, i principali sono:
- approccio tradizionale, con l’incisione sul fianco, pararettale, all’altezza del passaggio tra i muscoli retti e larghi;
- intervento laparoscopico robotico, di minor impatto invasivo e che prevede l’uso di strumentazione robotica guidata da chirurghi iperspecializzati nella chirurgia della parete addominale.
“Sono entrambe tecniche valide, occorre però valutare l’intervento in base al paziente, costruendolo su misura in base alle esigenze del singolo individuo”, conclude il professor Campanelli.