Spondilite anchilosante: perché una diagnosi precoce è fondamentale?
PUBBLICATO IL 18 DICEMBRE 2019
La spondilite anchilosante, se non sottoposta per tempo a diagnosi e cura, rischia di progredire e di causare invalidità fino alla quasi totale immobilità. La diagnosi precoce è fondamentale, l’esperto ci spiega di cosa si tratta, come diagnosticarla e curarla
La spondilite anchilosante è una malattia infiammatoria reumatica che coinvolge principalmente la colonna vertebrale, rendendola rigida e causando anche difficoltà nei movimenti.
Se non diagnosticata per tempo, rischia di portare il paziente alla quasi totale immobilità. Spesso si giunge ad una diagnosi tardiva, perché questa patologia viene spesso confusa con una banale lombalgia.
Il dottor Fulvio Modenesi, Responsabile insieme al Dott. Franco Rossi dell’U.O. di Ortopedia e Traumatologia sez. I dell’Istituto Clinico Città di Brescia, ci spiega come riconoscerla e diagnosticarla per tempo.
Le cause
“Anche se le cause della malattia sono ancora sconosciute, stando agli ultimi studi, sembra che il responsabile della sua insorgenza sia un gene coinvolto nell’attivazione del sistema immunitario - spiega il dottore.
Questo gene attacca le articolazioni che, riconosce erroneamente come materiale estraneo e scatena l’infiammazione della spondilite anchilosante”.
Questa patologia è più frequente negli uomini che nelle donne e ha un'incidenza compresa tra lo 0.2 e l'1%.
I sintomi: come riconoscerla
Come spiega il dottore: “Il più precoce e tipico tra i sintomi, che si manifestano tra i 20 e i 40 anni d’età, è la lombalgia infiammatoria. Questa infiammazione si presenta con dolore in sede lombo-sacrale che può tuttavia anche estendersi ad altre zone del corpo (dorsale e cervicale)”.
Spesso viene confusa con una banale lombalgia. Ma, a differenza del comune mal di schiena, il dolore si associa molto spesso ad uno stato di rigidità mattutina che tende a migliorare con il movimento e non con il riposo.
Gli esami a cui sottoporsi
Cosa fare, quindi, in caso di dolore cronico a livello lombare? Il Dott. Fulvio Modonesi suggerisce: “In caso di dolore cronico a livello lombare e in caso di rigidità alla colonna vertebrale, è consigliabile sottoporsi ad una visita medica, ad esami del sangue e ad alcuni accertamenti radiografici”.
Tra gli esami consigliati, ci sono:
- radiografia del bacino e della colonna vertebrale: rimane l’esame principale a cui sottoporsi, nonostante le alterazioni della patologia diventino visibili solo dopo anni dall’esordio clinico;
- risonanza magnetica nucleare: utile per una diagnosi precoce.
Terapie e cura: le ultime novità in ambito farmacologico
È importante sapere che per la spondilite anchilosante non esiste una cura definitiva.
Tuttavia, continua il Dott. Fulvio Modonesi: “Una volta diagnosticata, ricorrendo ad alcuni terapie farmacologiche specifiche, è possibile inibire il processo infiammatorio migliorando sensibilmente la qualità di vita dei pazienti che ne sono affetti”.
Il trattamento da adottare in base alla gravità della condizione utilizza l’impiego di farmaci in grado di ridurre l’infiammazione e il dolore.
Negli ultimi dieci anni, un apporto fondamentale alla cura è giunto dall’uso dei farmaci biotecnologici, molto efficaci nel controllo dei sintomi spinali e periferici dell’infiammazione e nel bloccare o rallentare l’evoluzione dei danni strutturali.
“Ai pazienti affetti da spondilite anchilosante - conclude il Dott. Modonesi - si consiglia sempre di affiancare al trattamento farmacologico anche la fisioterapia e la riabilitazione, che ha come obiettivo primario la riduzione del dolore e della rigidità e il mantenimento della capacità motoria”.