Colite ulcerosa e malattia di Crohn: si può guarire?

PUBBLICATO IL 22 SETTEMBRE 2020

L’esperto fa luce su caratteristiche, sintomi e cure delle due più conosciute Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali. 

La colite ulcerosa (CU) e la malattia di Crohn sono le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (MICI) più conosciute. Esse sono caratterizzate da un processo infiammatorio cronico che colpisce uno o più distretti dell’apparato digerente e si manifestano con sintomi molto simili tra di loro (es. diarrea, dolore addominale, calo di peso corporeo). Nelle fasi più avanzate, possono portare alla comparsa di sintomi più gravi come emorragie del retto (soprattutto nella colite ulcerosa) oppure fistole e ascessi. 

La causa non è ancora conosciuta: si ipotizza che un elemento esterno scateni in un soggetto geneticamente predisposto una risposta immunitaria anomala con conseguente risposta infiammatoria che però non si risolve spontaneamente. 

Essendo croniche, queste patologie non comportano una guarigione completa, ma oggi si è in grado di tenerle sotto controllo, grazie all’assunzione di farmaci specifici e, in alcuni casi, l’intervento chirurgico di rimozione del colon-retto con ricostruzione. Ce ne parla il dottor Eugenio Jonghi Lavarini, responsabile del servizio di Gastroenterologia ed Endoscopia digestiva all’Istituto Clinico Sant’Ambrogio.

Le malattie infiammatorie dell’intestino

Il dottor Jonghi Lavarini spiega: “Si possono distinguere due principali entità patologiche distinte: la malattia di Crohn o morbo di Crohn (MC) e la colite ulcerosa (CU). 

Come caratteristiche comuni vi sono: 

  • la tendenza alla familiarità: essa varia dal 6 al 30%, con dimostrazione che i familiari di pazienti con MICI presentano un rischio 10 volte superiore a quello della popolazione generale;
  • il decorso cronico e intermittente con fasi di remissione di poussée;
  • l’elevata frequenza di fenomeni patologici extraintestinali.  

La colite ulcerosa interessa solo il retto e il colon e le sue lesioni sono continue e uniformi con progressione rettocolica. Nel Crohn, l’infiammazione (flogosi) è discontinua e transmurale (cioè attraverso la parete intestinale) e si presenta granulomatosa e produttiva mentre nella Colite questo processo si presenta in modo uniforme e localizzato solo alla mucosa”.

Anche se le cause di queste patologie sono ancora sconosciute, è comunemente accettato che queste abbiano in comune due fasi eziopatogenetiche

  • l’inizio
  • l’amplificazione-perpetuazione del processo infiammatorio.

La malattia di Crohn

Il morbo di Crohn può colpire qualsiasi distretto dell’apparato digerente, le lesioni sono segmentarie (skip lesion) e sono più frequenti a livello della porzione ileale dell’intestino tenue e a livello del colon

“La localizzazione della malattia di Crohn - approfondisce lo specialista - è più frequente a livello ileo-colico. In questo distretto i sintomi più frequenti sono:

  • la diarrea (80-90%)
  • il dolore addominale (70-80%)
  • il calo ponderale (50-60%). 

Più rari febbre, dolori articolari e presenza di sangue nel contenuto fecale. 

Nella fase più avanzata della malattia possono manifestarsi:

  • fistole
  • stenosi
  • ascessi.

La colite ulcerosa

“Il 90% dei pazienti con colite ulcerosa - differenzia il medico - presenta rettorragie (emorragie del retto) con modificazioni dell'alvo. Infatti possono essere presenti diarrea o stipsi

Generalmente assenti le manifestazioni sistemiche come febbre, malessere generale o calo ponderale”. 

La progressione della malattia dal retto al sigma avviene nel 10-30% dopo 5 e 10 anni, all'intero colon nel 5-10% dopo 10 anni. 

Le complicanze extraintestinali sono molto rare, invece, sono da temere quelle intestinali come:

  •  il rischio di perforazione
  •  il megacolon tossico
  •  l'emorragia massiva

Il rischio di sviluppare un carcinoma colico è significativamente superiore rispetto alla popolazione generale, circa il 3% dei pazienti con Colite ulcerosa può andare incontro alla neoplasia durante il corso della malattia.

Il trattamento farmacologico

“Il trattamento della colite ulcerosa e del morbo di Crohn si può rappresentare come piramide - approfondisce il dottor Jonghi Lavarini -. Alla base si collocano i farmaci a minore impatto come la Mesalazina (antinfiammatorio intestinale) o alcuni cortisonici topici che agiscono sull’intestino senza essere assorbiti in circolo. 

Se la malattia non dovesse rispondere a questo tipo di trattamento, si ricorre agli immunosoppressori (Azatioprina e 6-Mercaptopurina) regolatori del sistema immunitario e a farmaci biotecnologici o anti-TNF, detti anche “biologici”, potentissimi immunoregolatori. 

Va ricordato che questa è una malattia cronica dalla quale non si guarisce e che porta i pazienti ad assumere farmaci anche per tutta la vita, con fasi alternate di benessere e malessere”. 

Il trattamento chirurgico

Negli ultimi 20 anni, si sono sviluppate anche terapie chirurgiche che prevedono la rimozione dell’intero colon e del retto e la ricostruzione della continuità intestinale con la creazione di una tasca (realizzata con l’intestino tenue) che permette al paziente di guarire completamente dalla malattia. 

“Nel post intervento - conclude Jonghi Lavarini - il paziente dovrebbe poi sottoporsi a visite di controllo periodiche dal gastroenterologo curante ed, eventualmente, a endoscopie della pouch (sorta di tasca rettale) per controllare che non si ripresentino stati infiammatori”. 

Cura e Prevenzione