Prevenzione dei tumori: cosa sono i fattori di rischio oncologici
PUBBLICATO IL 25 AGOSTO 2023
Forse non tutti sanno che è possibile fare prevenzione per circa il 50% dei tumori ed è risaputo che combattere il cancro non vuol dire solo curarlo, ma anche diagnosticarlo in maniera precoce o addirittura, se possibile, impedire che si sviluppi. La prevenzione è classificabile in 2 tipi: prevenzione primaria e prevenzione secondaria. Esiste anche un terzo tipo di prevenzione, attraverso alcune terapie che però sono competenza esclusivamente medica.
Collegati al tema della prevenzione primaria sono i fattori di rischio oncologici, ma come si distinguono e quali sono i principali fattori di rischio correlati? Ce ne parla la dottoressa Doris Mascheroni, oncologa e responsabile dell’Unità Operativa di Medicina e dell’Unità Operativa Sub Acuti all’Istituto Clinico Villa Aprica.
La prevenzione primaria e i fattori di rischio
“Come detto, la prevenzione può essere:
- primaria: consiste nell’eliminare i fattori di rischio;
- secondaria: equivale alla diagnosi precoce;
Prevenzione primaria, dunque, si attua laddove è possibile evitare comportamenti o ambienti che possano modificare la cellula sana dell’organismo, facendola più volte mutare, cioè alterandola fino a che si trasformi in una cellula tumorale”, spiega la dott.ssa Doris Mascheroni.
I fattori di rischio ambientali
Tra i principali fattori di rischio ambientali che aumentano il rischio di sviluppare un tumore vi sono:
- gli inquinanti dell’aria o dell’acqua;
- gli scarti industriali;
- alcuni gas o/e solventi industriali.
Sono molte le sostanze chimiche note per essere cancerogene e si sospetta che molte altre si comportino allo stesso modo (fumi di scarico provenienti da motori diesel, radon, attività di verniciatura, oli minerali utilizzati in metalmeccanica e nell’industria della stampa).
Il materiale più noto e correlabile con certezza all’insorgenza del cancro della pleura (mesotelioma) è l’amianto, il cui utilizzo e smaltimento non a norma sono illegali e passibili di importanti sanzioni”.
L’importanza dello stile di vita
Oltre ai rischi dovuti ad agenti esterni, che andrebbero eliminati nell’ambito di un programma di prevenzione sociale soprattutto da parte delle istituzioni, è importante segnalare che lo stile di vita di ciascuno di noi può incidere più o meno favorevolmente allo sviluppo della malattia oncologica e non solo.
I più noti fattori di rischio nelle nostre abitudini di vita sono rappresentati da:
- fumo, da ricordare come circa l’80% dei tumori al polmone è correlabile a questo;
- alimentazione scorretta, l’obesità da incongrua alimentazione è una condizione pericolosa non solo per l’insorgenza di neoplasie;
- sedentarietà;
- abuso di alcol.
I fattori di rischio modificabili
“Alcuni fattori di rischio sono modificabili da una strategia umana, personale o istituzionale - spiega l’esperta - . La scelta di vita migliore per evitare la maggior parte delle patologie e non solo tumorali è la dieta mediterranea associata all’attività fisica:
- ridurre la carne e i cibi di derivazione animale;
- aumentare il consumo di pesce, frutta e verdura;
- sostituire i condimenti animali (burro) con quelli vegetali (olio di oliva);
- bere molta acqua;
- svolgere almeno un minimo di attività fisica giornaliera, secondo l’età e il fisico di ognuno.
Il nostro stile di vita comporta anche atteggiamenti di prudenza verso l’eccessiva esposizione ai raggi solari, il cui abuso (purtroppo anche a causa del buco dell’ozono) può comportare una trasformazione delle cellule della nostra pelle in senso tumorale quindi, soprattutto in questo periodo, esporsi al sole può di certo dare benefici all’organismo, alle ossa e all’umore, ma con le dovute creme protettive e non nelle ore più calde.
I fattori di rischio non modificabili
“Esistono anche dei fattori di rischio non modificabili, per i quali nulla possono fare il nostro stile di vita o la politica dei vertici. Spesso, ci si chiede perché un soggetto forte fumatore non contrarrà mai il cancro nella sua vita, e magari invece si ammala di questa neoplasia una persona che non fuma, oppure che nonostante uno stile di vita impeccabile subentri una patologia tumorale”.
Ebbene è necessario tenere conto di 3 fattori sui quali non possiamo apportare volontariamente alcuna modifica:
- età;
- sesso;
- genetica.
Dando per scontati i primi due (es. il tumore della mammella, come noto, predilige al 98% il sesso femminile, ma è presente in circa il 2% anche nei maschi) un approfondimento è obbligatorio sui fattori genetici”.
I fattori di rischio genetici
“Alcune cellule del nostro organismo - continua la specialista - possono subire una o più mutazioni per fattori esterni o stili di vita non idonei, ma il nostro organismo e il nostro sistema immunitario riesce il più delle volte a bloccare questo meccanismo di trasformazione e a impedire che si generi un tessuto neoplastico. Nel momento in cui il nostro ‘sistema di difesa’ non è sufficiente a interrompere la trasformazione cellulare e la moltiplicazione di cellule alterate, si assiste allo sviluppo e alla crescita della neoplasia.
Esiste poi una predisposizione genetica familiare che significa non certo che il tumore sia trasmesso automaticamente dal genitore al figlio, ma che il figlio possa avere una maggiore predisposizione a contrarre una neoplasia come i propri ascendenti”.
È il caso della ormai nota mutazione del gene BRCA (si ricorda, per esempio, la vicenda di Angelina Jolie) che induce un rischio maggiore di ammalarsi di cancro della mammella e dell’ovaio in pazienti i cui genitori mostrano tale anomalia.
Il cancro del colon è spesso ‘familiare’, perché ai fattori genetici spesso si associano abitudini alimentari che si tramandano di generazione in generazione (es. abuso di carne, alimentazione con grassi e fritti, alcol e altro ancora).
La prevenzione secondaria
La prevenzione secondaria, invece, è sinonimo di diagnosi precoce: infatti, quanto prima si riesce a diagnosticare un’anomalia in un tessuto che nel tempo potrebbe diventare tumore, o addirittura una neoplasia cosiddetta ‘in situ’ cioè localizzata, tanto più è sicura una guarigione.
“A questo scopo, sono state indette le campagne di screening che, attraverso esami eseguiti in soggetti completamente senza sintomi, cercano e possono trovare segni della presenza di una malattia tumorale - conclude Mascheroni -. Così è per la mammografia e per la ricerca del sangue occulto nelle feci.
Il tumore del collo dell’utero è stato praticamente debellato con l’avvento, decenni fa, del pap test che riusciva a diagnosticare alterazioni della mucosa prima che si trasformassero in cancro oppure tumori al loro stadio iniziale quindi guaribili. Da ricordare, sempre in questo ambito, l’introduzione del vaccino anti papilloma virus da eseguire ai ragazzi intorno ai 12 anni (obbligatorio, ma fattibile volontariamente in chi non l’abbia eseguito in passato anche in anni successivi): il papilloma virus è la causa principale delle neoplasie degli organi genitali maschili e femminili, ed è fortunatamente evitabile grazie a questa vaccinazione.
E, oltre allo screening offerto dalla Sanità regionale, ognuno di noi può fare consapevolmente una prevenzione secondaria su lesioni che potrebbero essere sospette: un neo che si deforma potrebbe contenere cellule di un melanoma o un abbassamento di voce in un fumatore potrebbe significare un’iniziale lesione delle corde vocali: le cosiddette ‘precancerosi’ non sono destinate con certezza matematica a diventare cancro, ma vanno comunque diagnosticate ed asportate per prevenire questa possibilità”.