Pericardite: cos’è e come si cura

PUBBLICATO IL 28 SETTEMBRE 2021

La pericardite è una patologia di cui recentemente si è discusso in relazione alla vaccinazione anti-Covid-19. L’esperto spiega in cosa consiste e quali sono le strategie terapeutiche più adatte.

L’incidenza all’anno di pericardite sulla popolazione è generalmente bassa. Per quanto riguarda l’Area Economica Europea lAifa (1), infatti, parla di 1-10 casi ogni 100.000 persone all’anno, assieme alla miocardite. 

Si tratta di una patologia che, ad ogni modo, ha recentemente suscitato la preoccupazione di molte persone, in quanto in alcuni rarissimi casi sembrerebbe essersi associata alla vaccinazione anti-Covid-19. Ma di cosa si tratta di preciso? Il Dott. Giorgio Sala, specialista in cardiologia della Casa di Cura La Madonnina, illustra meglio le caratteristiche di questa patologia.

 

Che cos’è la pericardite

“Per pericardite si intende una malattia infiammatoria che colpisce il pericardico. Analogamente ai foglietti pleurici che avvolgono i polmoni, infatti, il pericardio è una sorta di ‘sacco’ parzialmente elastico che contiene il cuore,  che gli consente di variare le sue dimensioni durante la fase di diastole (allargamento e riempimento) e quella di sistole (contrazione) del circolo cardiaco, proteggendolo, nel contempo, e riducendo lo sfregamento con gli organi situati in prossimità”, chiarisce il Dott. Sala. 

 

Le tipologie di pericardite

In base all’andamento clinico, esistono varie tipologie di pericardite:

  • acuta: se inferiore alle 6 settimane, la quale può essere a sua volta: 
  • fibrinosa: con quadro di flogosi (infiammazione) dei foglietti, con produzione di fibrina e scarso o assente liquido; 
  • effusiva: con la produzione, invece, di liquido sieroso o ematico.
  • Subacuta: se ha una durata che si colloca fra le 6 settimane e 6 mesi, la quale può essere:
  • costrittiva: caratterizzata da un maggior spessore e irrigidimento del pericardio che, creando un vero e proprio guscio ‘costrittivo’ e inestensibile attorno al cuore, può andare a limitarne l’attività;
  • effusiva-costrittiva: in cui l’ispessimento e irrigidimento si accompagnano a un versamento liquido;
  • cronica: se si manifesta per oltre 6 mesi. In questo caso può essere anch’essa effusiva oppure costrittiva, ma anche adesiva, quando il tessuto connettivo ostruisce lo spazio fra i due fogli del pericardio, generando delle aderenze che impediscono al cuore di contrarsi efficacemente.

 

Cause della pericardite

“La causa della pericardite resta spesso sconosciuta (pericardite idiopatica) - continua il Dott. Sala -, ma la sua definizione di malattia di origine ignota deve comportare l’esclusione di tutte le cause ad essa riconducibili”.

Fra queste, le principali che vanno ricordate sono:

  • infezioni: soprattutto virali (es. Covid-19), ma anche batteriche, micotiche, tubercolari, di diverso genere (sifilide, da protozoi, da parassiti) ed altre;
  • malattie autoimmuni o da ipersensibilità: febbre reumatica, lupus eritematoso, artrite reumatoide, sclerodermia, spondilite anchilosante etc;
  • patologie cardiache, post danno cardiaco o intervento cardiochirurgico: infarto del miocardico, dissecazione aortica, pericardite post-pericardiotomica o Sindrome di Dressler;
  • neoplasie o trattamento radioterapico; 
  • uremia (evoluzione finale dell’insufficienza renale, che si verifica quando i reni non riescono più ad eliminare le sostanze di scarto);
  • alcuni farmaci, come sembrerebbe in rarissimi casi a seguito della vaccinazione Covid-19. 

 

I sintomi della pericardite

 I sintomi classici che possono indicare una pericardite sono:

  • dolore precordiale, ovverosia localizzato nella parete anteriore del torace, in corrispondenza proprio del cuore,  e retrosternale che si irradia al collo, braccio e spalla sinistra.  Si tratta di un dolore analogo al dolore coronarico, ma tipicamente legato a movimenti, posizioni del torace e tosse;
  • febbre;
  • difficoltà respiratorie (dispnea);
  • stato di forte stanchezza e debolezza (astenia);
  • dolori muscolari (mialgie). 

Ad ogni modo, in alcuni casi la pericardite, soprattutto quando non vi è sfregamento ma versamento, può risultare addirittura asintomatica, spiega il Dott. Sala, con sintomi assenti o di riscontro occasionale durante accertamenti effettuati per altre motivazioni.

 

Diagnosi

Durante l’auscultazione del cuore, il cardiologo può individuare il rumore di sfregamenti pericardici, con un eventuale valutazione sulla concomitanza di versamento pleurico.

Oltre a questo la pericardite viene comunemente diagnosticata tramite l’ausilio di:

 

Come si cura la pericardite

L’approccio terapeutico è determinato dall’entità delle manifestazioni cliniche della pericardite, oltre che alla loro durata nel tempo e da cosa abbia determinato la patologia. 

Ad esempio, la forma costrittiva cronica, nei casi più gravi può comportare anche la rimozione chirurgica parziale o totale del pericardio.

Le forme secondarie ad altre patologie possono essere trattate, invece, con una terapia per la malattia primitiva, come antibiotici per le infezioni batteriche o sovrainfezioni e una terapia specifica anti-tubercolare in caso di Tbc.

 

Il trattamento classico

Nelle forme acute classiche di natura idiopatica o virale la terapia si basa sull’utilizzo di alcuni farmaci come:

  • acido acetilsalicilico ad alte dosi;
  • antinfiammatori non steroidei (FANS);
  • colchicina, che possiede un’azione antinfiammatoria coadiuvante e può ridurre la probabilità di recidive.

Se con questi farmaci non si ottengono i risultati sperati, si ricorre al cortisone che, però, ha l’inconveniente di poter favorire recidive e di dover essere utilizzato per lunghi periodi. 

Nella gran parte dei casi l’evoluzione della pericardite acuta è buona, con risoluzione completa del quadro clinico senza complicanze di rilievo. In una minoranza si osservano recidive, anche frequenti e a distanza di tempo variabile che, pur necessitando di maggior attenzioni e controlli nonché di terapie prolungate, hanno comunque una prognosi favorevole”, conclude il Dott. Sala.

 

In caso di Tamponamento Cardiaco

In caso di versamento pericardico, se il liquido prodotto è in quantità abbondante e/o aumenta rapidamente questo può esercitare una pressione sul cuore con seri rischi per la vita del paziente (tamponamento cardiaco). 

In queste situazioni è necessario procedere rapidamente al drenaggio del versamento tramite uno specifico ago utilizzato sotto guida ecografica (pericardiocentesi ecoguidata), che offre la possibilità di effettuare anche le opportune analisi sul liquido pericardico.

 

Pericardite e miocardite: attenzione a non confonderle

In relazione ai rari eventi avversi a seguito della vaccinazione anti-Covid-19, la pericardite oggi viene spesso confusa con una malattia diversa: la miocardite.

La miocardite, chiarisce il cardiologo, è sempre una patologia infiammatoria, abitualmente con causa virale, ma che interessa le cellule del muscolo cardiaco (miocardio), le quali riducono la propria forza contrattile e possono essere sostituite da tessuto fibroso.

 

Pericardite e Covid-19

Recentemente è stata messa in evidenza la possibilità del nuovo Coronavirus di arrecare, nelle forme più aggressive, danni anche molto importanti alle strutture cardiache.

Oltre a questo, nei 10/20 giorni successivi alla somministrazione della I o II dose dei vaccini anti-Covid19 si sono riscontrati rarissimi casi di pericarditi e miocarditi che hanno sollevato preoccupazione in molti. 

Se la connessione temporale con la vaccinazione indubbiamente costringe ad una attenta valutazione del rischio, un’analisi pubblicata nell’agosto 2021 su JAMA (2) (la rivista dell’ American Medical Association) ha evidenziato come su oltre 2 milioni di persone sottoposte ad almeno una dose di vaccino anti-Covid, in 40 ospedali del Paese, solo 20 individui, di cui 15 uomini, di età media 36 anni, abbiano riscontrato una miocardite post-vaccino, con 19 ricoverati, dimessi dopo due giorni di media e senza riospedalizzazioni. Oltre a questi, solo 37 individui, principalmente uomini, di età media 59 anni, hanno manifestato, invece, una pericardite, di cui 13 ricoverati in ospedale con una media di soggiorno di una sola giornata. 

“Al momento – conclude il Dott. Sala - non si conosce la motivazione di questo rapporto tra vaccinazione e i casi di miocardite e pericardite. Si ipotizza una causa immunitaria, ma occorrono studi più approfonditi, estesi  e di lunga durata per chiarire questo aspetto. 

Resta il fatto che, se guardiamo alle statistiche, queste sembrano indicare inequivocabilmente che l’infezione da Covid-19 rappresenti un fattore di rischio molto più alto per eventi avversi e danni alle strutture cardiache rispetto al vaccino”. 

 

Note

https://www.aifa.gov.it/-/vaccini-covid-19-aggiornamento-sulla-valutazione-in-corso-dei-casi-di-miocardite-e-pericardite
 2 https://jamanetwork.com/journals/jama/fullarticle/2782900
Cura e Prevenzione