L’ospedale ai tempi del COVID-19

PUBBLICATO IL 20 APRILE 2020

Alcuni medici dell’Istituto Clinico S.Anna raccontano come l’ospedale ha riorganizzato le proprie attività per affrontare l’emergenza sanitaria.

La sfida che vede i medici e gli infermieri coinvolti in prima linea per la gestione di questa straordinaria emergenza sanitaria da COVID-19 ha prodotto una serie di cambiamenti significativi nella tradizionale organizzazione sanitaria

Ce lo raccontano il Dott. Angelo Bianchetti, Medico Geriatra e Direttore di Dipartimento Funzionale Medico Riabilitativo dell'Istituto Clinico S. Anna di Brescia, la Dott.ssa Piera Ranieri, specialista pneumologa, e il Dott. Fabio Guerini, specialista in Geriatria. 

Da Codogno ad oggi

Quando il 20 febbraio scorso venne accertato il primo caso di COVID-19 in pochi avrebbero immaginato un’epidemia di questa portata con risvolti sociali, relazionali e professionali molto significativi.

Nonostante questo, però, il sistema sanitario lombardo ha retto dando prova di grandi capacità di adattamento. 

“In poco tempo - spiegano i dottori - nell’incertezza clinica, organizzativa e legislativa, il nostro sistema ospedaliero è stato investito da un cambiamento radicale. Un cambiamento che abbiamo vissuto con timore, spinti dall’urgenza, ma anche con grande senso di responsabilità, collaborazione e senso del dovere”.

Da 22 a 150 posti letto per i pazienti COVID-19 

Uno stravolgimento che ha portato non solo ad un imprescindibile incremento dei posti letto, ma che ha prodotto una completa rimodulazione dell’attività clinica che ha interessato tutte le specialità. 

“Ora a Brescia - continua il Dott. Bianchetti - il 50% dei posti letto totali ospedalieri sono orientati alla cura di pazienti COVID e giornalmente oltre 2.000 pazienti sono assistiti negli ospedali. Molte cose sono ancora incerte, forse si possono fare meglio, sicuramente molti di noi si sono trovati impreparati, ma si è trattato comunque di un risultato straordinario, inimmaginabile solo un mese fa”.

Gli elementi che hanno permesso di fronteggiare l’emergenza

Per uscire dalla drammatica situazione che si è venuta a creare nei principali ospedali lombardi, alcuni elementi sono risultati più decisivi di altri nel fronteggiare questa emergenza: la grande duttilità mostrata dal sistema ospedaliero nel suo complesso (pubblico e privato), la capacità di aggiornamento, integrazione e collaborazione dei medici a tutti i livelli, l’intelligenza di riconoscere in questa situazione emergenziale, oltre alla dimensione clinica, anche quella relazionale per cui ogni medico è diventato anche tramite tra paziente e famiglia, la dinamicità del sistema organizzativo che ha orientato tutti gli sforzi alle nuove necessità dettate dall’emergenza.

I problemi irrisolti a cui guardare per il futuro

Sicuramente lo tsunami provocato da questa emergenza sanitaria ha fatto emergere alcune criticità che in futuro dovranno essere affrontate con maggior efficacia. 

“La problematica emersa con maggior frequenza - proseguono la Dott.ssa Ranieri e il Dott. Guerini - è stata la difficoltà di relazione con il territorio, con la medicina di famiglia, con i distretti.  Ormai il nostro contatto con il territorio è l’ambulanza che arriva in Pronto Soccorso, poi più nulla… In secondo luogo la resistenza psicofisica degli operatori sanitari. 

All'afflato iniziale che ha portato ad una corale risposta ("io ci sono"), oltre ad una diffusa unità e volontà, infatti, ha fatto seguito dopo un mese di ininterrotta attività un’inevitabile e comprensibile stanchezza, un senso di frustrazione e talvolta di rabbia verso un sistema che sembra talvolta non avere ancora capito la drammaticità della situazione. 

Un’altra problematica è stata la sostanziale marginalizzazione di tutti i pazienti “non COVID”, soprattutto gli anziani che affollavano i nostri ambulatori di geriatria… Che fine hanno fatto? Sarà opportuno tornare quanto prima ad occuparci di loro”. 

Il futuro dopo il COVID-19 

Ora che, piano piano, si sta superando l’emergenza e si stanno registrando passi in avanti nella lotta contro il COVID-19 , si dovrà trovare risposte alle molte domande cliniche irrisolte di questi ultimi mesi. 

“Sarà necessario - conclude il Dott. Bianchetti - ritrovare la capacità di proporre scelte cliniche ragionate e non più dettate dall’emergenza, e superare l’incertezza di una medicina senza una chiara evidenza. 

A questo dobbiamo cominciare a pensare, lo devono fare le istituzioni (le aziende sanitarie, gli ospedali, l’Università, gli Ordini Professionali), ma lo dobbiamo fare anche noi medici per trovare nuove strade e per rispondere ai futuri mutati bisogni di salute. Per questo bisognerà far leva sulla cultura, sulla ricerca, sulla formazione, sul confronto e sulla fantasia”. 

Cura e Prevenzione