Terapia parodontale nel paziente a rischio metabolico glicemico

PUBBLICATO IL 04 FEBBRAIO 2019

Le parodontopatie, superfiaciali o profonde, sono la causa principale della caduta dei denti partire dai 30 anni di età; la placca batterica è il primo fattore responsabile della loro comparsa. Fondamentale una sua diagnosi precoce. 

La malattia parodontale, una volta chiamata piorrea, riveste una notevole importanza in termini di diffusione e gravità nella popolazione italiana e mondiale, causando notevoli disagi e difficoltà sia ai pazienti ammalati che al sistema pubblico o privato che se ne prende carico.

Recenti studi hanno inoltre evidenziato come il diabete mellito di tipo due, patologia in crescita oggi vertiginosa, sia strettamente correlato a questa patologia del cavo orale grazie a meccanismi patogenetici e citochimici di recente spiegati e verificati, divenendo pertanto fattori aggravanti ed acceleranti l’un l’altro nelle reciproche patologie. Come ci ha spiegato il dott. Angelo Bianchetti, Ressponsabile dell'U.O. di Medicina Generale dell'Istituto Clinico S. Anna, “la prevalenza della parodontite aumenta con l’aumentare dell’età e colpisce maggiormente i segmenti vulnerabili della popolazione essendo causa di ineguaglianza sociale.

La parodontite condivide alcuni determinanti sociali e fattori di rischio con le malattie che causano i 2/3 delle morti (malattie cardiache, diabete, cancro, malattie respiratorie croniche). Gli effetti della parodontite vanno al di là del cavo orale poiché si determina una disseminazione per via ematogena dei batteri, dei loro prodotti e dei mediatori dell’infiammazione che si sono originati nei tessuti parodontali ammalati. Questi meccanismi interagiscono con molte malattie sistemiche, quali il diabete, l’arteriosclerosi, l’artrite reumatoide e le infezioni polmonari”.

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