Prostata: meno tabù, più prevenzione

PUBBLICATO IL 10 NOVEMBRE 2023

Dopo l’ottobre rosa dedicato alla prevenzione senologica, novembre si tinge di azzurro: è arrivato il momento anche per gli uomini di informarsi e fare prevenzione

Secondo i dati AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) del 2022, il tumore della prostata è attualmente la neoplasia più frequente tra gli uomini e rappresenta circa il 20% di tutti i tumori diagnosticati a partire dai 50 anni. Fare prevenzione diventa dunque sempre più importante. 

Ne parliamo con il Professor Francesco Greco, responsabile dell’Unità Operativa di Urologia del Policlinico San Pietro.


Problemi di prostata? Per molti sono ancora tabù

In generale, le patologie della prostata, anche senza arrivare al tumore, vanno a influire negativamente sulla quotidianità. 

“Pensiamo, ad esempio, ai problemi di minzione e incontinenza di cui la prostata ingrossata è causa oppure alla disfunzione erettile. Eppure molti uomini tendono ad affrontare il problema solo dopo che diventa ingestibile, a causa di un ingiustificato senso di pudore o vergogna” osserva il Professor Greco.

 

L’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce

Fare prevenzione, senza tabù, è il primo passo per poter affrontare il problema tempestivamente e con maggior efficacia, in particolare quando si tratta di tumore. 

“Grazie agli sviluppi che hanno avuto diagnostica, terapie e chirurgia in questi ultimi anni, oggi siamo in grado di garantire un’ottima sopravvivenza ai pazienti quando il tumore viene diagnosticato precocemente - sottolinea lo specialista -. 

Inoltre una diagnosi precoce di un tumore prostatico permette anche la programmazione di un intervento chirurgico conservativo, che consente il recupero della continenza urinaria e della funzionalità erettile. 

La presenza o assenza di una sintomatologia non è un criterio discriminatorio perché il carcinoma prostatico in fase precoce non dà sintomatologia clinica. Per questo la prevenzione gioca un ruolo ancora più cruciale”.

 

Esame del PSA per lo screening del tumore alla prostata

L’esame del PSA (Antigene Prostatico Specifico) è indicato per:

  • uomini sopra i 40 anni in caso di familiarità per tumore alla prostata;
  • uomini sopra i 50 anni come screening.

“Attraverso un prelievo di sangue si valuta il livello di questo antigene, che però, è importante sottolinearlo, non è un marcatore tumorale specifico. Questo significa che funziona come una ‘spia’ di attenzione. Elevati livelli di PSA o livelli crescenti nel tempo, oltre al tumore della prostata, possono indicare infatti anche: 

  • prostatite (infiammazione); 
  • ipertrofia”.

 

Cosa fare se il valore del PSA è alterato



“In presenza di un rialzo del PSA, il medico procederà a indagini più specifiche che possano permettere una diagnosi differenziale.  Gli esami più comuni sono: 

  • l’esplorazione rettale per verificare sulla superficie prostatica delle zone di consistenza aumentata o rilevate; 
  • l'ecografia prostatica transrettale per valutare la morfologia della prostata. 

Negli ultimi anni ha assunto un ruolo diagnostico rilevante anche la risonanza magnetica prostatica multiparametrica, un esame non invasivo che permette una mappatura dell’intero volume prostatico per l’identificazione di zone sospette. 

Tuttavia la diagnosi definitiva di adenocarcinoma prostatico richiede sempre l’esecuzione di una biopsia prostatica che viene generalmente eseguita in day hospital”.


Informazione e consapevolezza alla base della prevenzione

Potenziare l’informazione e aumentare la consapevolezza degli uomini nei confronti del tumore della prostata: è questo quindi il primo passo per sconfiggere la patologia. 

“Sebbene asintomatico nelle fasi iniziali, il tumore alla prostata è sempre un tumore che, se non diagnosticato e trattato, può determinare una progressione e delle metastasi a distanza. È sufficiente un controllo annuale urologico e del PSA per vivere più sereni” conclude il Professor Greco.

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