A ogni allergia il suo test diagnostico

PUBBLICATO IL 23 NOVEMBRE 2017

“La diagnosi di malattia allergica - spiega il dottor Ennio Leggieri, responsabile dell’U.O. di Medicina interna all’IRCCS Policlinico San Donato - si avvale di alcuni test specifici e, come primo step, di un’accurata anamnesi sulle circostanze, ambienti e periodi in cui compaiono i sintomi.

Il Prick test rappresenta sicuramente l’esame di primo livello, di facile esecuzione, che può essere effettuato in qualsiasi periodo dell’anno con l’unico limite di non essere preceduto dall’assunzione di antistaminici per almeno 96 ore prima dell’esecuzione. Consiste nell’applicazione di una goccia dell’estratto allergenico sulla cute dell’avambraccio e nel praticare una piccola incisione; se il test è positivo, compare una reazione eritemato-pomfoide che l’allergologo è in grado di interpretare. In alcuni casi - continua - questi test, che hanno un’elevatissima specificità e sensibilità per le forme di tipo respiratorio, possono essere discordanti con la storia clinica del paziente e quindi generare dei dubbi diagnostici; per questo si ricorre a esami di secondo livello rappresentati innanzitutto dalla ricerca delle IgE specifiche nel siero del paziente.

Nei casi, invece, di allergie alimentari molto utili sono i test di provocazione specifici in doppio ciclo da effettuare, però, solo in centri altamente specializzati. Con queste due metodiche si diagnostica la stragrande maggioranza dei casi di malattie allergiche. Un discorso a parte deve essere fatto per l’allergia ai farmaci che, tutt’oggi, presentano meccanismi molto diversi tra di loro alcuni dei quali, ancora oggi, a noi poco conosciuti. Questi test servono soprattutto per trovare farmaci sicuri alternativi a quelli che hanno provocato i sintomi. In questi casi, oltre che ai Prick test, quando è indicato nella ricerca di IgE specifici, ci si può avvalere anche dei cosiddetti test di provocazione orale o di scatenamento orale per trovare eventualmente i farmaci a cui il paziente è allergico e per effettuare quindi una corretta diagnosi per evitare pericolose reazioni soprattutto per la somministrazione di farmaci per via parenterale (cioè non attraverso l’assorbimento intestinale).

Alla diagnostica di base - conclude il dottor Leggieri - si affiancano esami come spirometria, test alla metacolina, esami radiografici e Tac (es. al torace, ai seni paranasali) che aiutano a definire meglio la malattia”.

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