SOS glaucoma: dalla diagnosi al trattamento

PUBBLICATO IL 12 SETTEMBRE 2019

“Per effettuare un’accurata diagnosi di glaucoma - spiegano il dottor Salvatore Giglio, responsabile dell’U.O.  di Oculistica all’Istituto Clinico San Siro e con il dottor Giovanni Bolzoni, oculista presso la stessa Unità - è necessario sottoporsi a una vista oculistica completa che deve valutare: la pressione dell’occhio, tono oculare, mediante il tonometro di Goldmann, il pneumotonometro o il metodo jcare; l’aspetto della testa del nervo ottico, papilla,esame che può semplicemente essere effettuato dallo specialista oculista con un oftalmoscopio e lo stato del campo visivo, esame che in pochi minuti valuta il livello dei danni del nervo ottico e rileva un eventuale aumento della pressione oculare oppure un’anomalia, mediante la perimetria computerizzata. Questi esami sono semplice e non invasivi e, grazie a una strumentazione adeguata, sono in grado di fornire una corretta diagnosi. Un ulteriore esame utile al corretto inquadramento della patologia è rappresentato dalla pachimetria corneale grazie al quale, in pochi secondi e senza alcuna invasività, viene misurato lo spessore della cornea.” “In condizioni normali - continuano - la pressione dell’occhio oscilla fra 10 e 20 mmHg (millimetri di mercurio); se il tono oculare si approssima a 20 e la cornea è sottile (500 micron) allora vi è pericolo di danni glaucomatosi, mentre se la cornea è spessa (600 micron), il rischio è meno importante. Anche la tomografia ottica a radiazione coerente (OCT) è uno strumento diagnostico importante: è un esame assolutamente non invasivo, rapido e preciso, che permette di misurare lo spessore delle fibre nervose a livello della papilla del nervo ottico, evidenziando quantitativamente i danni già segnalati dal campo visivo. In caso di ulteriori dubbi diagnostici, esistono esami più sofisticati e con tecnologia più complessa che possono registrare lo stato dei danni già presenti e valutare la progressione della patologia, fra questi oltre all’OCT, troviamo la Polarimetria s scansione laser (SLP) e la Scansione laser confocale (CSL)”. “La terapia - concludono Giglio e Bolzoni - può essere sia conservativa sia chirurgica: la prima si basa per lo più sull’utilizzo di colliri che agiscono sui vari fattori che causano la patologia e in particolare sulla riduzione della produzione dell’umore acqueo, altri invece agiscono sull’aumento del deflusso dell’umore acqueo. Una nuova categoria di farmaci agisce invece sulla neuroprotezione, cioè tende a proteggere le fibre nervose dall’insulto ischemico e dalla morte cellulare programmata. Si ricorre alla chirurgia nel momento in cui le terapie conservative falliscono oppure perché esistono casi che, indipendentemente dalla diagnosi precoce, dalla correttezza delle terapie e dall’aderenza a esse da parte del paziente, tendono comunque a peggiorare. La chirurgia consiste nel creare delle vie di deflusso dell’umore acqueo riducendo la pressione”.

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