Caduta capelli: quando preoccuparsi

PUBBLICATO IL 14 GIUGNO 2018

La caduta dei capelli - spiega il dottor Piergiorgio Malagoli, responsabile del Servizio di Dermatologia-Psocare all’IRCCS Policlinico San Donato - è un problema molto sentito dai pazienti di entrambi i sessi e le cui cause possono essere molteplici.

La maggior parte di queste sono per lo più legate a quella che viene definita alopecia androgenetica, in cui c’è una iperattività degli ormoni androgeni che si verifica sia nell’uomo sia nella donna. L’ormone androgeno ha come bersaglio la ghiandola sebacea che si unisce, come struttura, al follicolo del pelo in quella che viene chiamata unità pilo-sebacea; questa aggressione ormonale determina una retrazione del follicolo del pelo che, negli anni, diventerà atrofico e non sarà più in grado di produrre un capello nella sua struttura normale.

Le cause dell’iperattività di questi ormoni androgeni - continua - possono essere di tipo genetico, soprattutto nell’uomo dove la produzione androgenica è sempre alta per via del sesso, mentre nella donna, dove anche qui possono essere presenti componenti genetiche, bisogna andare a cercare anche alterazioni di tipo ormonale a livello ovarico (in caso di ovaio micropolicistico) o a livello del surrene (in presenza di una iperattività surrenalica con una iperandroginismo secondario).

Altre cause di cadute di capelli sono invece le carenze della struttura del capello della cheratina che possono essere legate a carenze di tipo alimentare, a diete molto scorrette, oppure a quello che viene chiamato telogen effluvium cioè periodi di forte stress e stanchezza che coinvolgono i capelli in una fase di ampia caduta su tutta la superficie del cuoio capelluto seguita da una ricrescita abbastanza veloce attraverso particolari terapie.

Altre due forme di caduta di capelli - conclude il dottor Malagoli - sono l’alopecia areata, cioè aree calve che si creano a causa di forte stress e stanchezza con un’aggressione da parte del sistema immunitario al follicolo del capello e la tricotillomania, cioè l’abitudine di alcuni pazienti di toccarsi ripetutamente i capelli creando aree cicatriziali che mimano l’alopecia areata ma che, in realtà, non ne sono affette.

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