Protesi di spalla: quando è necessaria?

PUBBLICATO IL 04 DICEMBRE 2018

“Si ricorre alla protesi di spalla - spiega il dottor Andrea Lisai, responsabile dell’U.O. di Chirurgia della Spalla all’Istituto Clinico San Siro - nel momento in cui le terapie conservative non sortiscono più gli effetti desiderati. Le terapie conservative più efficaci, in caso di artrosi, sono fondamentalmente due: la viscosupplementazione, ovvero le infiltrazioni intra-articolari con acido ialuronico, e la medicina rigenerativa, eseguita utilizzando le cellule mesenchimali prelevate dal paziente mediante liposuzione. Noi preferiamo eseguire entrambe queste procedure sotto guida ecografica in modo tale da garantire che la sostanza utilizzata sia iniettata con la maggiore precisione possibile.Se il trattamento conservativo non dovesse alleviare la sintomatologia del paziente, si può ricorrere all’intervento chirurgico”. 

“Oggi, la protesi di spalla - continua - ha raggiunto un alto standard qualitativo, sia nei materiali sia nella tecnica chirurgica; questo determina risultati affidabili e duraturi. Ad esempio, grazie a questo tipo di intervento, pazienti non più in grado di sollevare il braccio, a causa di un’artrosi oppure di una rottura massiva della cuffia dei rotatori, possono riprendere la normale funzionalità nella vita quotidiana in assenza di dolore dopo appena 40-60 giorni dall’intervento. Quest’ultimo si effettua in anestesia combinata (generale più loco-regionale) con ricovero di 3 giorni”. “Nel post operatorio - conclude Lisai - si mantiene un semplice reggibraccio per 2-3 settimane che si può rimuovere più volte nel corso della giornata per lavarsi, mangiare, vestirsi e scrivere al computer. Dopo 3 settimane circa, il paziente inizia un breve ciclo di fisioterapia (2 sedute a settimana) e dopo 6 settimane si raggiunge una funzionalità tale da consentire una vita normale”. 

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