La rieducazione neurologica all’Istituto Clinico Città di Brescia

PUBBLICATO IL 19 AGOSTO 2024

Il cambiamento nella vita dei pazienti colpiti da gravi cerebrolesioni (ovvero quelle provocate da un danno cerebrale di origine traumatica, emorragica, ipossica, infettiva), così come quella dei propri familiari, è inevitabile: accettare questa nuova condizione non è mai semplice. La rieducazione neurologica proposta dall’Istituto Clinico Città di Brescia mira a valorizzare tutte le abilità residue del paziente e a prendere per mano le famiglie nel loro nuovo ruolo di caregiver. 

Il team guidato dal Dott. Andrea Malvicini, Responsabile dell’U.O. di Recupero e Rieducazione Funzionale dell’Istituto Clinico Città di Brescia, lavora in sinergia con i familiari non solo per ricomporre i frammenti di un puzzle esploso improvvisamente, ma anche per insegnare a vivere di nuovo dopo lo shock.

L’impatto della cerebrolesione sui pazienti e sulle famiglie

Gli esiti nei pazienti con gravi cerebrolesioni costituiscono un problema di particolare rilevanza sanitaria e sociale nel nostro Paese, come nella maggior parte delle nazioni industrializzate. La grave cerebrolesione influenza il regolare funzionamento di una o più aree del cervello e le opportunità che offre una vita in salute. 

A differenza di ciò che si potrebbe pensare nell’immediato, questa ‘riduzione’ non interessa solo le persone che hanno subito l’evento negativo, la malattia in prima persona, ma anche i loro familiari. 

“Questi pazienti - spiega il Dott. Malvicini - hanno gravissime disabilità

  • dalle difficoltà comunicative agli stati confusionali;
  • dal disorientamento all'agitazione; 
  • nei casi più gravi, lo stato vegetativo”. 

Le terapie disponibili 

Nella fase acuta del ricovero ospedaliero vi sono trattamenti rianimatori o neurochirurgici ormai con standard molto elevati. 

A questi devono seguire interventi medico-riabilitativi di tipo intensivo, anch'essi con standard elevati e da effettuare in regime di ricovero ospedaliero, che possono durare da alcune settimane ad alcuni mesi. “Questo - puntualizza lo specialista - può avvenire solo in reparti di medicina riabilitativa ad alta specializzazione come quello di cui sono responsabile all'Istituto Clinico Città di Brescia”.

Il percorso riabilitativo all’Istituto Clinico Città di Brescia

Dopo l’accettazione del paziente dal reparto per acuti, una volta stilato un bilancio delle problematiche a vari livelli, viene elaborato un progetto riabilitativo, coordinato dal medico di riferimento in accordo con le altre figure professionali che vengono chiamate in causa in base alle necessità del paziente durante il periodo di ricovero. 

Il trattamento riabilitativo di questi pazienti, oltre a occuparsi dell'assistenza post-rianimatoria o chirurgica, con un trattamento riabilitativo intensivo che deve avvenire in modo continuo a letto, deve prendersi cura anche delle loro famiglie, con un impegno estremamente complesso non solo sul piano clinico, ma anche su quello organizzativo e psicologico. Gli obiettivi da raggiungere, a breve, medio e lungo termine, vengono periodicamente rivalutati in occasione delle riunioni con l’intera équipe medica. 

"Il caregiver, sia esso un familiare o personale specializzato, viene individuato all’ingresso del paziente in reparto: da quel momento sarà costantemente tenuto informato sull’evoluzione del ricovero; inoltre, sarà formato dai nostri operatori sanitari su come dovrà comportarsi una volta che la persona affetta da problemi neurologici sarà dimessa e farà ritorno a casa".

I pazienti che accedono al percorso riabilitativo

“Il paziente - conclude il dott. Malvicini - giunge alla nostra attenzione con una complessità clinica notevole, che va presa in carico necessariamente nell’ottica del lavoro in team. L’équipe riabilitativa del reparto UGC (Unità Gravi Cerebrolesioni) si compone di diverse figure professionali, ognuna con la propria competenza, che lavorano in sinergia per assistere i pazienti colpiti da un evento acuto

  • di origine ischemica o emorragica cerebrale; 
  • post-anossica, conseguente a un arresto cardiaco o causato da grave shock settico con danno multiorgano; 
  • post-traumatica, secondaria a incidente della strada o sul lavoro e che ha portato all’improvviso arresto della normale quotidianità, non solo del paziente, ma anche del suo contesto familiare”.

 

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