Il segreto del mal di schiena è scritto nel DNA
PUBBLICATO IL 13 MARZO 2017
Il mal di schiena, che affligge 8 italiani su 10 e rappresenta una delle prime cause di assenza dal posto di lavoro, da oggi ha un responsabile in più: il gene del recettore della vitamina D.
I ricercatori dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi hanno individuato una particolare variante del gene del recettore della vitamina D che, se presente, è associata al processo di degenerazione del disco vertebrale.
Lo studio, condotto della dottoressa Alessandra Colombini, ricercatrice del Laboratorio di Biotecnologie applicate all’ortopedia, si colloca in un progetto europeo, GENODISC, che ha coinvolto l’IRCCS Galeazzi dal 2007 al 2013, in particolare l’unità operativa di Chirurgia Vertebrale III - scoliosi, guidata dal dott. Marco Brayda-Bruno. Grazie a questo progetto, i ricercatori hanno studiato, in 2000 pazienti in tutta Europa, le patologie legate alla degenerazione del disco intervertebrale, la struttura fibrocartilaginea che fa da “ammortizzatore” tra una vertebra e l’altra. Il progetto ha permesso di approfondire sia gli aspetti strutturali e biomeccanici, sia quelli nutrizionali, biologici e genetici delle patologie discali.
Lo studio della dott.ssa Colombini, che si è avvalsa della collaborazione della prof.ssa Sabina Cauci dell’Università di Udine, ha analizzato il DNA di 200 pazienti italiani con patologie della colonna, allo scopo di valutare la correlazione tra la degenerazione discale e le varianti nel gene del recettore della vitamina D, un potente ormone che ha effetti metabolici a livello delle cellule presenti nel disco intervertebrale. Questa scoperta apre la strada a nuove strategie di prevenzione: non è infatti possibile cambiare questa propensione scritta nel DNA, ma è sicuramente utile esserne consapevoli e adottare uno stile di vita sano, evitando di esporsi anche ai fattori di rischio ambientali, per ritardare l’insorgere del mal di schiena cronico e limitare gli effetti negativi sulla qualità della vita.