Pressione alta e cardiopatie in montagna: come comportarsi?

PUBBLICATO IL 10 FEBBRAIO 2023

Tutti possono andare in montagna, se la pressione è ben controllata, ma chi soffre di cuore deve adottare alcuni fondamentali accorgimenti in più.

Raggiungere le vette e praticare attività fisica in montagna, infatti, può avere effetti sfavorevoli per ipertesi e cardiopatici, soprattutto legati all’aumento di pressione che si verifica nei pazienti che soffrono di questi disturbi. Per questo motivo è fondamentale non salire oltre il consentito, seguire piccole regole comportamentali come mangiare bene e stare al caldo, effettuare tutti i controlli medici necessari pre-partenza e monitorare il proprio stato durante la permanenza in montagna.

Ne abbiamo parlato con il prof. Alberto Margonato, Responsabile dell’Unità Operativa di Cardiologia Clinica all’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano e Professore ordinario di Cardiologia all’Università Vita-Salute San Raffaele.

 

Altitudine e ipertensione, perché ‘salire’ fa male?

Salendo in quota la concentrazione di ossigeno tende a diminuire: per questo, già a 1.200/1.500 metri sopra al livello del mare è significativamente più bassa rispetto a quanto possa essere in pianura. 

Anche il freddo è nemico di chi soffre di cuore poiché costringe le arterie e le coronarie aumentando la pressione e favorendo episodi ischemici, soprattutto in chi ne è predisposto.

In questo caso, sopra i 1.500 metri di altezza, ma ancora di più oltre i 2.000 metri, si assiste ad un aumento della pressione. Per questo chi ha la pressione alta in montagna dovrà prestare più attenzione rispetto agli altri. In accordo con il medico, in casi selezionati, è possibile decidere per un piccolo aumento della terapia antipertensiva.
D’estate, invece, con le temperature più miti, questo effetto è meno importante.

 

Pressione in montagna: quando e come controllarla

Il paziente cardiopatico dovrebbe effettuare un controllo medico prima della partenza e monitorare regolarmente la propria pressione in montagna, perché potrebbe salire oltre i valori soglia. 

Anche i pazienti normotesi che non hanno disturbi cardiaci, ma che possono essere ‘a rischio’ per familiarità ed altre condizioni, è bene che tengano monitorati i propri valori pressori. Potrebbe infatti trovare la propria pressione più alta rispetto a quella che registra in città.

Ricordiamo che la pressione del sangue deve rimanere entro un range di valori prestabiliti per assicurare ossigeno e nutrienti a tutti i tessuti. Tali valori idealmente dovrebbero essere: 

  • 80 mm\Hg per la minima; 
  • 120mm\Hg per la massima. 

In ogni caso non devono superare i: 

  • 90 mmHg per la pressione minima; 
  • 140 mmHg per la pressione massima.

È possibile misurare la pressione presso qualunque farmacia oppure autonomamente con gli strumenti di misurazione portatili.

 

Quali sono i campanelli di allarme per chi soffre di cuore in montagna

Il principale campanello di allarme è la sensazione di affaticamento e fiato corto: se il paziente avverte che comincia a mancargli il respiro è meglio che scenda di quota. 

Chi soffre di coronarie può avvertire anche sensazione di pesantezza al petto o palpitazioni anomale, soprattutto quando cammina in salita, a causa dei dislivelli tipici delle zone montuose. In questo modo, infatti, si affatica di più il sistema cardiovascolare e la pressione tende ad aumentare, così come la frequenza cardiaca e la necessità del cuore di essere fornito di ossigeno. Anche in questi casi è necessario scendere e farsi controllare da un medico.

 

Montagna e cuore: chi è più a rischio?

I pazienti con forme instabili di ischemia o scompenso cardiaco grave è bene che evitino le altitudini.

Se il paziente ha una ipertensione ben controllata, malattia coronarica non grave, scompenso cardiaco lieve (di classe prima e seconda) ed una pressione ottimale può andare in montagna, ma è importante che adotti alcuni accorgimenti fondamentali per vivere la quota a cuor sereno.

 

Regole e consigli per vivere la montagna in serenità

I pazienti cardiopatici, ma non soggetti a forme severe di ipertensione, scompenso e malattia coronarica, è bene che seguano queste semplici regole:

  • coprirsi sempre molto bene, tenendo al caldo il torace e anche la bocca. Inspirare aria ghiacciata, infatti, può provocare episodi ischemici in chi è predisposto a malattia coronarica;
  • cercare di abituare il corpo all’altezza: rimanere ad una quota moderata per qualche tempo e solo in un secondo momento salire ulteriormente di altitudine;
  • evitare di mangiare cibi grassi e molto salati, gli alcolici e tutti gli alimenti che aumentano la pressione arteriosa e peggiorano il rischio coronarico;
  • se possibile, non superare come quota i 2000 metri;
  • evitare o limitare al minimo l’esercizio fisico, commisurando l’attività alle proprie condizioni cardiologiche. Meglio camminare che correre, preferibilmente ben coperti.
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