Protesi al ginocchio ‘personalizzata’: i tipi e perché sceglierla

PUBBLICATO IL 09 NOVEMBRE 2022

L’artrosi del ginocchio (o gonartrosi) è una patologia molto diffusa nel mondo, seconda per numeri solo a quella che coinvolge le vertebre. Consiste nella progressiva degenerazione della cartilagine articolare e colpisce più frequentemente le donne e le persone sopra i 50 anni. 

Indipendentemente dalle cause che la provocano, comporta per il paziente una perdita di capacità di movimento e una sensazione di dolore quotidiano di intensità variabile

Se nelle fasi iniziali il trattamento della gonartrosi prevede l’utilizzo di farmaci antinfiammatori e di terapia fisica, quando l’artrosi evolve nel grado severo, l’unica soluzione è l’intervento chirurgico di protesi di ginocchio. Ne parliamo con il dott. Francesco Verde, primario di Chirurgia Protesica Mininvasiva e Robotica di Anca e Ginocchio presso IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.

 

Quando sottoporsi ad un intervento di protesi di ginocchio? 

L’intervento di protesi di ginocchio è consigliato quando si presentano una o entrambe quste condizioni e il paziente: 

  • accusa forte dolore nel muovere l’articolazione;
  • lamenta una rigidità che limita le proprie attività quotidiane, tra cui camminare, salire le scale ed alzarsi o sedersi sulla sedia.

Causa più frequente di questo tipo di manifestazioni è l’artrosi del ginocchio, la più comune e diffusa forma di artrosi, patologia cronica causata dalla degenerazione della cartilagine articolare.
Comporta lesioni che provocano progressivamente dolore, difficoltà nei movimenti e, in casi più severi, deformazione dell'articolazione stessa (ginocchio valgo, varo o flesso).

 

Come si sceglie una protesi al ginocchio?

Nell’immaginario collettivo il trattamento chirurgico del dolore al ginocchio consiste nell’impianto di una protesi totale di ginocchio. Oggi, però, questa immagine non è più del tutto corretta, poiché in chirurgia protesica esistono diversi tipi di impianti protesici di ginocchio: 

  • protesi monocompartimentali; 
  • combinate (mono + femoro-rotulea); 
  • protesi bi-monocompartimentali; 
  • protesi totali.

All’interno della stessa categoria di protesi totali, ne esistono di diversi tipi in funzione del design, del grado d’invasività e di vincolo e con una base biomeccanica diversa. 

Spetta dunque al chirurgo ortopedico scegliere il singolo tipo di impianto sulla base di: 

  • una valutazione qualitativa e quantitativa del tipo di artrosi; 
  • aspettative funzionali del singolo paziente. 

La logica corretta, infatti, dovrebbe essere quella di trovare il giusto equilibrio tra: 

  • grado e tipo di degenerazione artrosica del singolo paziente; 
  • tipo di impianto disponibile;
  • esigenze e aspettative funzionali dei pazienti.

Protesi monocompartimentale e bi-monocompartimentale

La protesi monocompartimentale può essere indicata se l’artrosi colpisce una sola parte dei 3 compartimenti dell’articolazione del ginocchio ed i suoi legamenti crociati sono presenti e validi.

Questo tipo di protesi, infatti, ha la caratteristica, a differenza della protesi totale, di andare a sostituire solo la parte dell’articolazione danneggiata.

Il principio di questa scelta mininvasiva è prevedere la preservazione dell’integrità strutturale del ginocchio, con minore impatto percepito dai pazienti e di conseguenza più alto livello di soddisfazione conseguente.

La protesi monocompartimentale all’estero ha una storia ormai trentennale, ma in Italia è negli ultimi 15 anni che la sua applicazione è diventata più frequente: utilizzo di materiali di alta qualità, progressi dell’ingegneria biomedica e delle tecniche chirurgiche hanno consentito ai chirurghi di ottenere risultati sempre più soddisfacenti con la conseguenza che questo tipo di protesi di ‘terza generazione’ oggi sono largamente utilizzate nella chirurgia protesica mininvasiva.

I vantaggi che l’impianto di questa protesi più piccola comporta, sono notevoli e sono: 

  • minor impatto clinico sul paziente; 
  • maggior rispetto di tessuti e muscoli circostanti; 
  • risultato migliore sul piano clinico; 
  • funzionamento in termini biomeccanici sicuramente migliore. 

Oggi, infatti, questo tipo di impianto di protesi è considerato una procedura sicura, affidabile e in grado di garantire un successo a lungo termine.

In casi particolari è possibile anche impiantare contemporaneamente 2 protesi monocompartimentali nel ginocchio, per sostituire 2 dei 3 compartimenti del ginocchio danneggiati dall’artrosi. In questo caso si parla di protesi bi-monocompartimentale.

Protesi totale del ginocchio

Se il chirurgo ha valutato che non c’è indicazione per l’utilizzo della gamma di protesi compartimentali a disposizione a causa di una degenerazione articolare eccessiva in tutti e 3 i comparti del ginocchio, ricorre all’impianto di una protesi totale. 

Esistono quindi le protesi totali a conservazione del legamento crociato anteriore e posteriore o solo posteriore, e quelle che prevedono la sostituzione di entrambi.

 

Che cos’è la protesi ‘personalizzata’?

È fondamentale che il chirurgo, dopo aver analizzato il grado di danneggiamento dell’articolazione, costruisca l’impianto da effettuare personalizzandolo sul paziente e scegliendo il tipo di protesi più indicata al suo caso specifico.

In questo senso la protesi è personalizzata: non tanto perché stampata sulle sue caratteristiche anatomiche, quanto perché direttamente focalizzata a risolvere la problematica specifica del soggetto interessato dalla patologia che causa la degenerazione articolare.

 

Di che materiale è fatta una protesi al ginocchio

Le protesi sono in titanio, con un rivestimento superficiale in cromo cobalto

Esistono versioni di protesi con un rivestimento di metallo ceramizzato, appositamente studiato per ridurre il rischio di potenziali reazioni allergiche al nichel presente nella lega del cromo cobalto.

Nella sua parte intermedia, l’inserto della protesi è composto da polietilene ad altissima reticolatura, a volte arricchito alla vitamina E, che lo rende più resistente all’usura.

 

Quanto ‘dura’ una protesi?

Una protesi di ginocchio dura in media intorno ai 15 anni, ma non è raro osservare impianti ancora in ottimo stato dopo 20 o addirittura 25 anni. Il consumo dei materiali della protesi non è legato esclusivamente all’usura delle componenti protesiche, ma è influenzato da altri fattori legati alla qualità dell’osso e allo stile di vita del paziente.

Le tecniche chirurgiche e i materiali sempre più avanzati permettono di aumentare la durata delle protesi e di conseguenza la soddisfazione dei pazienti. Tuttavia, se si usura, si verifica una mobilizzazione dell’impianto, con conseguente necessità di revisione dello stesso. 

 

Chirurgia robotica: quando serve

La chirurgia robotica è di supporto negli interventi di impianto di protesi al ginocchio e viene utilizzata dai chirurghi per essere il più accurati e precisi possibile. Il robot viene settato dal chirurgo nella fase di preparazione e offre il vantaggio di eliminare quel margine di errore legato all’utilizzo degli strumenti tradizionali nell’esecuzione dei tagli ossei programmati. 

Anche con la chirurgia robotica è possibile effettuare degli interventi combinati di protesi mono o bicompartimentali e di protesi totali, in relazione al danno del singolo paziente, permettendo la personalizzazione del trattamento alla patologia individuale.

 

Perché operarsi all’IRCCS Ospedale San Raffaele

L’Équipe di Chirurgia Protesica Mininvasiva e Robotica di Anca e Ginocchio vanta grande expertise, alti volumi trattati e innovative tecniche mininvasive in ambito chirurgico ortopedico, consentendo di avviare trattamenti bilaterali simultanei e bifocali (anca + ginocchio) in un percorso fast track per permettere al paziente il rientro al proprio domicilio in terza giornata post-operatoria con il minimo discomfort.

Tramite il supporto del reparto di Riabilitazione dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, Fisioterapisti dedicati, Medici di Medicina Riabilitativa altamente specializzati in patologia motoria e un servizio di Telemedicina, accompagnano il paziente anche nella fase post-operatoria, a garanzia di una ripresa rapida delle proprie attività e di un aumento della propria qualità di vita.

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