Vaccinazioni per i bambini: perché sono importanti?

PUBBLICATO IL 13 DICEMBRE 2019

In questi ultimi anni si è parlato molto di vaccinazioni, ma purtroppo non sempre in modo scientificamente corretto, creando a volte molta confusione e aumentando i dubbi e la diffidenza.

La politica stessa ha contribuito a confondere le idee in materia dichiarando prima i vaccini obbligatori per l’accesso all’anno scolastico (giugno 2017)  introducendo poi l’autocertificazione (luglio 2018), rimandata in seguito di un anno (agosto 2018) e per poi riconfermare l’obbligatorietà dei vaccini (settembre 2018) con il cosiddetto ‘obbligo flessibile’ (autocertificazione). 

Che fare allora: vaccini per i bambini sì o no?

Il professor Angelo Colombo, coordinatore dell’area materno infantile del Policlinico San Pietro di Ponte San Pietro (BG), ci aiuta a fare un po’ di chiarezza sull’argomento e sui i dubbi più frequenti tra le mamme e i papà in tema di vaccinazioni obbligatorie e non.

Vaccini: sono pericolosi per i bambini?

I vaccini possono essere considerati una delle più importanti scoperte mediche, paragonabili, per l’impatto sulla salute degli uomini, solo alla potabilizzazione dell’acqua o alla scoperta degli antibiotici. 

Costituiscono lo strumento più efficace per prevenire le malattie infettive ed evitare gravi complicanze come disabilità o morte, che possono conseguire ad alcune di esse.

Molte malattie, grazie proprio alla vaccinazione, sono state debellate o si osservano oggi molto raramente (ad esempio poliomelite, difterite, tetano, epatite etc.). 

Tuttavia, i batteri e i virus che le provocano esistono tuttora ed è reale la possibilità che possano diffondersi ancora, come è già successo per esempio per la poliomelite in alcuni Paesi (come Pakistan e India) o per il morbillo.

A tal proposito, va detto che il morbillo non è una malattia innocua, come generalmente credono oggi molti giovani, ma può essere gravata da mortalità e complicanze neurologiche anche gravi che talora si manifestano anche molto tempo dopo la malattia. 

In Italia, i casi di morbillo segnalati, che nel 2016 erano 861, nel 2017 sono aumentati a 5.400 (con quattro decessi) e dal primo gennaio al 30 settembre 2018 sono già 2.295 (con due decessi).

Come funzionano e come sono fatti

I vaccini funzionano grazie al fatto che l’organismo conserva la memoria del “nemico” (l’antigene contenuto nel vaccino, che ha già incontrato) e quindi al successivo incontro è in grado di riconoscerlo prontamente e di produrre gli anticorpi in modo mirato e veloce. 

I vaccini sono costruiti in modo da essere perfettamente tollerati dall’organismo perché sono costituiti dal virus o batterio che provoca la malattia, ma uccisi e resi innocui, e solo da piccole parti di essi e da tossine da loro prodotte rese inattive. 

Per fare un esempio comprensibile, il batterio della pertosse possiede più di 3.000 sostanze antigeniche (nemiche), ma il vaccino ne contiene solo tre al fine di ottenere il risultato di allenare l’organismo del bambino alla risposta senza impegnarlo troppo. 

Purtroppo i vaccini sono ancora oggi vittime della loro efficacia: si sono dimenticati decessi, invalidità, complicanze gravi mentre vengono amplificati dal web i messaggi allarmanti sulle possibili, ma rarissime complicanze.

L’efficacia dei vaccini 

È fondamentale dire che nessun vaccino ha un’efficacia del 100%. Tuttavia, se la percentuale delle persone vaccinate supera una certa soglia (in genere il 95% della popolazione), i microorganismi incontrano maggiori difficoltà a diffondersi.

Sono quindi indirettamente protetti anche quei soggetti che non sono stati ancora vaccinati o che non possono essere vaccinati, perché affetti da alcune patologie quali immunodeficienze o malattie oncoematologiche. 

In questo caso si parla della cosiddetta “immunità di gregge”.

La differenza tra la vaccinazione e l’infezione naturale è costituita dal fatto che in quest’ultima l’organismo non è in grado di riconoscere subito il nemico che lo attacca, mentre quello del vaccinato conosce già il nemico e possiede già anche le armi per difendersi. 

È quindi facilmente comprensibile come le complicanze della malattia possono essere notevolmente superiori a quelle possibili, ma rarissime, che possono seguire alla vaccinazione. 

Con il virus della poliomelite si corre il rischio di paralisi nell’1%, con quello dell’epatite B di cirrosi epatica nel 10% e di epatocarcinoma nel 3-5% e con il virus del morbillo di morte nello 0,3-1 per mille.

Vaccinazione a 3 mesi di vita

Il sistema immunitario del neonato già prima della nascita è in grado di rispondere a svariati stimoli antigenici. 

Dopo la nascita, la completa maturazione del sistema immunitario avviene rapidamente, ma ritardare l’inizio del ciclo vaccinale esporrebbe il bambino al rischio di contrarre alcune gravi malattie di non rara osservazione anche in periodi molto precoci della vita (ad esempio pertosse o meningite). 

Peraltro i vaccini tengono conto delle peculiarità del neonato-lattante e sono perciò costruiti per essere adatti al loro sistema immunitario.

L’allattamento al seno protegge dalle malattie infettive?

Il latte materno è ricco di sostanze di difesa che diminuiscono il rischio di infezioni nel neonato. Tuttavia se la madre non possiede gli anticorpi specifici per una determinata malattia, perché non è stata vaccinata o non l’ha contratta, non sarà in grado di proteggere il bambino con il suo latte. 

Anche gli anticorpi specifici trasmessi al bambino per via transplacentare progressivamente diminuiscono, per cui la protezione dura solo qualche mese. 

Cosa fare in caso di febbre post vaccino

Nelle prime 24-48 ore dalla vaccinazione possono verificarsi febbre, arrossamento, gonfiore e dolore (spesso accompagnato da pianto persistente) nella sede dell’iniezione. 

Il vaccino trivalente (morbillo, rosolia e parotite) può causare per qualche giorno febbre anche elevata e talora esantema, cioè un’eruzione cutanea diffusa, dal 5 al 12 giorno dopo la vaccinazione. 

Raramente possono insorgere gravi reazioni allergiche (shock anafilattico) che in genere compaiono entro pochi minuti: è per questo motivo che il bambino non deve allontanarsi dalla sede vaccinale per almeno 15 o 20 minuti dopo l’inoculazione. 

Non è necessaria nessuna precauzione particolare. Il bambino può frequentare l’asilo e la scuola, fare sport e il neonato può fare il bagnetto.

I possibili collegamenti tra autismo e vaccinazione 

La causa dell’autismo non è ancora nota. Studi scientifici effettuati su bambini dalla nascita fino ai tre anni hanno dimostrato che alcuni sintomi sfumati di autismo erano già presenti nei primi mesi di vita in bambini che non erano ancora stati vaccinati. 

La possibile associazione tra autismo e vaccino trivalente era stata ipotizzata e pubblicata su un’importante rivista scientifica (Lancet) da un medico inglese (A.S. Wakefield) nel 1988. 

Il suo lavoro si dimostrò essere una vera e propria frode scientifica al punto che l’autore venne radiato dall’albo dei medici inglese e non può più esercitare la professione medica. Anche per gli altri vaccini, la letteratura scientifica nega una correlazione con l’autismo.

Vaccinazioni a vantaggio delle case farmaceutiche: qual è la verità? 

Il vero affare per le case farmaceutiche sono i soggetti non vaccinati e le malattie per le quali non abbiamo a disposizione un vaccino. Le case farmaceutiche certamente traggono profitto anche dai vaccini, come anche dagli antibiotici o dagli antitumorali, ma nessuno per questo motivo ne contesterebbe la produzione e l’utilizzo. 

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