I tipi di fratture e perché è importante valutarle subito

PUBBLICATO IL 22 MAGGIO 2023

Le fratture sono, dopo le ferite, la lesione più frequente associata agli incidenti domestici (27,09% per le donne e 18,2% per uomini, in base ai dati ISTAT 2014), in particolare per le donne adulte e anziane. Tuttavia, anche lo sport le causa di frequente, come dimostra il 14% degli incidenti su pista da sci e il 23,3% di quelli in snowboard. 

Data la loro incidenza è importante, dunque, che in caso di frattura questa venga valutata quanto prima da uno specialista ortopedico, in grado di individuare anche la terapia più appropriata contro rischi e conseguenze indesiderate. Il prof. Riccardo Accetta, specialista in Ortopedia della Casa di Cura La Madonnina, nonché Responsabile dell’Unità Operativa di Traumatologia e Pronto Soccorso dell’IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio, ci spiega meglio quali sono le principali tipologie di fratture e quali possono essere i rischi di una terapia tardiva.

 

Cosa sono le fratture ossee

“Per frattura, dal latino ‘frangere’= rompere, si intende una crepa dell’osso o la sua rottura in 2 o più parti (monconi), separate fra loro da uno spazio chiamato ‘rima di frattura’”, spiega il professor Accetta.

 

Tipi di fratture ossee 

Le fratture ossee possono essere classificate in svariati modi, prendendo in considerazione parametri che evidenziano aspetti differenti dell’osso e della lesione.

Frattura composta o scomposta

Si tratta sicuramente di una delle più comuni differenziazioni:

  • frattura composta: quella in cui l’osso rotto rimane nella sua consueta sede e conserva la sua normale posizione;
  • frattura scomposta: in cui i monconi si dispongono in maniera ‘scomposta’, quindi diversa dalla loro ordinaria posizione.

Frattura chiusa o esposta

Un’altra suddivisione molto semplice è, poi, quella fra:

  • frattura chiusa: la pelle in superficie rimane intatta;
  • frattura esposta: l’osso spezzato lacera la pelle lasciando appunto ‘esposti’ i tessuti sottostanti e a volte l’osso stesso.

Frattura semplice o complessa/pluriframmentaria

Proseguendo con l’elenco, una frattura può essere classificata anche in base al danno che arreca o meno alle strutture circostanti per cui si parla di:

  • frattura semplice: se riguarda solo l’osso e non presenta frammentazione;
  • frattura complessa/pluriframmentaria: se l’osso è rotto in più parti e/o va a danneggiare anche vasi sanguigni, nervi presenti nell’area.

Frattura stabile o instabile

“Nessuna frattura è stabile in senso letterale – spiega il professore - proprio per il fatto che si tratta di una ‘rottura’ dell’osso. Ad ogni modo, mentre in alcune si può andare incontro ad una prognosi positiva semplicemente riposizionando correttamente i monconi d’osso e immobilizzandoli, in altre, a causa di forze contrastanti (come, ad esempio, quella esercitata dai muscoli) i monconi assumono posizioni scorrette che andrebbero a impedire una corretta guarigione dell’arto, se non si intervenisse con stabilizzazioni chirurgiche tramite mezzi di sintesi quali viti, placche etc.”.
Si parla, quindi, di:

  • frattura stabile, per indicare quella in cui i frammenti d’osso tendono a non spostarsi dopo essere stati ricollocati nella loro posizione naturale (riduzione) e immobilizzati;
  • frattura instabile, per definire quella in cui i monconi assumono delle posizioni errate.

 

Quali sono i sintomi di una frattura 

Le manifestazioni cliniche che caratterizzano una frattura ossea possono essere indicativamente, ma non unicamente:

  • dolore, più o meno intenso in relazione all’estensione della frattura, che aumenta al tocco e muovendo l’arto interessato;
  • impossibilità a muovere l’arto o compiere determinati movimenti;
  • gonfiore nell’area;
  • ematoma;
  • deformità dell’arto.

Frattura ossea e febbre?

“Una cosa che mi viene chiesta molto spesso è se è normale, dopo una frattura, riscontrare della febbre. Se l’aumento della temperatura corporea potrebbe essere in alcune circostanze anche una conseguenza dello shock traumatico a cui il corpo è stato sottoposto, questo non va mai sottovalutato, soprattutto se la febbre è alta, in quanto potrebbe, invece, indicare un processo infettivo da intercettare quanto prima”, spiega il dottore. 

 

Cosa fare in caso di fratture

Di fronte al sospetto di una frattura è sempre bene far valutare quanto prima l’arto o gli arti interessati da uno specialista ortopedico, soprattutto se il dolore e gonfiore alla zona non migliorano nelle ore successive all’incidente.

Durante l’esame obiettivo, infatti, il medico va a esaminare: 

  • lo stato dell’articolazione; 
  • la presenza anche di eventuali lesioni legamentose, tendinee e muscolari. 

Procede, poi, con gli accertamenti radiologici (RX, RMN, TC) necessari a confermare o meno la diagnosi di frattura che, in base alla gravità del quadro clinico porterà a una riduzione della frattura di tipo manuale o chirurgico.

In caso di traumi con ferite risulta importante anche il ruolo del chirurgo plastico che si occupa, invece, di evitare complicanze sia estetiche sia funzionali che possono essere causate dai tagli.

 

Cosa succede se una frattura non è curata 

Nella fase di guarigione della frattura, l’organismo forma per alcune settimane nuovo tessuto osseo, chiamato ‘callo osseo’, che va a riempire gradualmente lo spazio vuoto e ad unire i monconi. 

Se la frattura non è stata trattata dal medico, questa può:

  • non saldarsi;
  • saldarsi in tempi molto più lunghi;
  • saldarsi in posizione sbagliata.

“Lo scheletro umano, assieme ai muscoli e tessuti che fungono da collegamento è ciò che rende stabile il nostro corpo e ci permette di muoverci nello spazio. Una frattura che non è stata opportunamente diagnosticata e curata può comportare in futuro anche gravi limitazioni di mobilità oltre che aumentare il rischio di lesioni ripetute e osteoartriti”, conclude il professore.

 

La frattura del femore

Un particolare accenno va rivolto, infine, alla frattura del femore che, sia per cause traumatiche che di cedimento dell’osso, interessa molti anziani e in particolare donne over65, più soggette ad osteoporosi. La frattura del femore comporta per l’anziano un considerevole aumento del rischio di morte, con tassi di mortalità a un anno dalla frattura che, secondo alcuni studi, si aggirano sul 12-37%.
Questo tipo di eventi, infatti, ha un impatto sostanziale sulla qualità di vita della persona, determinando la possibilità di un deterioramento non solo fisico, ma anche cognitivo.

Un trattamento ortopedico di tipo chirurgico entro pochi giorni dal trauma può ridurre significativamente non solo la mortalità dei pazienti anziani, legata a un maggior rischio di complicanze date dalla prolungata immobilità quali problemi respiratori, problemi renali e piaghe da decubito, ma anche l’insorgenza di danni più o meno importanti a livello generale e/o alle strutture nervose.

 

Il servizio Private Trauma Care

Presso la Casa di Cura La Madonnina è attivo 7 giorni su 7, 365 giorni all’anno (festivi compresi), dalle ore 8.00 alle 18.00, il servizio a pagamento Private Trauma Care, che consente di  ottenere in tempi rapidi una visita in solvenza con i migliori specialisti in Ortopedia e Chirurgia Plastica della Clinica per valutare esiti di traumi a carico di ossa, cute, articolazioni e le migliori cure al riguardo.

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