Dito a scatto nei giovani: quando l’eccessivo utilizzo di dispositivi touch crea problemi

PUBBLICATO IL 03 GIUGNO 2020

Un dolore forte e la difficoltà a stendere e piegare pollice o anulare: si tratta del “dito a scatto”, una patologia sempre più comune anche tra i giovani. 

La tenosinovite stenosante, patologia più comunemente conosciuta come ‘dito a scatto’, è una infiammazione della guaina sinoviale che riveste i tendini flessori del pollice o anulare. Si manifesta con dolore o estrema difficoltà durante la normale flessione ed estensione del dito. Esistono casi in cui il dito rimane piegato ed è necessario riportarlo alla posizione originaria con l’aiuto dell’altra mano.  

Oggi il dito a scatto è una patologia che colpisce anche i più giovani. I principali indiziati della sua diffusione? I dispositivi elettronici con touch screen come smartphone e tablet.

Le cause della diffusione tra i più giovani

“Se fino a qualche anno fa questa patologia colpiva in particolar modo le donne sopra i 50 anni - spiega la dott.ssa Gabriella Tuvo, ortopedico presso l’Istituto di Cura Città di Pavia e specialista nella chirurgia della mano e dell’arto superiore - ora la sua incidenza è aumentata nelle fasce di età inferiori.

Nei giovani si nota un aumento delle patologie tendinee, dalla semplice tendinite transitoria al cosiddetto dito a scatto. Questo perché i ragazzi trascorrono molto tempo davanti a videogiochi da gestire tramite joystick, cellulari e tablet touch screen. 

E’ bene precisare però che l’infiammazione può essere associata ad altre patologie come l’artrite reumatoide, la gotta o il diabete. In questi casi si parla di dito a scatto secondario”. 

Di cosa si tratta

“Il dito a scatto – spiega la dott.ssa Tuvo - è causato dal restringimento della membrana che circonda il tendine del dito colpito. 

Possiamo immaginare i tendini come corde fibrose che collegano i muscoli all’osso; sono avvolti da una membrana protettiva, l’epitenonio. In alcuni distretti corporei, ed in particolare nei punti in cui il tendine scorre tra superfici ossee e superfici fibrose, è circondato da una sottile guaina di scorrimento chiamata guaina sinoviale. Essa contiene al suo interno un sottile film di liquido lubrificante che ne favorisce lo scorrimento.

Se la guaina sinoviale si infiamma, aumenta di spessore e diventa un ostacolo allo scorrimento fluido del tendine e il dito rimane bloccato in posizione piegata prima di raddrizzarsi con uno scatto.”

I sintomi 

I principali sintomi del dito a scatto sono:

  • dolore e difficoltà al movimento del dito alla ripresa del movimento al risveglio; 
  • ridotta elasticità nel movimento del dito nei movimenti di apertura e chiusura della mano; 
  • rumore (clic) durante i movimenti di apertura e chiusura della mano; 
  • blocco in flessione del dito con difficoltà a riacquisire la posizione in estensione e talvolta necessità di sblocco manuale con l’altra mano.  

I rimedi e le cure

“Come primo step – spiega la dott.ssa Tuvo - è bene tenere il dito a riposo, utilizzando un tutore e applicando ghiaccio, pomate o cerotti contenenti antinfiammatori, integratori specifici per la struttura del tendine. 

Si consiglia la terapia fisica e riabilitativa, previo parere dello specialista di riferimento come, ultrasuoni, laserterapia, tecarterapia, associati a manipolazioni ed esercizi manuali. 

In casi selezionati, se viene confermata clinicamente ed ecograficamente un’evidente ipertrofia della guaina sinoviale che riveste i tendini flessori, si potranno effettuare infiltrazioni con corticosteroidi, al fine di ridurre l’infiammazione e il dolore. 

Questo tipo di terapia non è adeguata a tutti i pazienti per i possibili effetti collaterali del farmaco e per le interazioni con altre terapie eventualmente già in atto. Pertanto, la sua possibile indicazione andrà valutata caso per caso dallo specialista di riferimento”. 

L’intervento chirurgico

“Se questi rimedi non permettessero di portare a guarigione il paziente - aggiunge la dottoressa -, si renderà necessario ricorrere all’intervento chirurgico di tenolisi (liberazione del tendine) eventualmente associato alla sinoviectomia (rimozione del tessuto sinoviale ipertrofico).

L’intervento viene effettuato in anestesia locale, è di semplice esecuzione e di breve durata (dura all’incirca 15-20 minuti). Non è doloroso e non richiede in genere la permanenza in ospedale nella notte successiva. 

Consiste nell’apertura della struttura fibrosa nel punto in cui risulta costrittiva per il tendine (denominata puleggia) impedendone il corretto scorrimento, in modo da permettere al dito di recuperare la normale mobilità. 

Il paziente rimane in osservazione poche ore al temine dell’intervento, per verificare il controllo del dolore post operatorio. Potrà da subito utilizzare la mano operata per eseguire alcuni dei normali gesti della vita quotidiana senza sollevare pesi e fare sforzi per circa 3-4 settimane.” 

Cura e Prevenzione