Insufficienza venosa: come riconoscerla e trattarla all’Istituto Clinico Villa Aprica

PUBBLICATO IL 15 NOVEMBRE 2023

L’insufficienza venosa degli arti inferiori è una patologia per definizione di tipo cronico che comporta una difficoltà di ritorno del sangue venoso al cuore. Nello specifico, si tratta di una lassità delle pareti dei vasi, per cui le vene perdono di tonicità e il sangue ristagna, anziché tornare al cuore come è predisposto dal sistema venoso; la pressione aumenta nei vasi e va a incrementare la patologia del vaso stesso e dei suoi collaterali. 

È oggi una patologia ‘sociale’ che interessa una considerevole percentuale di popolazione, soprattutto di sesso femminile, ed è riconducibile a cause sia genetiche sia legate a fattori predisponenti come la gravidanza, che spesso rappresenta il motivo scatenante della patologia.

Ce ne parla la dottoressa Sarah Sternjakob, responsabile dell’Unità di Flebologia e di Chirurgia Vascolare presso l’Unità di Chirurgia Generale dell’Istituto Clinico Villa Aprica, dove viene trattata questa patologia.

 

Come si manifesta e i sintomi associati

Quando si parla di insufficienza venosa, si parla principalmente di vene varicose (o varici) che, quando presenti, si manifestano spesso in maniera evidente, come dilatazioni ben chiare sulla superficie cutanea degli arti inferiori, associate di frequente a sintomi come:

  • pesantezza;
  • tensione a carico degli arti inferiori;
  • gonfiore.

In alcuni casi, le varici non sono così evidenti e questo accade perché il grado di insufficienza venosa è in fase iniziale, prima di evolvere. 

 

Le cause

“Come detto - spiega la dott.ssa Sternjakob - tra le cause si annoverano i fattori ambientali come i vari cicli ormonali, per questo le donne sono colpite maggiormente. Le vene sono soggette a picchi estrogenici e progestinici, quindi a ogni ciclo mestruale, durante le gravidanze, nel puerperio, allattamento e menopausa, diventano un bersaglio maggiore. 

Altri fattori che ne contribuiscono alla formazione sono: 

  • la sedentarietà
  • la posizione molto statica prolungata
  • fonti di calore dove si lavora e che incrementano la vasodilatazione
  • le terapie estro-progestiniche”.

Se non curate in tempo e al meglio, queste possono portare non solo a un aumento del numero delle varicosità, ma, nel peggiore dei casi, anche alle dolorosissime ulcere varicose. 

 

La diagnosi dell’insufficienza venosa

“Per diagnosticare correttamente un’insufficienza venosa, si parte dall’esame obiettivo con visita specialistica da parte del chirurgo vascolare che osserva, con attenzione, le vene varicose. Dopodiché la conferma la si ha attraverso un esame non invasivo come l’Ecocolordoppler - continua la specialista -. 

Si tratta di una semplice ecografia con uno studio mirato emodinamico che, grazie a immagini a colori del flusso sanguigno, mette in evidenza eventuali lesioni delle pareti dei vasi”.

 

Il trattamento dell’insufficienza venosa all’Istituto Clinico Villa Aprica

Il trattamento dell’insufficienza venosa può essere vascolare chirurgico, endovascolare e scleroterapico e la combinazione dei diversi approcci terapeutici.

“Dal punto di vista chirurgico, le tecniche che utilizziamo anche all’Istituto Clinico Villa Aprica, sono di tipo: 

  • invasivo come, ad esempio, safenectomia o varicectomia
  • mininvasivo come ablazione con radiofrequenza, laser o colle

In caso di radiofrequenza o laser, si utilizzano piccole sonde che, introdotte all’interno del vaso, emanano fonti di calore il cui compito è quello di far collabire la vena (cioè avvicinare e chiudere le pareti della vena) escludendola dal circolo, producendo più o meno lo stesso risultato dato dalla chirurgia convenzionale attraverso lo ‘stripping’, cioè la rimozione della vena. 

Per quanto riguarda la prevenzione, è molto importante tenere in considerazione l’utilizzo di calze elastiche, le quali rappresentano il primo step nel trattamento terapeutico della patologia, ma anche il trattamento successivo a quello descritto in precedenza. Ottimo anche camminare, bere oppure utilizzare flebotonici sempre in associazione con altre terapie, prescritte dallo specialista”, conclude Sternjakob.

Cura e Prevenzione