Sesso e cuore: le patologie che hanno un impatto sulla sessualità

PUBBLICATO IL 28 APRILE 2023

Dopo l’infarto si può riprendere una normale attività sessuale? Sì, con qualche attenzione. Parola al cardiologo. 

L’attività sessuale rappresenta una parte importante nella vita di ciascuno di noi. A volte capita, però, che per diverse problematiche legate alla salute, questo aspetto possa venire meno o subire una battuta d’arresto. Da questo punto di vista, le malattie cardiovascolari rappresentano lo spauracchio più temuto dalle persone perché ha preso piede la credenza che, ad esempio, nel post infarto, il sesso sia diventato un’attività rischiosa. Sarà davvero così? 

Lo abbiamo chiesto al dottor Maurizio Tespili, responsabile dell’Unità operativa di Cardiologia Ospedaliera all’IRCCS Ospedale Galeazzi - Sant’Ambrogio.

 

Le 3 principali cause della disfunzione sessuale nei pazienti cardiopatici

“I pazienti cardiopatici possono presentare problemi di disfunzione sessuale dovuti principalmente a 3 fattori

  • fattore psicologico;
  • fattore iatrogeno (cioè dovuto a farmaci);
  • fattore organico (cioè dovuto a una patologia).

Il fattore psicologico

“Molte persone sono convinte che, a seguito di un infarto, non sia più possibile avere rapporti sessuali normali a causa della paura che avvertono di una nuova ricaduta. Ma non è proprio così - spiega il dott. Tespili -. Siamo noi cardiologi i primi che, dopo un infarto, consigliamo al paziente di riprendere una normale attività sessuale, evitando però partner occasionali. 

Nessun rischio nemmeno nel decidere di assumere farmaci di supporto per la funzionalità erettile dell’uomo; l’importante è che il paziente continui a seguire con costanza il piano terapeutico stabilito dal cardiologo curante, senza prendere iniziative che possano compromettere il suo stato di salute.

Spesso, a essere colpiti maggiormente dal punto di vista psicologico, sono più i partner che i pazienti in sé: questi hanno talmente timore che possa ricapitare un nuovo episodio che preferiscono evitare, aggirando l’eventuale pericolo. Questo non aiuta di certo il paziente che, desideroso di tornare quanto prima alla normalità, si sente messo da parte, tutto ciò rappresentando una minaccia non solo per la propria serenità, ma anche per quella della vita di coppia”.

Il fattore iatrogeno

Il secondo problema è di tipo iatrogeno, cioè legato alla terapia farmacologica che il paziente sta assumendo nel post infarto. Alcuni medicinali, soprattutto i betabloccanti, possono causare:

  •  una riduzione del desiderio sessuale;
  • una riduzione della funzionalità erettile, dando problemi appunto all’attività sessuale. 

“Quando capita di prescrivere al paziente questa terapia, è nostra premura avvisarlo dei possibili effetti collaterali, anche se questi possono variare da soggetto a soggetto - afferma l’esperto -: ci sono alcuni pazienti che ne risentono di più e altri che ne risentono di meno. Nel caso in cui il farmaco in questione, come, ad esempio, il già citato betabloccante, stesse causando troppo disagio nella persona, questo può essere sostituito, sempre su consiglio del cardiologo, da farmaci analoghi”. 

Il fattore organico

Il terzo aspetto è quello di tipo organico, ovvero che implica la presenza di una malattia che colpisce le arterie a livello della sfera genitale, in particolare l’arteria pudenda, in cui si verifica un restringimento del diametro, portando così in sofferenza l’organo genitale maschile. Questa malattia può essere anche risolta con un piccolo intervento di angioplastica a livello dell’arteria pudenda. 

 

La sessualità nei soggetti con device

Vi sono alcune tipologie di cardiopatie che possono richiedere l’impianto di device specifici, come, ad esempio, i bypass, che al contrario di quanto si possa pensare, non comportano alcuna compromissione dell’attività sessuale

“Ci sono poi altri device, che noi abitualmente impiantiamo, come i VAD (Dispositivo di Assistenza Ventricolare) - prosegue lo specialista - che richiedono una continua alimentazione tramite impulsi elettrici. L’ingombro di questi dispositivi (una sorta di cintura con cavi che entrano all’interno del corpo) rappresenta un ostacolo notevole per il soggetto e il proprio partner nell’attività sessuale.
Spesso, il disagio nell’indossare costantemente il dispositivo, crea una situazione di imbarazzo non solo nel paziente, ma anche nella coppia”.

 

Altre patologie che compromettono la sfera sessuale

“Ci sono però alcune situazioni in cui il cuore è talmente compromesso, come frazione di eiezione del ventricolo sinistro sotto al 30% (cioè una grave compromissione della funzione cardiaca), in cui il paziente non riesce fisicamente ad avere una normale attività sessuale - aggiunge -. Sono casi rari, stimati tra il 5% e il 6%, in cui il cuore non riesce a pompare sangue a sufficienza e quindi non riesce a fornire al soggetto l’energia adeguata per sostenere l’atto. Queste persone, che seguono terapie farmacologiche molto pesanti, hanno continue dispnee (mancanza di fiato) e ciò entra in contrasto con l’attività sessuale, perché un rapporto richiede un’attività fisica anche minima”.

Un’altra patologia collegata alla disfunzione sessuale è il diabete: questo va a coinvolgere la già citata arteria pudenda, mandandola in sofferenza insieme alle altre arterie (es. carotidi, coronarie, aorta) e compromettendo la funzionalità degli organi genitali maschili. 

“In generale, diversi studi hanno dimostrato come le linee guida nazionali e internazionali raccomandino ai pazienti post infartuati di riprendere una normale attività sessuale - conclude Tespili -. Un maggiore occhio di riguardo va, certamente, riservato in quelle situazioni dove, a seguito di un episodio cardiovascolare, il cuore non si è ancora stabilizzato. In qualsiasi caso, è sempre raccomandato consultare sempre il proprio cardiologo e seguire sempre la terapia prescritta, senza prendere iniziative”.

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