Come riconoscere la fimosi nei bambini e come curarla
PUBBLICATO IL 25 OTTOBRE 2021
La fimosi nella maggior parte dei casi non è considerata patologica, ma può diventarlo se prosegue dopo i 5 anni di età. Il pediatra spiega di cosa si tratta, come si manifesta e come risolverla.
Si chiama fimosi ed è un restringimento del prepuzio, ovvero del lembo di pelle che ricopre l’estremità del pene. Fisiologico nei primi anni di vita, nel 90% dei bambini quest’alterazione anatomica si ‘risolve’ in modo spontaneo.
Può capitare però che il problema prosegua negli anni oppure insorga in età adulta, provocando bruciore mentre si urina, dolore durante i rapporti sessuali e un maggiore rischio di sviluppare infezioni, con un effetto negativo sulla qualità della vita.
Per evitare che questo accada, è importante sin dai primi fastidi affidarsi allo specialista che, stabilita l’entità del problema, deciderà la terapia più indicata per risolverlo e stabilirà se intervenire chirurgicamente. Come spiega il dottor Vicenzo Tomaselli, pediatra e chirurgo pediatrico dell'Unità Operativa di Pediatria e Neonatologia del Policlinico San Pietro.
Fimosi: fisiologica o patologica?
“Anche definita ‘restringimento prepuziale’, la cosiddetta fimosi è un’alterazione dell’anatomia del prepuzio, cioè del foglietto muco-cutaneo che avvolge l’estremità del pene o glande. Questo restringimento impedisce il corretto scorrimento del prepuzio sul glande - spiega il dottor Tomaselli -.
Nei primi anni di vita, questa condizione è una peculiarità della morfologia anatomica genitale maschile e generalmente tende a risolversi dopo i 5 anni in modo spontaneo . Per questo motivo la fimosi non viene considerata di per sé una patologia.
Tuttavia, se la condizione persiste, insorge in età adulta o non viene trattata in modo opportuno può comportare delle conseguenze anche gravi e avere un impatto negativo sulla qualità della vita degli uomini che ne sono affetti”.
Le categorie di fimosi
“La condizione di stenosi (restringimento) del prepuzio può essere classificata in base all’origine del problema e in funzione dell’entità/gravità dello stesso - spiega il pediatra - . Nel primo caso, si può parlare di:
- fimosi congenita: il restringimento è presente sin dalla nascita, ma generalmente si risolve da solo intorno ai 5 anni. Se persiste però può provocare fastidi e complicazioni.
- fimosi acquisita: la condizione di stenosi si manifesta in età adulta, a seguito di infezioni del glande che provocano cicatrici che aderiscono al prepuzio. In questi casi la minzione, l’erezione e i rapporti sessuali risultano fastidiosi o dolorosi. La fimosi acquisita può dipendere anche da traumi dovuti alla cosiddetta ginnastica prepuziale, ovvero alle manovre di scorrimento della pelle del prepuzio eseguite a volte in modo non corretto.
A seconda invece di quanto è esteso il restringimento - continua l’esperto - si distingue invece in:
- fimosi parziale: la scopertura del glande è parziale e avviene in genere durante l’erezione. Questa condizione potrebbe evolvere in parafimosi o “soffocamento del glande”: il prepuzio si ritrae ma poi rimane “bloccato e arrotolato” sotto al glande.
- fimosi serrata: il restringimento del prepuzio è totale ed è impossibile scoprire il glande. Oltre a provocare sintomatologia più intensa, questa condizione genera anche molto imbarazzo e disagio nell’uomo, poiché non permette l’erezione del pene”.
I sintomi
“Nei bambini la fimosi può comportare qualche fastidio all’atto di urinare. Sintomi più intensi tendono in genere a comparire dall’ età adolescenziale in poi che, nelle forme più gravi, sono:
- disuria (difficoltà nell'urinare);
- dolore durante le erezioni;
- difficoltà nei rapporti sessuali.
Altra complicazione comune della fimosi è l’insorgenza di infezioni, facilitate dal ristagno di smegma (accumulo pastoso e biancastro di secrezioni prodotte dai genitali maschili) e di urina. Le più frequenti sono:
- balanopostiti;
- postiti;
- balaniti in forma acuta.
Il prepuzio appare inoltre dolente, talvolta pruriginoso e arrossato. Infine, spesso dal meato uretrale (orifizio che permette la fuoriuscita dell’urina e dello sperma) fuoriesce una secrezione giallastra che crea irritazione”, chiarisce lo specialista.
La diagnosi
“Per confermare che la fimosi è patologica è necessario attendere che il bambino compia 5 anni. Se il restringimento prepuziale non si è risolto in modo spontaneo, è fondamentale chiedere il consulto del pediatra.
Per la diagnosi non sono necessari esami strumentali, ma basta l’esame obiettivo da parte del medico. In caso di fimosi acquisita con bruciore all’atto della minzione, invece, lo specialista potrà richiedere di eseguire esami delle urine per individuare eventuali tracce di infezione di uretra o vescica”, spiega ancora.
La cura
“Su indicazione dello specialista, i casi di lieve entità possono essere trattati con terapie locali con pomate a base di cortisone (ad esempio betametasone), utili soprattutto nei bambini per aumentare l’elasticità della pelle.
Si possono eseguire inoltre degli esercizi di ginnastica prepuziale, con pochi e delicati movimenti volti a scoprire il glande. È importante però che queste manovre vengano praticate attenendosi alle indicazioni del medico poiché, come detto in precedenza, potrebbero addirittura aggravare la condizione.
In caso di fimosi serrata o che comporta un evidente disturbo della minzione, lo specialista potrà decidere di intervenire chirurgicamente con la circoncisione”, sottolinea il dottor Tomaselli.
La circoncisione
“La tecnica più comunemente utilizzata per risolvere una fimosi grave è la circoncisione, intervento che consiste nell’asportazione del prepuzio.
Si tratta di una procedura generalmente effettuata in anestesia totale nei bambini e in locale negli adulti e basata sull’utilizzo di punti di sutura in materiale riassorbibile, che si scioglieranno dopo qualche giorno spontaneamente.
La circoncisione - conclude lo specialista - risulta essere l’intervento più efficace perché:
- permette un rapido recupero delle funzionalità dell’apparato genitale (minzione regolare subito dopo la procedura e ripresa dei rapporti sessuali dopo qualche settimana);
- comporta un minor rischio di infezioni dell’area genitale”.