Herpes zoster, il virus da non sottovalutare

PUBBLICATO IL 08 NOVEMBRE 2021

Chiamata anche ‘Fuoco di Sant’Antonio’, questa malattia si manifesta con microlesioni cutanee e dolore. Lo specialista spiega come curarla anche in caso di nevralgia post erpetica. 

L’Herpes zoster, conosciuto comunemente come fuoco di Sant’Antonio è una malattia virale determinata dal virus della varicella-zoster (VZV) che colpisce preferenzialmente i gangli nervosi. È una patologia molto diffusa e ne siamo circondati quotidianamente. 

Le nostre difese immunitarie sono tali da inibire, di solito, l’attività virale o ridurla al minimo. Si stima che 1 persona su 10 avrà almeno un episodio di herpes zoster in età adulta. Quali sono le cause? Come si tratta? 

Ce ne parla il dottor Massimo Barbieri, responsabile del Servizio di Terapia del Dolore dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi.

 

I sintomi

“In alcuni casi, la barriera immunitaria cede e allora il virus comincia ad aumentare le proprie capacità locali di diffusione e dispersione danneggiando, preferenzialmente, le fibre nervose e provocando, nella sua comparsa iniziale, fenomeni reattivi locali a livello cutaneo - spiega il dott. Barbieri -.

Questi si caratterizzano con microlesioni e pustole (simili a quelle della varicella), in una forma molto evidente e dolorosa che segue tipicamente il decorso del nervo sottostante, colpendo soprattutto:

  • volto;
  • torace;
  • arti inferiori. 

Un episodio dura, solitamente, da 2 a 4 settimane e ha come sintomatologia principale il dolore.

Può capitare che, prima della comparsa delle pustole, si possano verificare altri disturbi come:

  • febbre;
  • mal di testa;
  • prurito; 
  • stanchezza;
  • parestesie (percezione alterata degli stimoli sensitivi). 

In questi casi, è sempre meglio consultare il proprio Medico di Medicina Generale per non rischiare che la situazione peggiori e per cominciare, il prima possibile la terapia più idonea”. 

 

La cura

Quando questo sfogo appare, si ricorre al tipico trattamento antivirale, antinfiammatorio e antidolorifico anche se è sempre opportuno appurare non vi siano patologie concomitanti che abbiano in qualche modo favorito l’apertura della barriera immunitaria come, ad esempio, forme neoplastiche (tumorali). 

 

La nevralgia post-herpetica (PHN)

“Se il dolore persiste dopo la risoluzione dell'eruzione cutanea, molto probabilmente si è sviluppato un quadro clinico chiamato nevralgia post-herpetica (PHN) - specifica l’esperto -.

 A volte il dolore è presente prima dell’eruzione herpetica, a volte insorge durante la fase acuta, altre volte subito dopo la guarigione o anche alcune settimane o mesi dopo che il quadro clinico cutaneo è guarito.

Fattori di rischio per lo sviluppo della PHN sono: 

  • sesso femminile;
  • età avanzata;
  • dolore o disturbi della sensibilità precedenti lo sviluppo dell'eruzione cutanea;
  • maggiore gravità del dolore durante la fase cutanea acuta dell’herpes zoster;
  • distribuzione più ampia per l'eruzione da zoster. 

I dati emersi da due importanti studi clinici hanno mostrato che il 20% dei pazienti di età superiore ai 60 anni, correttamente trattati con antivirale nella fase acuta, hanno sviluppato la PHN. Questo numero aumenta al 41% se si considerano quei pazienti con dolore intenso durante l’eruzione cutanea e 47% se si valutano solo pazienti di sesso femminile con dolore intenso durante l’eruzione cutanea da zoster e pazienti con dolore o un disturbo della sensibilità preesistenti nella zona dell’eruzione”.

 

Le cause della PHN

Il problema insorge perché il virus ha danneggiato le fibre dei nervi che portano la sensibilità delle aree in cui si è sviluppata l’infezione da herpes.

“Il terapista del dolore deve assolutamente intervenire prima che sopraggiungano danni irreversibili del nervo - sottolinea lo specialista -. A livello microscopico, è visibile, proprio sulla superficie del nervo, una forma di degenerazione della membrana protettiva del nervo stesso (mielina) che lo ricopre a livello dei gangli, ma anche lungo tutto il suo percorso. 

Il dolore della nevrite post erpetica è irriducibile e limita tantissimo la qualità di vita del paziente perché non ha mai sosta, giorno e notte. Limita il sonno, l’alimentazione specie se è a livello del tratto facciale, la respirazione se è a livello toracico, quindi è una malattia estremamente grave e importante da trattare”. 

 

La cura per la nevralgia post-herpetica

A questo proposito, esistono trattamenti specifici e mirati, a livello transcutaneo, lungo il decorso del nervo, che possono essere effettuati o con l’ausilio di un ago, con l’iniezione di farmaci anestetici o adiuvanti adatti, o con la più semplice applicazione di cerotti molto efficaci. 

I cerotti 

“Il primo dei farmaci che viene somministrato in questo modo è la lidocaina, un anestetico locale ad alta concentrazione che, attraverso un cerotto, viene rilasciato in maniera continua per 12 ore, mantenendo un livello costante di analgesia laddove viene applicato, dopodiché va sostituito, specialmente all’inizio, quando la nevrite esordisce - continua l’esperto -.

Quando la nevrite è già consolidata, si ricorre a un farmaco molto potente, la capsaicina, derivata dall’estratto di peperoncino. 

Questa, applicata sempre tramite un cerotto a fortissima concentrazione, deve essere effettuata in un ambiente ospedaliero protetto e con grande cautela perché la dispersione della capsaicina può essere molto lesiva per l’occhio e per la cute dell’operatore che la esegue. 

L’applicazione dura circa 1ora, dopodiché se l’efficacia è raggiunta, il paziente ha un miglioramento, anche se talvolta non definitivo, fino a 6 mesi”. 

La neuromodulazione elettrica

Esistono poi delle terapie che permettono di modulare il segnale elettrico del nervo danneggiato dal virus: questi trattamenti entrano nella categoria della neuromodulazione elettrica. Sono sistemi molto sofisticati che consentono, tramite l’inserimento di un sottilissimo elettrodo all’interno della colonna vertebrale del paziente, di stimolare in maniera selettiva le fibre che trasportano il dolore

L’impianto avviene in 2 fasi e si esegue in anestesia locale:

  • nella prima fase (cfase test) si posiziona il sottile elettrocatetere. Si lascia il sistema temporaneo per alcune settimane in modo che il paziente possa valutare la reale efficacia del sistema; 
  • nella seconda fase, se il paziente è soddisfatto della analgesia ottenuta, si impianta il generatore di impulsi che è molto simile a un pacemaker cardiaco.

 

La neuropatia post-herpetica può presentarsi in forme apparentemente simili dal punto di vista clinico, ma molto differenti per quanto riguarda il meccanismo che la genera. È per questo che rimane uno dei quadri di dolore cronico più difficili da trattare

Tante volte infatti, due pazienti con un dolore post-herpetico apparentemente simile, hanno alla base meccanismi completamente diversi che richiedono trattamenti altrettanto differenti.

Esistono pertanto alcune forme in cui, purtroppo, non è possibile raggiungere una riduzione del dolore soddisfacente.

Oltre a questo, il paziente va considerato nel suo insieme: vanno considerate le comorbidità (presenza di altre malattie) e la sua condizione in generale

Anche il lato affettivo va considerato perché si tratta di un dolore cronico, un dolore che limita tantissimo la qualità della vita e induce fenomeni di ansia e depressione. Per questo è importante che intraprenda anche un percorso psicologico”. 

Il paziente che vede una possibile soluzione al proprio problema è un paziente che tendenzialmente guarirà. 

Una volta scomparsi i sintomi e le manifestazioni, la malattia rimane sotto il controllo dello stesso organismo, il quale riprende il dominio dell’immunocompetenza. 

Il rischio di ricaduta è sempre presente perché il virus, una volta annidato nei gangli, non scompare mai in maniera definitiva, un po’ come l’herpes labiale. 

Lo stato di benessere del paziente è la migliore delle prevenzioni. Se sta bene, è sano, non ha problemi e non presenta malattie croniche importanti e concomitanti, questa patologia può essere tranquillamente tenuta sotto controllo. 

 

Il vaccino per l’Herpes zoster

C’è anche una recente buona notizia: dal 2021 è disponibile, anche in Italia, il nuovo vaccino per prevenire l’herpes zostergià approvato dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense nel 2017 e dall’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) nel 2018.

“Si tratta di un vaccino ricombinante adiuvato (cioè non contiene una componente viva del virus varicella-zoster) che permette all’organismo di produrre anticorpi specifici contro il virus varicella-zoster contrastando così lo sviluppo di herpes zoster e delle sue complicanze. Viene somministrato in 2 dosi intramuscolari a due mesi di distanza l’una dall’altra - conclude Barbieri -.

Diversi studi hanno valutato l’efficacia del vaccino per la prevenzione del fuoco di sant’Antonio e della neuropatia post-herpetica. In particolare:

  • su persone di età superiore ai 50 anni il vaccino ha dimostrato un’efficacia del 97% contro l’herpes zoster e del 100% contro la neuropatia post-herpetica;
  • sugli over 70, l’efficacia è stata del 91% sul fuoco di sant’Antonio e dell’89% sui casi di nevralgia post-herpetica”.
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