Come viene trattata la Sindrome di Brugada?

PUBBLICATO IL 21 MARZO 2019

Nel 2014 il Prof. Carlo Pappone, direttore dell’unità di Aritmologia ed Elettrofisiologia dell’IRCCS Policlinico San Donato, ha messo a punto insieme al Prof. J. Brugada la tecnica per “disinnescare” la Sindrome di Brugada.

Prima della scoperta dell’ablazione, l’unica possibilità per i pazienti era l’impianto di un defibrillatore che con una scarica faceva ripartire il cuore. Un metodo che presentava numerosi limiti: doverlo portare tutta la vita, sostituire la batteria dopo un certo numero di anni, un potenziale rischio di infezione o malfunzionamento. Da qui è nata la necessità di trovare delle soluzioni che agissero direttamente sui meccanismi alla base della genesi delle aritmie.

Dal punto di vista diagnostico, spesso l’elettrocardiogramma non è sufficiente per identificare la Sindrome di Brugada, perché in circa i 2/3 dei casi è completamente normale. Per questo è fondamentale lo studio elettrofisiologico della mappatura del cuore e dell’utilizzo dell’ajmalina per smascherare quelle parti di tessuto cardiaco che, in circostanze imprevedibili, possono innescare l’aritmia ventricolare che determina la morte improvvisa.

Presso l’unità di Aritmologia dell’IRCCS Policlinico San Donato sono state sviluppate tecnologie innovative in grado di effettuare una mappatura del cuore estremamente accurata. Si tratta di software in grado di riconoscere in modo automatico la distribuzione delle aree anomale e di particolari sonde in grado di emettere impulsi di radiofrequenza che “ripuliscono come un pennello”, la superficie anomala del ventricolo destro, rendendolo elettricamente normale. “Sono orgoglioso che tale innovazione tecnologica sia stata esclusivamente ideata e realizzata in Italia, presso il nostro dipartimento di ricerca. Tale tecnologia – aggiunge il prof. Pappone – sarà prossimamente a disposizione di tutto il mondo scientifico, offrendo a tutti i medici specialisti la possibilità di estendere le cure ad una popolazione sempre più ampia”.

Gli oltre 500 pazienti affetti da Sindrome di Brugada, trattati dal Prof. Pappone presso il Policlinico San Donato mediante ablazione, monitorati in un follow-up di circa 3-4 anni, non hanno più mostrato i segni della malattia.

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