Esami radiologici inutili: come evitarli
PUBBLICATO IL 09 MARZO 2017
“Questo è un tema di grande rilevanza - spiega il professor Francesco Sardanelli, responsabile dell’U.O. di Diagnostica per Immagini all’IRCCS Policlinico San Donato - perché impatta sulla spesa sanitaria e sulla salute della popolazione. Se gli esami inutili sono per di più esami che espongono a radiazioni ionizzanti, gli svantaggi si traducono non solo in maggiori costi economici e ulteriori esami di approfondimento, ma anche in un’esposizione a radiazioni ionizzanti, potenziale causa dell’insorgenza di tumori.La fonte più importante di radiazioni inutili, in questo senso, è la tomografia computerizzata (TAC), non perché la dose di radiazioni sia elevata per ciascuna indagine, ma perché se ne eseguono molte.
È vero che, negli ultimi dieci anni, le aziende produttrici hanno sviluppato molteplici innovazioni che consentono una marcata riduzione della dose, pur tuttavia non riducibile oltre un certo limite. In teoria, anche un singolo fotone X potrebbe creare un danno diretto o indiretto al DNA che porta all’insorgenza di tumore. Dobbiamo quindi pensare che, se utilizziamo radiazioni ionizzanti a scopo diagnostico, il rischio zero non sia conseguibile. Come evitare, quindi, l’esposizione a radiazioni inutili? Innanzitutto, è fondamentale che il paziente sappia che, per sottoporsi a qualsiasi indagine, è necessaria una richiesta del medico precisa e circostanziata con una chiara identificazione del quesito al quale l’indagine deve rispondere. Detto ciò - continua - non possiamo più accettare richieste di esami radiologici (anche quelli che non fanno uso di radiazioni ionizzanti) con motivazioni generiche quali “controllo” o “accertamenti”. Infatti, gli unici esami possono essere eseguiti in assenza di motivazioni specifiche sono quelli di screening per i quali è dimostrato un vantaggio per la popolazione invitata. È questo il caso dello screening mammografico per il tumore mammario, di quello con TAC per il tumore al polmone nei soggetti a rischio (fumatori) e di quello con colonscopia virtuale TAC del tumore del colon-retto. Al di fuori di queste indicazioni di screening, nessuna indagine dovrebbe eseguita per check-up in assenza di specifici fattori di rischio. Vanno rispettate le linee-guida, effettuando gli esami solo quando la condizione del paziente pone l’indicazione. Il tema è complesso perché ci si sente più sicuri solo se ci si sottopone a esami radiologici, anche laddove non ve ne sia l’indicazione. Molti pazienti, quindi, sono esposti a radiazioni solo per curare l’ansia dei parenti o per rassicurare il medico stesso.
È responsabilità del parente accettare il parere del medico quando riferisce non esserci la necessità di ricorrere a un esame e sta al medico assumersi la responsabilità di dire che l’esame non si deve effettuare perché non c’è l’indicazione a farlo. Spesso - conclude il prof. Sardanelli - siamo sommersi di esami inutili con costi che vanno a gravare sul Sistema Sanitario Nazionale che peraltro determinano anche un allungamento delle liste d’attesa penalizzando coloro che ne hanno realmente bisogno. Questo è un problema fondamentalmente culturale che riguarda tutti: la popolazione, le autorità sanitarie e gli stessi medici”.