Prendere il sole in gravidanza: i consigli del medico
PUBBLICATO IL 04 AGOSTO 2022
L’estate ha fatto capolino con una certa prepotenza quest’anno: per le donne alle prese con la gravidanza, resistere alla calura degli ultimi giorni non è certo cosa facile ma, prima di esporsi al sole, nella speranza di trovare refrigerio al mare, in montagna o in piscina, è opportuno ricordare le precauzioni da osservare per una corretta fotoesposizione. Prendere il sole in gravidanza si può o fa male? Quale protezione utilizzare e come esporsi correttamente? Come proteggere la pancia? Ne parliamo con il Dott. Remo Gavazzoni, specialista dermatologo dell’Istituto Clinico Città di Brescia.
Precauzioni sì, controindicazioni no
Controindicazioni assolute per la donna in gravidanza che desidera esporsi al sole non ce ne sono, precauzioni certamente sì e sono quelle che valgono un po’ per tutti. Per coloro che sono in dolce attesa da meno di 3 mesi c’è qualche accortezza in più: oltre ad esporsi al sole con le dovute cautele, ovvero dopo aver utilizzato solari idonei adatti al proprio fototipo e negli orari maggiormente consigliati (la mattina sino alle 11/11.30 e il pomeriggio non prima delle 16), infatti, dovrebbero utilizzare un costume intero e tenere a portata un panno umido da utilizzare (tra una pausa all’ombra e l’altra) sul basso ventre per rinfrescare quella specifica area del corpo. Il bambino protetto nell’utero materno mantiene una omeostasi indipendente dal calore esterno. Certo è consigliabile alternare la foto esposizione con bagni rinfrescanti e pause all’ombra sotto l’ombrellone.
Come evitare il cloasma gravidico
Nel corso di una gravidanza è fondamentale ricorrere ad una protezione solare massima del viso per scongiurare il cosiddetto cloasma gravidico, un danno estetico che determina la comparsa di macchie pigmentate tipiche della pelle del volto e che si manifesta nelle donne gravide nel primo trimestre. È il corrispettivo del melanoma, che compare al di fuori della gravidanza, ma a differenza di quest’ultimo tende a risolversi spontaneamente.
Solari, come sceglierli?
È bene propendere sul solare più adatto al proprio fototipo anche se ci sono delle regole generali che vanno rispettate a prescindere. È un falso mito, infatti, pensare che la pelle scura ci protegga dai danni solari rispetto a quella chiara: il melanoma, purtroppo, colpisce chiunque. È chiaro che lo svedese debba proteggersi di più del soggetto di pelle scura, ma in qualunque caso va posta molta attenzione ad una corretta fotoprotezione.
I nuovi filtri solari organici
Sul mercato oggi sono disponibili creme solari molto più efficaci e ben accette rispetto a quelle utilizzate in passato: i famosi schermi solari fisici (a base di ossido di zinco o biossido di titanio) sono ormai soppiantati anche perché, oltre ad essere meno tollerati da un punto di vista squisitamente estetico, è stato dimostrato come inquinino i mari interferendo con il Dna delle creature marine.
Oggi si utilizzano i filtri solari di natura organica: tra questi i più utilizzati sono il mexoryl e il tinosorb che proteggono bene sia dai raggi ultravioletti di tipo B (quelli a cui si fa riferimento quando si parla di SPF, Sun Protection Factor) ma, soprattutto, anche per gli ultravioletti di tipo A, più subdoli e ancor più pericolosi.
Un aiuto anche dagli antiossidanti
Un altro accorgimento utile è ricorrere all’assunzione di antiossidanti (contenuti nella vitamina C, E e B3, in estratti botanici come il tè verde, il resveratrolo che si trova nell’uva, il betacarotene, il licopene del pomodoro, la luteina) per via orale. Quando applichiamo creme solari, infatti, il nostro organismo produce dei radicali liberi, ovvero molecole instabili che danneggiano le cellule: per questo motivo, l’assunzione regolare di questo tipo di integratori previene lo stress ossidativo delle cellule.
Il polypodium leucotomos, una felce tropicale nativa degli stati centrali americani e del Sud America, è il prodotto che garantisce un’ottima protezione e aiuta nella cura delle patologie dovute alla fotoesposizione.