Cosa sono le blastocisti e come funziona il trasferimento

PUBBLICATO IL 08 APRILE 2024

Con il termine blastocisti si intende la fase dell’embrione che precede l'attecchimento e l’impianto nell'utero. Si tratta di un momento cruciale in cui si differenziano le cellule che daranno origine ai tessuti e agli organi del corpo umano, che può influire molto sulle possibilità di impianto e quindi di dare origine a una gravidanza. Conosciamolo meglio allora con l’aiuto della dottoressa Nicoletta Maxia, biologo specializzato in genetica medica, responsabile del Centro di Procreazione Medicalmente Assistita del Policlinico San Marco.

 

Che cosa è la blastocisti

La  blastocisti è uno stadio dell’embrione che inizia in genere nella quinta giornata (a volte in sesta, settima o ottava giornata) dal momento della fertilizzazione o concepimento, ovvero da quando un gamete maschile (spermatozoo) e un gamete femminile (ovulo) si uniscono per formare una singola cellula chiamata zigote. 

“La blastocisti è lo stadio più avanzato della fecondazione e quello in cui l’embrione si impianta. Si tratta infatti di una struttura cellulare complessa costituita da tante cellule organizzate (più di 200) derivante da un processo di sviluppo che avviene attraverso una serie di divisioni cellulari (detta differenziazione cellulare) - spiega la dottoressa Maxia -. 

La blastocisti ha caratteristiche strutturali del tutto diverse dall’embrione dei giorni precedenti. È composta infatti da cellule specializzate, organizzate in 3 aree

  • il trofoectoderma esterno, una massa cellulare che darà origine ai tessuti extra embrionali, placenta e membrane amniotiche;
  • il blastocele, ovvero la cavità interna;
  • l’Inner Cell Mass, massa cellulare interna, cioè un insieme di cellule all’interno del blastocele che daranno origine al feto. 

Esternamente alla blastocisti esiste una membrana che si assottiglia sempre più, chiamata zona pellucida, che quando va incontro a lisi (dissoluzione) permette al trofoblasto, cioè lo strato cellulare periferico dell'ovulo, di prendere contatto con la parete uterina interna (endometrio) per impiantarsi, emettendo le beta-hcg plasmatiche, ormoni che, attraverso l’analisi sulla mamma, permettono di identificare l’avvenuta gravidanza.
 

Embrione e blastocisti: le tappe dello sviluppo

L’embrione è l’organismo cellulare che comincia a formarsi dopo la fecondazione dell’ovocita da parte dello spermatozoo. 

“Da questa fertilizzazione deriva una cellula, chiamata zigote, stadio a 2 pronuclei che contiene il patrimonio genetico della coppia. Nell’arco di 5 giorni lo zigote si modifica con una serie di divisioni cellulari, attraversando diverse fasi di sviluppo necessarie per l’impianto in utero:

  • embrione con 2-4 cellule (secondo giorno dalla fecondazione) e con 6-8 cellule (terzo giorno dalla fecondazione);
  • morula, fase embrionale con 16-32 cellule (quarto giorno dalla fecondazione), che deve il nome alla somiglianza con una mora, durante la quale le cellule iniziano a compattarsi;
  • blastocisti, stadio più avanzato dello sviluppo embrionale, al quinto-sesto giorno di fecondazione. Il nome deriva dalla forma cosiddetta a ‘blastula’, ossia ellittica o circolare”.

 

Il trasferimento di blastocisti

In una gravidanza naturale, l’embrione diventato blastocisti, in genere 5/6 giorni dopo la fecondazione, è pronto per attaccarsi all’endometrio con il cosiddetto processo di impianto. Nei giorni successivi, la blastocisti si sviluppa e si adatta alle condizioni dell'endometrio così da assicurarsi la corretta nutrizione e sviluppo. 

Nell’ambito invece di un percorso di procreazione medicalmente assistita, l’impianto della blastocisti viene effettuato attraverso una procedura medica, con la quale l’embrione viene trasferito all’interno dell’utero della donna attraverso l’inserimento di un catetere (embryo transfer). 

“Il trasferimento dell’embrione può essere effettuato nella fase di morula, ma trasferire una blastocisti, possibilmente al sesto giorno, offre sicuramente molti vantaggi e aumenta le probabilità di successo. L’embrione che arriva a questo stadio, infatti, ha superato tutti i precedenti ed è particolarmente resistente, performante e competente. 

Inoltre è stato dimostrato che vi è una maggiore percentuale di gravidanza perché è lo stadio naturale d’impianto con migliore sincronizzazione tra la fase endometriale e lo stadio embrionale

Un altro vantaggio è che vi è una selezione naturale per cui le possibili aneuploidie o anomalie cromosomiche si verificano in minore percentuale. Infine, a questo stadio si aggiunge la possibilità di prelevare delle cellule per la diagnosi preimpianto (PGT-A) senza che questo tipo di stadio embrionale venga danneggiato anche se asportate in quanto considerate ‘totipotenti’”, conclude la dottoressa Maxia.

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