Problemi del pavimento pelvico: quali sono e chi li cura

PUBBLICATO IL 18 MAGGIO 2021

Come capire se si hanno problemi al pavimento pelvico? Oggi c’è un medico di riferimento, lo specialista in coloproctologia e pavimento pelvico, che segue le pazienti dalla diagnosi alla cura. 

Solo da pochi anni si è posta la giusta attenzione verso il pavimento pelvico: un distretto che svolge un ruolo fondamentale in molte funzioni del corpo, dalla minzione all’attività sessuale, e che ha il compito di sorreggere numerosi organi, soprattutto nell’organismo femminile. 

Eppure per un lungo periodo le disfunzioni del pavimento pelvico sono state un problema non dichiarato. Complici il pudore, il timore di dover ricorrere a interventi drastici e il disorientamento nell’individuare lo specialista di riferimento, molte donne hanno trascurato il problema, convivendo con disturbi che ne hanno alterato la qualità della vita. 

Il medico del pavimento pelvico: il coloproctologo

Oggi finalmente esiste una professione medica specialista nella cura del pavimento pelvico, dalla diagnosi al trattamento: si tratta del medico chirurgo specializzato in Coloproctologia e Pavimento Pelvico, una figura in grado di accompagnare la paziente lungo tutto il percorso di cura, coordinare i vari professionisti coinvolti e trattare il problema fornendo soluzioni chirurgiche o riabilitative. 

All’IRCCS Policlinico San Donato il Dott. Angelo Stuto dirige l’unità di Chirurgia Coloproctologica e del Pavimento Pelvico e ci spiega in dettaglio: 

  • cos’è il pavimento pelvico 
  • quali possono essere i sintomi di una disfunzione 
  • come affrontare il percorso terapeutico.  

Le funzioni del pavimento pelvico

“Se rappresentiamo idealmente il nostro tronco come una stanza, il pavimento è composto appunto dal pavimento pelvico, mentre il tetto è il diaframma, utilizzato per respirare. 

Come tutti i pavimenti, è sollecitato dalla gravità. È il passaggio di tante strutture, che nelle donne sono

lano e il retto, la cavità vaginale, la vescica e l’utero.

Inoltre è implicato in numerosi meccanismi fisiologici quali:

  •  la defecazione;
  •  la minzione;
  •  l’attività sessuale. 

Il pavimento pelvico sorregge l’addome ogni volta che facciamo degli sforzi, fisici o sportivi, che determinano una contrazione dall’alto verso il basso della nostra struttura addominale”, racconta il Dott. Stuto.

Com’è fatto

Il pavimento pelvico è costituito principalmente da:

  •  muscoli;
  •  fibre connettivali, che devono agire in maniera coordinata tra loro per permettere tutte le funzioni.

Il tessuto connettivo che unisce le fibre muscolari ha un ruolo cruciale. Ci sono persone che, geneticamente, possiedono un connettivo particolarmente elastico: sono avvantaggiate, per esempio, nell’attività sportiva ma, a livello del pavimento pelvico, quest’elasticità potrebbe portare nel tempo a un cedimento o allungamento delle fibre connettivali, che determinano la discesa del pavimento pelvico”. 

I disturbi: discesa del pavimento pelvico e prolasso degli organi

Le patologie che coinvolgono il pavimento pelvico possono essere:

  •  funzionali, quando sono coinvolte le funzioni connesse con il distretto;
  •  organiche, relative agli organi che poggiano sul pavimento pelvico.

 “Parliamo principalmente di discesa del pavimento pelvico, o perineo discendente, e di prolasso degli organi pelvici”, spiega il dottore. 

Il perineo discendente

Il perineo discendente o discesa del pavimento pelvico  si verifica quando il pavimento, anziché rimanere stabile e tonico, scende verso il basso sotto una spinta defecatoria, minzionale o sportiva. 

Questa discesa impedisce alla muscolatura del pavimento pelvico di funzionare in maniera corretta e, di conseguenza, sorgono delle difficoltà nelle funzioni connesse, dall’incontinenza urinaria alle disfunzioni sessuali.  

Prolasso degli organi pelvici

Il prolasso degli organi del pavimento pelvico consiste invece nella discesa o, nei casi più severi, nella fuoriuscita, delle strutture che vi si poggiano: utero, vagina, vescica, retto-ano. 

“Il livello di prolasso è variabile e può cambiare:

  • a seconda della posizione, distesa o eretta;
  • con l’avanzare dell’età. 

Avviene in maniera progressiva, in particolari condizioni o con alcuni comportamenti, come:

  • i disturbi del collagene del tessuto connettivo;
  • i problemi di coordinamento del pavimento pelvico;
  • l’errato modo di defecare e mingere. 

Mettendo insieme tutti questi aspetti, possono crearsi le condizioni favorevoli al prolasso degli organi, che avviene, ovviamente, nel tempo”. 

Chi colpiscono

Le patologie del pavimento pelvico colpiscono prevalentemente le donne. Il genere maschile, per conformazione anatomica, ne soffre in misura minore: la prostata mantiene “solidità” nel distretto e l’unico organo che può essere colpito da un prolasso è l’ano-retto. 

“I disturbi del pavimento pelvico hanno una diffusione molto ampia. Superata la quarta/quinta decade di vita, posso dire che oltre il 50% delle donne ne è colpito. Fortunatamente non parliamo solo prolassi ‘importanti’ come quello uterino, ma anche di più frequenti prolassi emorroidari. 

Entrambi i casi esprimono una disfunzionalità del pavimento pelvico. Ci sono categorie di donne maggiormente esposte a questi disturbi. Nello specifico: 

  • chi ha condotto per lunghi periodi lavori pesanti, caratterizzati da prolungata stazione eretta; 
  • chi ha avuto gravidanze e parti multipli, magari anche tumultuosi;
  • chi ha una particolare lassità legamentosa, che è un fattore cruciale nella predisposizione ai disturbi del pavimento pelvico.

 Vi sono casi in cui queste patologie, come i ‘semplici’ prolassi emorroidari, colpiscono giovani donne: hanno tipicamente una conformazione fisica alta e magra, poiché la lassità del tessuto connettivo è più frequente nelle persone longilinee”.  

I principali sintomi

I disturbi del pavimento pelvico non si manifestano con segnali tipicamente allarmanti, come il dolore acuto e la presenza di sangue

Sono sintomi piuttosto sfumati, disturbi sottili che molte donne sopportano facilmente: un aspetto che porta a sottovalutarli, a conviverci per lunghi periodi di tempo, a pensare che siano situazioni “normali”. 

“In caso di problemi, è possibile avvertire:

  • pesantezza del pavimento pelvico, soprattutto la sera dopo una giornata in movimento;
  • difficoltà nella defecazione, con casi di stipsi da defecazione ostruita e di defecazione frammentata, in presenza di un prolasso rettale;
  • può manifestarsi un prolasso emorroidario, con fuoriuscita delle emorroidi e sanguinamento;
  • pollachiuria (necessità di urinare con molta frequenza e scarsa quantità) in caso di prolasso vescicale;
  • sensazione di una ‘palla’ all’interno della vagina e, nei casi più estremi, grandi difficoltà nel fare passeggiate, andare in bicicletta, fare attività sportiva, in presenza di prolasso vaginale o uterino. 

Fatta eccezione per queste condizioni limitanti, tendenzialmente i disturbi del pavimento pelvico sono sopportabili, non causano particolare dolore. Se a questo aspetto si aggiunge il pudore, ci troviamo davanti a tantissimi donne che non si fanno visitare, pensando sia una condizione normale o che questi problemi non abbiano una soluzione.

In realtà queste disfunzioni alterano di molto la qualità della vita: molte donne che ho operato, sono ‘rinate’ solo per aver ripristinato il normale funzionamento del pavimento pelvico”, approfondisce il dottore. 

Lo specialista della diagnosi e cura del pavimento pelvico

Ma come si effettua la diagnosi di un problema così sfumato, che coinvolge così tanti organi? 

“Il punto fondamentale è rivolgersi allo specialista giusto. Il medico chirurgo specializzato in Coloproctologia e Pavimento Pelvico è in grado di valutare tutti i distretti del pavimento pelvico, è la figura chiave per fare una diagnosi accurata, coordinare i vari specialisti coinvolti, accompagnare la paziente lungo il percorso di cura e indirizzarla verso un trattamento, non solo chirurgico. 

Durante la visita è importante stabilire un buon livello di confidenza, parlare con la paziente, perché è solo parlando che si riescono a scoprire disturbi o disfunzioni che altrimenti, per pudore, non verrebbero dichiarati. 

Oltre alla visita vengono valutati anche alcuni esami diagnostici, come:

  • ecografia;
  • risonanza magnetica;
  • manometria ano-rettale;
  • uroflussimetria;
  • visita ginecologica. 

Valutiamo poi a quale trattamento indirizzare la paziente, che può essere chirurgico, sempre mininvasivo, oppure riabilitativo”, conclude il Dott. Stuto. 

Cura e Prevenzione