Tornare al lavoro dopo il cancro: il progetto Dote Tornare al Lavoro

PUBBLICATO IL 13 GENNAIO 2020

Il ritorno all'attività lavorativa dopo un tumore è uno stimolo importante. Per questo esistono progetti come Dote Tornare al Lavoro per il reinserimento lavorativo, attivo anche all’Istituto Clinico di Villa Aprica.

Come è noto il numero di pazienti che sopravvivono al cancro è aumentato negli ultimi decenni ed ha cresciuto la possibilità di un loro reinserimento nell’ambiente sociale e lavorativo. 

Per questo sono stati sviluppati a livello regionale progetti come Dote Tornare al Lavoro per i pazienti oncologici. 

“In molti casi - spiega la dottoressa Doris Mascheroni, responsabile di Medicina generale e Oncologia dell’Istituto Clinico Villa Aprica - i pazienti oncologici si trovano a fronteggiare le problematiche connesse a tornare alla vita di tutti i giorni e a riprendere ciò che avevano lasciato mesi prima a causa della malattia, pur con il desiderio di sentirsi di nuovo produttivi e socialmente utili”. 

Le difficoltà principali riguardano:

  • resistenze psicologiche personali e di chi li circonda;
  • difficoltà fisiche;
  • difficoltà economiche e legislative.

Eppure, il ritorno al lavoro ha un valore ‘terapeutico’ per chi ha affrontato le lunghe cure di un cancro.

Il lavoro come terapia 

Il lavoro, infatti, è collegato ad aspetti come l’identità personale, il senso di normalità, l’appartenenza ad una comunità, il mantenimento di una propria autostima e, infine, la remunerazione. 

Una ripartenza preziosa al lavoro è come una cura, perché restituisce dignità e normalità. Ma non sempre è semplice.

“Il lavoro è un acceleratore di guarigione - continua la dott.ssa Mascheroni-. Alzarsi con uno scopo, partecipare a una riunione, sentirsi gratificati sono tutti fattori che incidono positivamente sui pazienti, però, serve flessibilità, intesa non come precarietà ma come apertura. 

Una metanalisi di De Boer e altri, riportata su ‘Jama’ nel 2009 evidenzia che il tasso di ritorno al lavoro tra i malati di cancro in età lavorativa è di circa il 63,5%: sei mesi dopo la diagnosi il 40%, otto mesi dopo la diagnosi il 73%, due anni dopo la diagnosi l’89% e cinque anni dopo la diagnosi il 67%”. 

Gli effetti collaterali della chemioterapia e delle cure biologiche 

È ampiamente documentato quanto sia impegnativo tollerare la chemioterapia o la target-terapia per fronteggiare una malattia neoplastica (e di solito la terapia iniziale dura non meno di 4-6 mesi). 

Alcuni trattamenti sono più duraturi o addirittura il ‘mantenimento’ può proseguire a lungo o fino a una possibile recidiva di patologia. 

Gli effetti collaterali durante la malattia sono molteplici e variabili a seconda dei farmaci utilizzati. 

Le principali conseguenze sono: 

  • nausea;
  • vomito;
  • alopecia; 
  • dissenteria; 
  • disturbi neurologici.

A questi si aggiungono i meno noti effetti collaterali di alcune terapie biologiche quali:

  • dermatiti; 
  • prurito;
  • alterazione della funzionalità epatica o renale. 

Comune a entrambe le terapia anti-tumorali, anche perché inevitabilmente correlate alla malattia di base, sono l’astenia o debolezza, l’anoressia e la scarsa capacità di concentrazione. 

Il ritorno al lavoro dopo le cure oncologiche

“L'intervento, la chemioterapia e le cicatrici segnano corpo e anima.

Le persone colpite dal cancro - commenta la specialista - hanno tante e coraggiose battaglie da affrontare, ma di una in particolare si parla ancora pochissimo ed è quella della conciliazione malattia-lavoro: malattia e quotidianità devono andare di pari passo. 

“Non bisogna rientrare al lavoro dopo un tumore perché si teme di perdere il posto - conclude Mascheroni - piuttosto per ritrovare dignità e normalità: il primo passo è informarsi sui propri diritti”. 

Come funziona la Dote Ritorno al lavoro per i malati oncologici

Negli ultimi anni, la sensibilità verso le problematiche inerenti al rientro al lavoro dei pazienti oncologici è aumentata progressivamente e, nel 2019, è divenuta oggetto di un dispositivo regionale dedicato, denominato Dote Ritorno al Lavoro. 

Questa si configura come un dispositivo a supporto della permanenza in ambito lavorativo delle lavoratrici e dei lavoratori con ridotte capacità a seguito di patologie oncologiche o invalidanti, anche attraverso lo smartworking, ovvero la possibilità di lavorare da casa. 

“L’obiettivo principe - spiega Paola Colombo, Responsabile Servizi al Lavoro di IAL-Innovazione Apprendimento Lavoro Lombardia, uno degli enti coinvolti nella gestione della Dote Ritorno al lavoro - è sperimentare un modello di accompagnamento al lavoro attraverso strumenti che siano in grado di:

  • rinforzare le competenze necessarie per recuperare l’eventuale gap di conoscenze a seguito del periodo di distanza dal mondo del lavoro;
  • permettere l’acquisizione di competenze trasversali; 
  • svolgere un ruolo di accompagnamento nell’eventuale percorso di riconversione professionale.

Questo percorso risulta particolarmente utile nei casi ove il rientro al lavoro si caratterizzi per la necessità di modificare la mansione precedentemente ricoperta”. 

Dote Ritorno al Lavoro a Villa Aprica

Insieme al reparto di Oncologia di Villa Aprica, IAL ha avviato da qualche mese il progetto Dote Ritorno al Lavoro per garantire ai pazienti un reinserimento nell’ambito lavorativo che sia il più idoneo e il meno traumatico possibile. 

“Ci auguriamo che il dispositivo Dote Ritorno al Lavoro - conclude la dottoressa Colombo - sia solo il primo di una serie di iniziative che possano sempre più mettere al centro le necessità dei pazienti non solo nel contesto ospedaliero, ma anche nella vita di tutti i giorni”.

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