Operarsi di protesi anca non è mai stato così facile
PUBBLICATO IL 09 APRILE 2019
Il timore più grande per chi deve affrontare un intervento d’anca è legato alla complessità della procedura e al periodo successivo di recupero. Fino a pochi anni fa queste paure potevano essere fondate ma ora non è più così. La tecnica innovativa, oramai di routine per il dott. Gianluca Cusmà, Responsabile dell’U.O. di Chirurgia Mininvasiva dell’Istituto di Cura Città di Pavia, permette di ridurre il rischi legati al sanguinamento durante l’intervento e garantisce una ripresa del paziente in tempi davvero brevi.
Si perde davvero poco sangue, il taglio ridotto a circa 8 centimetri, muscoli lasciati intatti e testa del femore che rimane in sede, anestesia epidurale e il paziente è in piedi dopo al massimo 12 ore. Questa tecnica mininvasiva, messa a punto tra USA, Cina ed Italia e personalizzata dal dott. Cusmà attraverso la tecnica Femoral Reference, consente di non lussare più l’articolazione. “Nessuno stress durante la manovra - spiega il dott. Cusmà - perché la protesi viene impiantata senza lussazione, e senza stirare i muscoli. Le caratteristiche di questa tecnica fanno si che sia ideale anche per il paziente anziano e debilitato”.
Quando è indicato l’intervento?
“Se lo strato di cartilagine che riveste la testa del femore e l’acetabolo si assottiglia a tal punto da mettere a nudo l’osso rendendo complesso il movimento, l’unica soluzione per consentire al paziente di condurre una vita normale – continua il dott. Cusmà - è quella di sottoporsi ad un artroprotesi d’anca. Il soggetto, infatti, accuserà forti dolori all’inguine a causa della contrazione dei muscoli, avrà un andamento claudicante ed il bacino subirà rotazioni esterne condizionandone i movimenti. Con l’aumentare dei dolori che disturberanno anche il sonno, lo specialista consiglierà al soggetto di sottoporsi a radiografia per accertarsi sullo stato reale della sua anca. Le tecniche messe a disposizione sono varie e sarà lo specialista a scegliere quella più idonea in base al caso clinico”.