Soffio al cuore: che cos’è e quando preoccuparsi
PUBBLICATO IL 27 SETTEMBRE 2021
Si tratta di una condizione molto diffusa che può essere un ‘rumore’ fisiologico o un campanello d’allarme di una patologia cardiaca. Parola all’esperto del Policlinico San Donato.
Si parla spesso di soffio al cuore, un termine coniato per descrivere il rumore che il sangue produce nel passaggio tra le varie strutture del cuore, camere e valvole, spinto dalla contrazione del muscolo. Se il passaggio del sangue è normalmente silenzioso, può accadere a volte che diventi più rumoroso.
Il soffio al cuore, però, non è sempre espressione di patologia, anzi, nella maggioranza dei casi è una condizione benigna.
Il dott. Maurizio Tusa, responsabile del Servizio di Ecocardiografia Clinica e Interventistica dell’Unità di Cardiologia Clinica dell’IRCCS Policlinico San Donato, spiega quali possono essere le origini del soffio e quando è opportuno fare degli accertamenti diagnostici.
Il soffio al cuore: un rumore fisiologico
“Il soffio al cuore non è altro che il rumore che si avverte auscultando il cuore: è un rumore fisiologico, perché può capitare che il sangue, nel passaggio all’interno delle strutture cardiache, crei delle turbolenze.
In qualche persona, soprattutto nei giovani o nelle donne magre, si può avvertire con maggiore intensità, evento che può avvenire anche nel caso di febbre, tachicardia e anemia.
Avere un soffio cardiaco, quindi, non significa essere malati di cuore, non è una patologia. È un campanello d’allarme: nell’80% dei casi è benigno, un rumore armonico non preoccupante, mentre nel restante 20% dei casi è espressione di una patologia cardiaca, come una valvulopatia”.
Le cause
Nel momento in cui si scopre che il soffio è espressione di una patologia cardiaca, è necessario fare degli accertamenti per scoprine l’origine. Le patologie implicate possono essere varie:
- cardiopatie congenite, ovvero malformazioni del cuore presenti sin dalla nascita (come nel caso di difetti interatriali, difetti interventricolari, dotto di Botallo pervio);
- cardiopatie acquisite, degli adulti, come il prolasso della valvola mitrale oppure, in particolare negli anziani, la stenosi della valvola aortica. In questo caso il rumore percepito è molto caratteristico e riconoscibile, un soffio rude che si manifesta quando il sangue deve passare attraverso una valvola parzialmente chiusa o calcifica;
- scompenso cardiaco, una condizione di malattia del ventricolo sinistro che può determinare una insufficienza della valvola mitralica o tricuspidalica.
La diagnosi
Ogni valvola produce un soffio specifico; un tempo i soffi cardiaci venivano studiati con estrema attenzione dal punto di vista della semeiotica, giungendo quindi alla diagnosi tramite l’auscultazione del cuore. Dal soffio percepito si comprendeva il tipo di valvulopatia di cui il paziente era affetto e il grado di severità.
Oggi è un metodo superato, poiché si ricorre allo strumento diagnostico che ci fa comprendere al meglio la cardiopatia da cui il soffio è generato: l’ecocardiografia.
“Rispetto agli anni scorsi, tra i medici si è un po’ persa la capacità di ascoltare i soffi: un tempo uno studente di medicina studiava i soffi attraverso delle audiocassette, così si allenava a riconoscerli. Oggi gli strumenti della medicina si sono evoluti e l’origine dei soffi viene diagnosticata attraverso l’esame ecografico, dove è possibile vedere immediatamente il movimento della valvola e la contrazione/dilatazione del ventricolo. Si tratta di un esame che utilizza gli ultrasuoni, quindi non è pericoloso e non è fonte di radiazioni. Ne esistono di vari tipi:
- Ecocardiografia transtoracica: l’esame più semplice, a due dimensioni;
- Ecocardiografia 3D;
- Ecocardiografia transesofagea, l’esame più approfondito per visualizzare al meglio il movimento delle valvole”.
I sintomi
“I sintomi sono presenti se il soffio cardiaco è espressione di una patologia. Può accadere che a pazienti, finora asintomatici, manchi improvvisamente il fiato e si manifesti un soffio importante che prima non era presente. Questo può succedere in caso di rottura di una corda tendinea della valvola mitrale.
Nel caso dei pazienti affetti da stenosi aortica, invece, è tipica l’assenza di sintomi fino a quando, solitamente a partire dai 70-80 anni, si presenta un soffio, espressione di una valvola calcifica che si sta chiudendo. In questo caso è importante fare una diagnosi prima che compaiano eventi clinici severi, come lo scompenso cardiaco o l’infarto”.
Soffio al cuore nei bambini
Nel caso dei bambini o degli adolescenti, può capitare che una prima diagnosi di soffio al cuore avvenga direttamente dal medico di base, oppure durante le visite sportive. Tendenzialmente si tratta di soffi innocenti; quelli patologici, che derivano da una cardiopatia congenita, vengono diagnosticati ed eventualmente trattati a pochi mesi/anni di vita”.
La scelta della terapia
“Oltre a permettere una diagnosi accurata, identificando la patologia valvolare e il suo grado di severità, l’ecocardiografia aiuta a scegliere la terapia più idonea per il paziente, sia chirurgica che farmacologica.
Al giorno d’oggi, grazie ai progressi della cardiologia interventistica, esiste però un’altra possibilità terapeutica: sostituire una valvola aortica malata per via percutanea non invasiva tramite TAVI, oppure riparare la mitrale e la tricuspide con una clip.
È comunque fondamentale monitorare l’andamento dei soffi nel tempo, che possono modificarsi a seconda dell’evoluzione della patologia valvolare”, conclude il dott. Tusa.