Chirurgia protesica del ginocchio all’Istituto Clinico Città di Brescia

PUBBLICATO IL 25 OTTOBRE 2020

Il dott. Giacomo Stefani fa il punto sulla chirurgia protesica del ginocchio, spiegando il suo metodo innovativo per la chirurgia di revisione. 

La mission della chirurgia protesica è sostituire un'articolazione dolente e funzionalmente limitata per usura o per traumi, ripristinando una funzione quasi del tutto normale. 

Il  Dott. Giacomo Stefani, Responsabile dell’U.O. di Ortopedia sez. II e specialista in chirurgia protesica e artroscopica del ginocchio dell’Istituto Clinico Città di Brescia, spiega quando ricorrere alla protesi totale o parziale, quanto sono efficaci e quando, invece, è necessaria la chirurgia protesica di revisione, per la quale lo specialista ha messo a punto un metodo innovativo, conosciuto a livello internazionale. 

Perché il ginocchio tende ad usurarsi

Il ginocchio, così come altre articolazioni, tende ad usarsi per svariati motivi: 

  • per predisposizione genetica
  • per l’avanzare dell'età
  • per le sollecitazioni a cui l’abbiamo sottoposto
  • in seguito a traumi. 

Il ricorso alla chirurgia 

“La chirurgia protesica - spiega il Dott. Stefani - è indicata per tutti coloro che presentano un’usura importante del ginocchio e si ritrovano a convivere con alcune limitazioni mai avute in precedenza. Anche se il parere del paziente è fondamentale, la valutazione di uno specialista resta un passaggio fondamentale: in seguito all’eventuale insuccesso delle terapie conservative, il dolore avvertito o ancor di più le limitazioni funzionali a cui deve sottostare possono rappresentare infatti un ostacolo insormontabile alla propria qualità di vita”.

Protesi parziale o totale

“La chirurgia protesica - ha proseguito lo specialista - richiede alcune scelte: a seconda del grado di usura dei componenti dell’articolazione si può eseguire: 

  • una protesi totale
  • una protesi parziale 

La scelta di optare per una specifica soluzione è data da diverse variabili a discrezione del chirurgo: 

  • ampiezza del danno, 
  • età e peso del paziente
  • il fatto che il ginocchio possa avere un asse più o meno corretto”.

Efficacia delle protesi

“Le nostre statistiche, sovrapponibili a quelle internazionali, ci danno l'88% di sopravvivenza dell'impianto protesico. Calcolando che poi, più si sale d'età, minore è il tempo di utilizzo, possiamo affermare che una protesi fatta intorno ai 65 anni ha buone probabilità di non dover essere sostituita

Qualora invece l’intervento protesico dovesse sopraggiungere prima, potrebbe essere necessaria una revisione nel tempo anche se, rispetto a trent'anni fa quando le protesi erano per lo più demolitive (veniva tolto tutto e ricostruito), oggi sono per lo più dei rivestimenti conservativi molto più facili da revisionare

Certamente uno degli aspetti che ha contribuito maggiormente al miglioramento e alla durata delle protesi è stato l’ampliamento dell’offerta in materia di taglie di protesi: un tempo, infatti, ne esistevano cinque misure, oggi invece ce ne sono almeno 15/20 per cui è molto più facile trovarne una più vicina alle esigenze del singolo paziente”.

Chirurgia di revisione: il metodo del dott. Giacomo Stefani

Talvolta, in una piccola percentuale di casi, si rende necessario un secondo intervento chirurgico per correggere alcune anomalie che provocano dolore o instabilità articolare anche a distanza di anni dalla prima operazione. È qui che entra in gioco la chirurgia protesica di revisione grazie alla quale si rimuove il vecchio impianto e lo si sostituisce con nuove componenti. 

Anche in quest’ambito l’esperienza maturata dall’U.O. di Ortopedia sez. II dell’Istituto Clinico Città di Brescia vanta una tradizione importante: lo dimostra il metodo innovativo per la revisione della protesi messo a punto dal Dott. Giacomo Stefani. “Da oltre un decennio utilizzo una fissazione della protesi, in gergo definita camicia, che permette di eliminare gli steli con il vantaggio di: 

  •  diminuire i tempi chirurgici
  • ridurre l’invasività della protesi. 

La camicia viene fissata non più in profondità, ma molto vicino alla superficie articolare, con vantaggi nella chirurgia e senza perdere stabilità nella fissazione della protesi rispetto agli steli. 

Nel tempo l’utilizzo di queste camicie si è diffuso a macchia d’olio in tutto il mondo, ma la nostra variante, la cui efficacia è stata confermata da studi sui numerosi pazienti operati e richiamati a visita di controllo, non presenta nemmeno lo stelo. Questo è il motivo per il quale vengo spesso chiamato ad intervenire durante alcuni dei più importanti congressi internazionali, gli ultimi dei quali vissuti ’da remoto’ a causa del Covid-19 che erano inizialmente previsti ad Amburgo e Bratislava”.

 

Cura e Prevenzione