Le cardiopatie congenite negli adulti
PUBBLICATO IL 14 FEBBRAIO 2019
Il 14 febbraio si celebra la Giornata Mondiale delle Cardiopatie Congenite, un appuntamento annuale istituito per sensibilizzare la popolazione sulle malformazioni del cuore e dei grandi vasi presenti sin dalla nascita, che affliggono oltre 3.000 bambini ogni anno in Italia.
Le cardiopatie congenite devono essere trattate e monitorate sia a pochi mesi o anni di vita, sia in età più avanzata. Proprio la specializzazione sulle cardiopatie congenite negli adulti fa del Policlinico San Donato il punto di riferimento in Europa, grazie a un’esperienza quasi ventennale unica nel suo genere.
Risale infatti al 2001 l’apertura di un’unità dedicata ai pazienti congeniti adulti, grazie a un’intuizione del cardiochirurgo Alessandro Giamberti e del cardiologo Massimo Chessa: una novità nel panorama medico per la “nicchia” di pazienti coinvolti che, grazie ai progressi clinici, ora possono beneficiare di un’aspettativa di vita più lunga e di molteplici opzioni terapeutiche.
Il dottor Alessandro Giamberti,responsabile dell’unità operativa di Cardiochirurgia delle Patologie Congenite del Policlinico San Donato, spiega l’impatto della patologia e l’evoluzione delle cure.
Quanti sono i pazienti adulti che vivono con una cardiopatia congenita?
Oggi possiamo dire che il 90% dei pazienti nati una cardiopatia raggiunge l’età adulta, un dato nettamente superiore rispetto a 20-30 anni fa, quando la sopravvivenza di aggirava tra l’80 e il 70%.
Sono circa 100.000 i cardiopatici congeniti adulti in Italia e, secondo i dati ufficiali della Società Europea di Cardiologia, 2.300.000 in Europa, a cui si aggiungono 1.900.000 bambini. Dieci anni fa, con un po’ di incredulità, avevamo pronosticato il momento in cui ci sarebbero stati più congeniti adulti che bambini, e quel momento è arrivato.
Il bacino di pazienti si sta ampliando e tutti guardano all’esperienza del Policlinico San Donato come pioniere in materia.
Quale complicanze porta con sé l’invecchiamento della popolazione di cardiopatici congeniti?
Grazie ai progressi in cardiochirurgia e in cardiologia vediamo crescere questi pazienti fino a raggiungere 40, 60, persino 70 anni, un traguardo impensabile fino a qualche anno fa, tanto che possiamo parlare di “cardiopatie congenite geriatriche”.
Questa evoluzione porta con sé una serie di potenziali complicanze, perché i pazienti congeniti non sono esenti da tutte quelle patologie, cardiovascolari e non, tipiche dell’invecchiamento. Una volta si diceva che probabilmente chi era nato con una malattia congenita del cuore era protetto dalle malattie acquisite: non è così, semplicemente non ne eravamo a conoscenza perché purtroppo pochi pazienti sopravvivevano.
Come state studiando questo fenomeno?
Siamo stati tra i primi in Europa ad analizzarlo, pubblicando una serie di studi volti a indagare la nuova popolazione. Abbiamo preso in esame, per esempio, la necessità di effettuare by-pass, che al momento riguarda solo il 4% dei cardiopatici congeniti dopo i 40 anni, ma l’ipotesi è che con il tempo il numero salga.
Insieme al dottor Mauro Lo Rito abbiamo poi condotto uno studio dedicato alla chirurgia dei pazienti cardiopatici congeniti dopo i 50 anni e stiamo per avviare un importante studio sugli stili di vita, per indagare le abitudini dei cardiopatici congeniti, in termini di fumo, alimentazione e attività fisica, rapportate a quelle del resto della popolazione, e comparare quindi i fattori di rischio.
Qual è lo specialista più adatto a trattare i pazienti cardiopatici adulti?
Si tratta di tema molto dibattuto dalla comunità clinico-scientifica: se, da una parte, solo il cardiochirurgo pediatra è in grado di trattare questo tipo di patologie, dall’altra il cardiochirurgo “tradizionale” può curare un paziente con patologie acquisite tipiche dell’invecchiamento, come l’ostruzione delle coronarie e la dilatazione dell’aorta. Dai vari congressi scientifici emerge che il modello idealeè quello già presente qui al Policlinico San Donato, in cui cardiologia e cardiochirurgia pediatrica lavorano fianco a fianco a quelle degli adulti.
È solo grazie all’integrazione delle competenze che riusciamo a garantire ai nostri pazienti risultati eccellenti, affidandoli ai migliori professionisti a seconda del tipo di intervento necessario.