I disturbi della personalità: cosa sono e come si curano
PUBBLICATO IL 30 DICEMBRE 2024
I disturbi della personalità sono caratterizzati da tratti di personalità rigidi e disadattivi che possono causare un disfunzionamento in vari ambiti della vita o un disagio significativo.
Tipicamente, questi disturbi si rendono manifesti (sintomatici) a partire dalla tarda adolescenza e/o dalla prima età adulta; interessano uomini o donne e, pur con varia intensità, si manifestano nel corso di tutta la vita.
La consapevolezza di avere un disturbo della personalità è però limitata tra le persone che ne soffrono.
Approfondiamo insieme al dott. Massimiliano Dieci, responsabile del percorso solvente ZucchiMentalCare presso gli Istituti Clinici Zucchi di Carate Brianza, che spiega quali sono i più frequenti disturbi della personalità e quali sono a oggi le terapie più utili a curare o supportare il paziente.
Cosa significa personalità disfunzionale
Il disturbo della personalità è un insieme di tratti psicologici che determinano in più aspetti della vita relazionale, affettiva e lavorativa un disfunzionamento della persona e infine una sofferenza soggettiva.
Disfunzionale non è un'etichetta sulla persona: il termine si riferisce alla modalità di funzionamento nel comunicare, relazionarsi e/o approcciare la vita in alcuni ambiti (famiglia, partner, colleghi di lavoro o incontri occasionali). Ovvero, la reazione del paziente agli stimoli non è convenzionale e, come spiegano psichiatri e psicoterapeuti, può risultare bizzarra, irritante, faticosa, sfidante e poco soddisfacente o poco efficiente fino a essere percepita come problematica, sia dal paziente stesso sia dalle persone con le quali egli interagisce.
Tipi di disturbi della personalità
Il DSM-5 (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, 5th edition, Text Revision), il manuale che raggruppa tutti i disturbi e le patologie psicologiche e psichiatriche, classifica i disturbi della personalità in 3 macrogruppi (cluster) e 10 disturbi.
Vediamo quali sono nel dettaglio.
Cluster A
Questa macroarea è caratterizzata da comportamenti e pensieri ‘strani’ o ‘paranoici’ e dalla tendenza all'isolamento e alla diffidenza. I disturbi della personalità di questo cluster e le relative caratteristiche più frequenti sono:
1. disturbo paranoide: caratterizzato da sospettosità e diffidenza verso le persone;
2. disturbo schizoide: caratterizzato da disinteresse per gli aspetti sociali e relazionali;
3. disturbo schizotipico: caratterizzato da eccentricità, credenze bizzarre e comportamenti divergenti dalla norma.
Cluster B
In questa macroarea rientrano i pazienti con comportamenti emotivi intensi o ‘drammatici’, ma anche con scarsa empatia e poco altruismo e incentrati eccessivamente su di sé:
4. disturbo antisociale: caratterizzato dal non rispetto per gli altri, le regole e la società in generale, una tendenza a utilizzare l’inganno e la manipolazione al fine di trarne un beneficio;
5. disturbo borderline: caratterizzato da emozioni, umore e relazioni instabili, improvvisi sensi di vuoto, momenti di rabbia difficili da controllare;
6. disturbo istrionico: caratterizzato dal bisogno di essere sempre al centro dell'attenzione, spesso ricercata attraverso un’intensa emotività, ricorso a gesti teatrali e seducenti;
7. disturbo narcisistico: caratterizzato da egocentrismo, scarsa empatia, autostima eccessiva ma fragile, relazioni sociali superficiali e senza coinvolgimento, intolleranza alle critiche.
Cluster C
In questa macroarea rientrano i pazienti con aspetti di fondo di ansia e paura:
8. disturbo evitante: caratterizzato da evitamento di situazioni sociali o relazionali che comportino il rischio di un rifiuto o fallimento o il fantasma dell’umiliazione;
9. disturbo dipendente: caratterizzato da insicurezza, necessità di essere indispensabili e di essere approvati, tendenza a delegare le responsabilità;
10. disturbo ossessivo-compulsivo: caratterizzato da perfezionismo, ordine, precisione, bisogno di controllo, rigidità (morale, culturale ecc.).
“Il paziente con disturbo di personalità tendenzialmente non è consapevole del proprio disturbo e solitamente attribuisce agli altri la causa del proprio disagio e del proprio disfunzionamento nelle relazioni interpersonali o nel lavoro e, di conseguenza, non chiede aiuto a medici o psicologi.
Di solito giunge a chiedere aiuto per le conseguenze più clamorose che le proprie rigidità caratteriali comportano: il narcisista, per esempio, prima o poi non troverà riscontro alle proprie aspettative di riconoscimento e successo e si troverà a vivere sentimenti depressivi o, peggio, di rabbia; oppure, il paziente con disturbo della personalità dipendente se perde la persona di riferimento, tenderà a vivere sentimenti di ansia e così via.
Spesso i pazienti con disturbi di personalità hanno caratteristiche miste di più disturbi”, approfondisce il dott. Dieci.
Le cause dei disturbi della personalità
Non esiste una causa univoca per i disturbi della personalità. Ciononostante, i dati emergenti indicano che l’origine di un disturbo della personalità “stia in un incrocio complesso di cause: biologiche, esperienziali, culturali e traumatiche”, spiega il dott. Dieci.
Una componente significativa è quella genetica (ereditaria): “grosso modo una metà della variabilità (50%) della personalità normale e anche della personalità patologica è determinata geneticamente: questo implica che ognuno di noi eredita geni che possono indirizzare o favorire tratti di personalità anche patologici”, spiega il dott. Dieci.
Il restante 50% della causalità è imputabile a cause ambientali:
- come i traumi: “che oggi sappiamo possono favorire l’instabilità emotiva, la scarsa definizione dell’immagine di sé, il discontrollo degli impulsi”;
- o come il contesto culturale: “per esempio, una particolare educazione familiare disfunzionale può avere come effetto quella di alimentare un tratto della personalità disfunzionale già presente nel bambino che, quindi, potrebbe sviluppare un vero e proprio disturbo della personalità”.
“Un tema di grande interesse, anche della ricerca scientifica in ambito psichiatrico e psicologico, è capire come gli eventi della vita interagiscano con gli aspetti biologici e come, dunque, accada che alcuni eventi, per esempio traumatici, abbiano in momenti particolari dello sviluppo conseguenze devastanti per alcune persone, ma non ne abbiano per altri”, continua l’esperto.
Come si riconosce un disturbo della personalità?
Come nasce nella persona il dubbio di avere una personalità ‘differente’? "Dal feedback negativo (riscontro negativo) nella comunicazione e nella relazione interpersonale che il paziente ha con le persone".
In questa situazione egli stesso potrebbe iniziare ad avvertire una modalità di funzionamento psichico che differisce dalla norma e che risulta disfunzionale: il paziente avverte di essere diverso in alcuni aspetti rispetto alle altre persone del suo contesto di riferimento; le sue relazioni sono spesso ‘inspiegabilmente complicate o assurde’ fino anche a divenire drammatiche, burrascose, violente.
Ma anche da sintomi collegati ai disturbi psicologici e psichici, ma riscontrabili anche in altre patologie, tra i quali:
- ansia;
- depressione;
- insonnia;
- difficoltà nella concentrazione e memoria;
- dolori muscolari;
- mal di testa ricorrente;
- digrignamento dei denti.
Il percorso di auto riconoscimento del paziente
Il percorso di auto riconoscimento del disturbo di personalità del paziente è un percorso a tappe, che può essere così articolato.
Il paziente più attento, tipicamente quello con pregresse esperienze di psicoterapia o interesse per la psicologia, a seguito della osservazione di una certa frequenza e/o ciclicità nell’avvertire un certo disagio o disappunto a stimoli simili, potrebbe ipotizzare di avere sviluppato un qualche tipo di problema in ambito psicologico.
Alla luce di questo, egli può cercare aiuto e decidere così di rivolgersi a uno specialista che lo aiuti a risolvere il disagio patito nella vita quotidiana. La prima richiesta di aiuto viene tipicamente fatta al proprio medico di base che indirizzerà il paziente alla prima visita psichiatrica e ai percorsi di cura suggeriti, tra questi quelli in SSN e quelli presso le case di cura private.
“Una persona con un disturbo di personalità in alcune circostanze della vita può mantenere un discreto funzionamento ed essere sostanzialmente asintomatico. Ma non per tutti i pazienti è così.
Per esempio, una persona con un disturbo istrionico di personalità, che trovi un riscontro positivo del proprio aspetto fisico e che frequenti contesti e persone ad alta emotività espressa, potrebbe mantenere un sostanziale soggettivo benessere (avere un disturbo della personalità in fase asintomatica); tuttavia, una volta che la bellezza fisica sfiorisce e incominciano a mancare gli apprezzamenti, l’attenzione, la facile capacità di sedurre, quella persona inizia a manifestare disagio.
In altre parole, i sintomi di questi disturbi emergono (diventano sintomatici, cioè si manifestano) più o meno intensamente anche in relazione al contesto”, continua il dott. Dieci.
Diagnosi
“Lo specialista, eventualmente anche con l’aiuto di interviste e test psicologici, potrà definire il quadro del paziente e offrire la diagnosi e un percorso di cura - chiarisce il dott. Dieci -.
La diagnosi di disturbo di personalità non è sempre di immediata e di facile formulazione; essa spesso viene posta solo dopo che il professionista abbia potuto scandagliare aspetti complessi del funzionamento di un paziente e per questo occorre tempo e un buon lavoro di squadra tra équipe e paziente”.
La presa di coscienza del paziente adulto con disturbo della personalità è lenta e avviene anche dopo mesi o anni di psicoterapia.
I sintomi principali della patologia, quindi, vengono decifrati dallo psichiatra e/o dallo psicoterapeuta solo in un secondo momento: essi emergono durante la psicoterapia, singola o di gruppo.
Le terapie più efficaci per la cura dei disturbi della personalità
“Il paziente con un disturbo di personalità deve più che mai essere parte attiva nella cura e risoluzione del proprio problema psicologico-relazionale, non si può iniziare una terapia se il paziente non è intenzionato a guarire e occuparsi della sua salute”, ribadisce il medico.
Le principali tecniche di psicoterapia utili alla cura dei disturbi della personalità sono:
- psicoterapia cognitivo-comportamentale: “Questa viene prescritta nella stragrande maggioranza dei casi poiché, non solo ha una efficacia dimostrabile, ma anche perché essa rappresenta la terapia più efficiente da un punto di vista di costi/efficacia”;
- psicoterapia di tipo psicanalitico: “Questo approccio è molto efficace, ma viene percorso più raramente perché più costoso e impegnativo. Una psicoterapia di tipo psicoanalitico prevede, infatti, più sedute a settimana per un medio o anche lungo periodo di tempo”.
Il paziente attraverso la psicoterapia, ovvero l’osservazione attiva e la rilettura critica della sua esperienza personale, giunge alle risposte che cercava e aumenta il suo grado di conoscenza del suo modo di ‘funzionare’.
“Solo in alcuni casi possono essere utili terapie farmacologiche che, a differenza di altri disturbi, hanno una efficacia solo parziale e sono da considerare complementari agli interventi psicologici”, sottolinea il medico.
I servizi offerti dagli Zucchi di Carate Brianza per la salute mentale
L’Unità di Riabilitazione Psichiatrica degli Istituti Clinici Zucchi di Carate Brianza, diretta dal dott. Massimiliano Dieci, oltre al reparto convenzionato con il Servizio Sanitario Nazionale, ha recentemente attivato un percorso di cura in solvenza denominato ZucchiMentalCare.
“Si tratta di una ulteriore offerta di servizi e ricoveri per venire incontro alla crescente domanda di cure e supporto per la salute mentale. In questa struttura – spiega il primario - vengono seguiti anche pazienti con disturbi di personalità”.
Dopo una valutazione iniziale (prima visita psichiatrica), viene proposto al paziente un percorso di cura che può comprendere un ricovero, oltre a interventi medici e psicologici ambulatoriali.
“I pazienti con disturbi di personalità gravi necessitano di interventi personalizzati e su più livelli: farmacologico, psicoterapeutico e riabilitativo – afferma il dott. Dieci -. Un’équipe multidisciplinare di professionisti è in grado di venire incontro alle specifiche necessità del paziente”.
Oltre all’approccio di psicoterapia individuale, presso lo ZucchiMentalCare è anche disponibile un percorso di psicoterapia di gruppo noto come metodo Get, ovvero Gruppi esperienziali terapeutici, effettuato in collaborazione con l’associazione omonima fondata dal dott. Visintini a Milano e specializzata in disturbi di personalità e, in particolare, utile nel trattamento del disturbo da organizzazione borderline di personalità.
Come spiega l’esperto: "Il metodo Get è un approccio sincretico, ovvero un approccio misto che fonde in sé tecniche cognitivo-comportamentale e psicoanalitiche e che prevede un lavoro sia di gruppo sia individuale. Questo approccio terapeutico sta mostrando buonissimi risultati”, conclude il dott. Dieci.