La psoriasi ai tempi del coronavirus: 6 cose da sapere

PUBBLICATO IL 13 MAGGIO 2020

Le manifestazioni cutanee di chi soffre di psoriasi potrebbero peggiorare in situazioni di stress come quella legata all’attuale emergenza coronavirus. La parola al professor Antonino Di Pietro.   

La psoriasi, in Italia riguarda circa 2 milioni e mezzo di persone di tutte le età. Si tratta di un’infiammazione cronica non contagiosa della pelle  legata a filo doppio con l’aspetto psicologico. 

Le ricerche scientifiche hanno dimostrato che da un lato ansia e stress possono essere in molti casi elementi che scatenano o peggiorano il disturbo, dall’altro chi ne soffre può vedere peggiorata la propria qualità di vita a causa del disagio estetico che determina. 

È evidente quindi che, in fasi delicate come quelle che stiamo vivendo per l’emergenza coronavirus, anche questo disturbo può peggiorare. Senza contare che, già di per sé, la primavera rappresenta una stagione a rischio. 

Ne parliamo con il professor Antonino Di Pietro, direttore scientifico dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis con sede a Palazzo della Salute – Wellness Clinic.

1. Come riconoscerla:  i sintomi della psoriasi

I segni tipici di questa patologia sono la comparsa di chiazze leggermente in rilievo sulla pelle, di colore rosso chiaro e ricoperte da squame di colore bianco-argenteo, di forma tondeggiante e dimensioni comprese tra pochi millimetri a oltre dieci centimetri.  

Le zone dove si presenta più spesso sono: gomiti, ginocchia, cuoio capelluto e, in alcuni casi, unghie. 

I sintomi hanno un andamento “altalenante”, ovvero si alternano periodi in cui i sembrano essere in remissione a momenti di riacutizzazione.

2. Le cause? Non sono ancora certe 

Le cause della psoriasi non sono certe. L’ipotesi più valida è che si tratti di una malattia della pelle stessa che causa una crescita fuori controllo e un’infiammazione cutanea. 

Si è visto però che, ad esempio, in molti casi un ruolo importante nell’insorgenza della patologia è rappresentato dalla predisposizione genetica. Infatti, se uno dei genitori è ne è affetto, il figlio ha buone probabilità di ammalarsi, mentre se entrambi i genitori ne soffrono le probabilità di ereditarla salgono al 50 per cento. 

Molte persone, però, si ammalano senza che nessun familiare ne sia mai stato colpito. 

3. Ustioni, farmaci e stress tra i fattori scatenanti 

Esistono, invece, dei fattori di rischio che possono portare alla riacutizzazione e/o al peggioramento del disturbo. Tra questi un trauma locale, una irritazione della pelle o una seria ustione da sole, ma anche una reazione allergica a farmaci come gli antinfiammatori o i betabloccanti, senza dimenticare il fattore emotivo e psicologico. 

4. I fattori psicologici

Anche la psiche può avere il suo effetto sulla psoriasi: una condizione di forte ansia oppure un evento stressante possono abbassare le difese immunitarie del corpo e incidere sulla comparsa o l’aggravarsi dei sintomi. 

Sempre dal punto di vista psicologico, non è da sottovalutare il fatto che questa malattia può arrivare ad avere un impatto negativo con non poche ripercussioni sulla vita di relazione e questo può ingenerare un circolo vizioso.

5. Le cure per tenerla sotto controllo

È importante trattare la psoriasi nel modo corretto, cercando il più possibile di limitare i fastidi con le terapie più adeguate e non trascurando nemmeno l’aspetto psicologico. Essendo una malattia cronica, la psoriasi non può guarire completamente, ma con le cure giuste si può tenere a bada. 

In genere, vengono associati diversi tipi di terapie a seconda dello stato dell’infiammazione: 

  • terapie topiche con emollienti, cheratolitici, cortisonici, ditranolo  
  • terapie sistemiche a base di ciclosporina, methotrexate e acitretina. 

Le cure con fototerapia UVB e P-UVA 

Un aiuto importante arriva poi dalla fototerapia con UVB e P - UVA o meglio dalla fototerapia con LED di ultima generazione. 

Si tratta di un trattamento indolore che sfrutta la capacità delle nostre cellule della pelle di assorbire luci con una certa lunghezza d'onda utilizzandole come fonte di energia per riparare le cellule danneggiate ed eliminare stati di infiammazione. 

Se necessario si può ricorrere a nuovissimi farmaci biologici che, nei casi più gravi, possono tenere sotto controllo la malattia con ottimi risultati.

6. Le buone abitudini da seguire

Anche un corretto stile di vita può aiutare, in molti casi, a tenere sotto controllo i sintomi e attenuare e migliorare le condizioni.  Tra le buone abitudini:

  • consumare almeno due litri di acqua al giorno;
  • mangiare frutta e verdura di stagione; 
  • limitare l’assunzione di latticini, carne rossa, salumi, cibi piccanti; 
  • smettere di fumare;
  • ridurre il consumo di alcolici. 

È bene anche prestare attenzione ai vestiti che si indossano, privilegiando tessuti leggeri e traspiranti in fibre naturali (cotone, lino o seta). 

 

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