Cosa fare quando una persona accanto a noi perde conoscenza?

PUBBLICATO IL 16 MARZO 2017

“Perdere conoscenza - spiega il dottor Giorgio Serino, responsabile del Pronto Soccorso/DEA e della Medicina Vascolare all’IRCCS Policlinico San Donato - può essere un evento banale legato a un temporaneo, repentino abbassamento della pressione arteriosa del soggetto, ma potrebbe anche essere un evento estremamente grave e importante legato, ad esempio, a un ictus cerebrale o a un’aritmia del cuore. La prima cosa che dobbiamo fare è cercare di capire se è una reale perdita di conoscenza: ci avviciniamo, quindi, al paziente, lo chiamiamo e lo scuotiamo in maniera piuttosto decisa per cercare di risvegliarlo. A questo punto, accertata la perdita di coscienza, chiamiamo i soccorsi, 112/118, dopodiché torniamo a occuparci del nostro soggetto. Se siamo in situazioni di sicurezza e di tranquillità, senza pericolo di incendio o senza pericolo di frane o crolli - continua - assistiamo il paziente, in quella sede, e cerchiamo di liberargli le vie aeree, accertandoci soprattutto che sia presente il battito cardiaco. Non è facile mantenere la calma in questi momenti, ma è fondamentale capire se il soggetto abbia o non abbia il cuore fermo e una respirazione efficace.

Qualora entrambi non ci fossero, dobbiamo cominciare subito le manovre rianimatorie - soprattutto il massaggio cardiaco - chiedendo sempre se ci sia qualcuno in grado di farlo (che abbia fatto un corso da soccorritori o un corso di rianimazione cardiopolmonare). In questo caso, il solo massaggio cardiaco è fondamentale perché riesce a mantenere lo stato circolatorio attivo e consente anche l’introduzione sufficiente di aria nei polmoni. Se il soggetto si risveglia e comincia a dare segni di ripresa, sospendiamo il massaggio, lo mettiamo in posizione di sicurezza (sul fianco), in modo tale che se dovesse vomitare o emettere secrezioni, queste non ostruiranno le vie aeree.

Qualora non dovesse rinvenire o rimanesse sempre in stato di incoscienza, dobbiamo continuare il massaggio cardiaco efficace fino all’arrivo dei soccorsi. Al paziente verrà, poi, eseguito un elettrocardiogramma per poi seguire un iter molto più professionale. In tutte le regioni italiane si stanno diffondendo sempre più i defibrillatori automatici che consentono di rilevare il battito cardiaco e di identificare anche il tipo di ritmo; in questo caso, il defibrillatore interviene automaticamente defibrillando il paziente oppure no. Invito comunque tutti, quando ne avessero l’occasione, di frequentare questi corsi di primo soccorso e di rianimazione cardiopolmonare, che danno anche precise informazioni pratiche sull’utilizzo del defibrillatore e sulle manovre cardiopolmonari che sono decisive per la vita.

Prima si interviene, prima abbiamo la possibilità di successo nel fare ritornare il paziente a uno stato di coscienza. Qualora la situazione, invece, fosse prevalentemente neurologica, cioè legata a un ictus, il paziente manifesta sempre qualche segnale in movimento, muovendo magari gli occhi o cercando di parlare; in questi casi, il paziente riprende una propria coscienza, anche se estremamente limitata dall’ischemia cerebrale avvenuta. In questi casi, ovviamente non dobbiamo mai intervenire con manovre rianimatorie come appunto il massaggio cardiaco e, in ogni caso, bisogna sempre rimanere accanto al paziente tranquillizzandolo, in attesa dei soccorsi. In Lombardia - conclude il dottor Serino - il 118 sta tenendo, a questo proposito, dei corsi nelle scuole medie superiori e alla popolazione in modo da portare sempre più persone alla conoscenza.

Mi auguro che ciò sia applicato in ogni contesto in modo tale da istruire più persone contemporaneamente sull’importanza di saper utilizzare un defibrillatore e di salvare una vita”.

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