Fecondazione assistita: quali i reali rischi per la salute delle donne

PUBBLICATO IL 08 FEBBRAIO 2021

Le terapie ormonali per la PMA possono essere rischiose e causare tumori o menopausa precoce? Risponde l’esperto rassicurando le future mamme sulla loro salute.

Tutte le coppie che si preparano ad affrontare un percorso di Procreazione Medicalmente Assistita hanno spesso molti dubbi sulla sicurezza delle cure e i possibili rischi connessi, perché convinte che le terapie ormonali possano danneggiare la salute della futura mamma.

“Quando riceviamo le nostre pazienti, al primo consulto, ci capita abbastanza frequentemente che ci venga chiesto quali sono gli effetti collaterali delle terapie ormonali sulla salute della donna. Si tratta di preoccupazioni comprensibili, che però molto spesso si basano su informazioni sbagliate e rischiano di frenare le coppie nella scelta di intraprendere un percorso che potrebbe consentire loro di realizzare il sogno di genitorialità.” spiega il dottor Mario Mignini Renzini – Direttore dell'Unità Operativa di Ginecologia presso gli Istituti Clinici Zucchi di Monza e Responsabile del Centro di Medicina della Riproduzione Biogenesi. 

Fivet, ICSI e insorgenza di tumori: esiste davvero una relazione?

“Quando si parla di terapie ormonali legate ai trattamenti di Procreazione Medicalmente Assistita le donne esprimono talvolta timori sui possibili effetti che queste potrebbero avere sulla loro salute, tra cui il rischio di sviluppare una patologia tumorale - spiega il dottor Mario Mignini Renzini -. 

Queste cure spesso vengono erroneamente definite ‘bombardamenti ormonali’, terminologia che mette in luce una preoccupazione diffusa, ma che non rispecchia affatto le caratteristiche, né gli effetti delle terapie ad oggi impiegate per la stimolazione ormonale, che, oltre ad essere sicure, vengono personalizzate in base alla anamnesi specifica della singola paziente. 

Quando le coppie avanzano dubbi, spiego in primo luogo che la condizione di infertilità è di per sé un fattore di rischio per alcuni tumori femminili, come il cancro alla mammella, endometrio e all’ovaio.

Gli studi scientifici che escludono un legame tra PMA e tumori femminili

I moltissimi studi scientifici condotti sul tema, dimostrano invece che non vi è un rischio significativo di sviluppare questi tumori, a seguito dell’utilizzo di terapie per la fertilità” prosegue il dottor Mignini Renzini. 

Nello specifico, uno studio pubblicato sul British Medical Journal ha escluso la possibilità che le donne che si sottopongono a trattamenti di PMA abbiano più probabilità delle altre di ammalarsi di tumori della mammella, del corpo uterino e delle ovaie. 

A questa evidenza, gli autori sono arrivati prendendo in esame i dati relativi alle oltre 255mila donne sottoposte a una procedura di procreazione medicalmente assistita in Gran Bretagna tra il 1991 e il 2010. Incrociando i dati di questo registro con i numeri delle nuove diagnosi oncologiche registrate durante un periodo di osservazione media durato otto anni, non è stato osservato un rischio più alto di ammalarsi di tumore del corpo dell'utero o di tumore al seno invasivo.

“In merito al rischio di ammalarsi di cancro - prosegue il dottor Mignini Renzini  - nelle donne sottoposte ad uno o più cicli di fecondazione assistita, possono in realtà incidere anche altri fattori, quali:

  •  la familiarità
  •  il fumo
  •  il tipo di dieta
  •  l’obesità
  •  l'età della donna al momento del trattamento.

Per queste ragioni, un aspetto dal quale non si può prescindere per salvaguardare in generale la salute della paziente, è quello di effettuare un piano di controlli preventivi periodici, che consenta di monitorare e intervenire in maniera precoce e tempestiva in caso insorgano neoplasie per le ragioni appena citate”, conclude il dottor Mignini Renzini.

Trattamenti di PMA e menopausa precoce  

“Un’altra paura frequente legata ai trattamenti di PMA è quella relativa al rischio di menopausa anticipata, ma anche in questo caso è giusto fare chiarezza e sfatare questo falso mito.” spiega la dottoressa Lucia Maragno, Specialista in Ginecologia e Ostetricia, presso il Centro di Medicina della Riproduzione Biogenesi degli Istituti Clinici Zucchi di Monza. 

La menopausa

La capacità riproduttiva nella donna è un meccanismo complicato, regolato da innumerevoli fattori, e soggetto a invecchiamento, come il resto del corpo. Ogni donna nasce con un patrimonio di ovociti (in media 2 milioni) che diminuisce gradualmente in quantità e qualità nel corso della vita fertile, senza rigenerarsi. 

Quando la riserva ovarica della donna termina, il complesso ciclo ormonale che sostiene la riproduzione si interrompe e subentra la menopausa”. 

I fattori che determinano la tempistica della menopausa - spiega la dottoressa Maragno - sono proprio:

  •  il numero di ovociti alla nascita;
  •  la rapidità con cui essi diminuiscono;
  •  il numero minimo di ovociti necessario per il ciclo mestruale.

Perchè la PMA non anticipa la menopausa

 “Nella donna ogni mese alcuni ovociti iniziano il processo di maturazione e crescita, ma solamente uno viene selezionato e giunge a maturazione completa -prosegue la dottoressa Maragno -. 

La terapia ormonale consente invece la maturazione contemporanea di tutti gli ovociti inizialmente reclutati, anche di quelli che non avrebbero completato il percorso maturativo

Non sussiste pertanto il rischio di esaurire più precocemente il naturale patrimonio follicolare ovarico della donna e di anticiparne la menopausa, in quanto gli ovociti portati a maturazione con i trattamenti di PMA sarebbero i medesimi che andrebbero persi durante un normale ciclo mestruale”.

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