Sintomi, cause e terapia della dacriocistite

PUBBLICATO IL 25 GENNAIO 2023

Le vie lacrimali sono il sistema di scarico delle lacrime prodotte dalle ghiandole lacrimali. Sono costituite dai puntini lacrimali, dai canalicoli lacrimali, dal sacco lacrimale e dal dotto nasolacrimale che convoglia le lacrime nel naso, nel meato inferiore. Quando il dotto nasolacrimale si ostruisce può dare origine alla dacriocistite, una spiacevole patologia. 

Approfondiamo l’argomento con il dottor Antonio Giordano Resti, Oculista e Responsabile del Servizio di Chirurgia Oftalmoplastica Orbitaria ed Estetica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele.

 

La dacriocistite: cos’è

“Alla base della dacriocistite c’è quasi sempre un’occlusione del dotto nasolacrimale, ovvero un ostacolo al deflusso normale e naturale delle lacrime”, spiega il dottor Giordano Resti.

Questa occlusione può avere diversa origine:

  • congenita, alla nascita;
  • idiopatica (la maggioranza dei casi);
  • traumi del massiccio facciale;
  • malattie infiammatorie;
  • dacrioliti, ovvero piccoli calcoli dei canali oculari.

Le lacrime, non trovando spazio d’uscita nell’occhio, arrivano nel sacco lacrimale dove ristagnano; in associazione ai batteri, presenti naturalmente nell’organo, questi possono diventare patogeni e dare origine ad una infezione acuta: la dacriocistite.

“Non c’è più drenaggio delle lacrime per cui il sacco diventa cieco: non ristagnano solo le lacrime, ma anche i batteri che arrivano dall’esterno e questi possono dare origine all’infezione – continua lo specialista -. Può colpire indistintamente ogni individuo e fortunatamente solo una parte dei pazienti che hanno l’ostruzione del dotto possono sviluppare delle dacriocistiti”.

 

I sintomi della dacriocistite

La dacriocistite ha dei segni clinici evidenti, che possono essere facilmente riconosciuti:

  • gonfiore e dolore del sacco lacrimale; 
  • rossore della cute attorno al sacco;
  • calore della zona interessata; 
  • fuoriuscita di muco o pus dai puntini lacrimali alla spremitura del sacco.

 

Le terapie: dal massaggio idrostatico all’intervento

La dacriocistite, quando insorge, può essere affrontata con diversi approcci in base all’età del paziente.

Vediamole di seguito.

La terapia nel neonato

Nel bambino, neonato, l’ostruzione del dotto lacrimale è congenita ed è dovuta alla mancata perforazione della valvola di Hasner, la membrana che copre l’estremità terminale del dotto naso lacrimale e che normalmente si apre nel corso delle prime ore di vita. Spiega il medico: “In una piccola percentuale di neonati, la valvola non si apre e il bambino diventa sintomatico per lacrimazione e qualche secrezione. La dacriocistite diventa così una complicanza di questa situazione”.

La terapia consigliata, efficace nel 90% dei casi con lo scopo di ripristinare il drenaggio delle lacrime e prevenire la dacriocistite, prevede: 

  • massaggi idrostatici di Crigler, che facilitano lo schiacciamento del sacco lacrimale per mandare la lacrima in pressione in direzione del dotto;
  • terapia antibiotica topica, come il collirio.

“Se la terapia, eseguita da almeno 3 mesi in maniera regolare ed efficiente, non risultasse efficace, allora, dopo che il bambino ha compiuto i 6 mesi, si procede con un sondaggio delle vie lacrimali, andando a rompere meccanicamente la valvola di Hasner con un sondino”, afferma il dottor Giordano Resti.

La terapia nell’adulto

La principale terapia utilizzata nell’adulto per la dacriocistite in fase acuta è quella antibiotica sistemica, cioè quella che agisce sui microbi inibendone la proliferazione. “A volte questo approccio da solo non è sufficiente; occorre, quindi, incidere e drenare il sacco lacrimale”, specifica l’oculista.

Una volta risolto l’episodio acuto deve però essere affrontato il discorso dell’ostruzione del dotto naso lacrimale e, l’esperto aggiunge, “è necessario programmare una dacriocistorinostomia. Un intervento di bypass, tra sacco lacrimale e naso, in cui si ripristina il normale drenaggio delle lacrime e contemporaneamente si elimina quella che è la causa della dacriocistite, ovvero il ristagno all’interno del sacco lacrimale che dà origine all’infezione”.

L’intervento è strettamente consigliabile poiché i pazienti possono essere soggetti a delle recidive anche a distanza ravvicinata di tempo. “Quando avviene il primo caso di dacriocistite, il paziente viene subito messo in lista per l’intervento. Può essere eseguito in anestesia locale, con pazienti selezionati, o in anestesia generale; prevede una mezz’ora di tempo chirurgico e un ricovero di un giorno. Il recupero è totale e completo: i casi di recidiva post-chirurgica sono stimati intorno al 10%”, specifica il dottor Giordano Resti.

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