Stop al fumo: dipendenza fisica o psicologica?
PUBBLICATO IL 12 GENNAIO 2017
In occasione della Giornata Mondiale Nazionale per i Diritti dei non fumatori (10 gennaio), il dottor Enrico Lombardi, psicologo-psicoterapeuta presso le U.O. di Oncologia I e di Psicologia Clinica e co-responsabile del Centro Anti-fumo all’IRCCS Policlinico San Donato, ha spiegato come all’interno della Struttura i pazienti che desiderano smettere di fumare vengano seguiti passo passo per migliorare la propria salute e per vivere meglio lontano dalla sigaretta. “All’interno dell’IRCCS Policlinico San Donato - spiega - da 2 anni è attivo il Centro Anti-fumo, una realtà multidisciplinare che aiuta i pazienti nel difficile percorso per smettere di fumare. Multidisciplinare perché cooperano tra di loro figure professionali differenti: quella del medico, il prof. Vincenzo Valenti, e quella dello psicologo, la mia. Lo psicologo, in particolare - continua - utilizza diversi strumenti di indagine che si concretizzano in questionari molto semplici e veloci come il test di Fagerstrom che valuta la dipendenza fisica e il test di Mondor che valuta la motivazione a smettere. Quando si parla di dipendenza con il paziente, si effettua un intervento psico-educazionale per spiegargli, ad esempio, che cosa si intende con questo concetto e i suoi correlati. Per comodità, si separa la dipendenza fisica da quella psicologica anche se in realtà queste due vanno di pari passo: quando la persona percepisce un unico forte bisogno di fumare, intervengono infatti entrambe le sfere. La parte di dipendenza fisica è attribuibile alla nicotina, una delle 6000 sostanze che vengono sprigionate con la combustione attraverso il fumo di sigaretta mentre la dipendenza psicologica ha correlati che hanno a che fare in maniera differente a seconda dei soggetti coinvolti. Non esistono persone con una dipendenza puramente fisica o psicologica, ma con entrambe le componenti presenti in misura differente. Per alcuni, parlare di dipendenza psicologica, comporta non solo la gestualità e la ritualità, ma anche la gestione delle emozioni come rabbia, paura o tristezza. Basti pensare come, per molti fumatori, periodi di forte stress o tensione emotiva vengano accompagnati da un aumento del numero di sigarette. Le emozioni continuano a esserci anche dopo aver smesso di fumare naturalmente e con l’abolizione della sigaretta viene a mancare uno strumento, per quanto disfunzionale, che la persona ha sempre utilizzato nei momenti di forte stress, tensione o tristezza. Si tratta, quindi, di fare una valutazione del disagio di queste emozioni, dell’intensità e di come interferiscano nel quotidiano per poi trovare modalità alternative per gestirle come, ad esempio, l’attività fisica. Lo sport, ugualmente alla sigaretta, non agisce sulle cause dei disagi emotivi, ma aiuta a gestirli senza avere tutti gli effetti nocivi del fumo. Quando invece parliamo di lavorare sulle cause dei disagi emotivi, lo strumento di elezione è la psicoterapia. Se i disagi emotivi sono clinicamente significativi meritano di essere seguiti in un lavoro psicoterapeutico, altrimenti per smettere di fumare può essere sufficiente un counselling psicologico. Quest’ultimo, nel nostro Centro, viene effettuato telefonicamente e considera come specifico argomento focus nel presente, il fumo e la dipendenza. In questa sede, vengono presi in esame l’anamnesi familiare e i rapporti familiari soprattutto per quegli ambiti che riguardano il fumo. Molto importante è sapere se la persona che intende smettere di fumare viva o meno con una persona che fuma in casa poiché ciò potrebbe porre limiti o, peggio ancora, costituire il motivo per cui la persona potrebbe desistere. Un’altra variabile che spesso si prende in esame è la preoccupazione rispetto al peso: molte persone riprendono a fumare perché, nel periodo in cui avevano smesso, erano ingrassate e non si piacevano. Altri elementi utili sono i precedenti tentativi che la persona ha fatto per smettere non andati a buon fine. È un materiale prezioso perché dà l’opportunità di interrogarsi sul perché dei fallimenti individuando delle strategie alternative per smettere. Durante il colloquio, si prendono in esame anche altre caratteristiche della persona, come i dubbi, i falsi miti e le perplessità. È importante che la motivazione sia intrinseca: capita a volte di vedere arrivare coppie in cui il fumatore è “portato” dal partner. In questi casi è importante sottolineare che, a oggi, non esiste ancora qualcosa inteso come farmaco che possa sostituirsi alla persona nello smettere di fumare, ma esistono validi aiuti efficaci sia farmacologici sia psicologici che, alleandosi con l’impegno e la motivazione della persona stessa, le permettano di smettere di fumare e di riuscire a rimanere astinente. È importante - conclude il dott. Lombardi - la parte di monitoraggio: successivamente alla valutazione multidisciplinare, il counselling psicologico telefonico permette allo specialista di informarsi insieme al paziente sull’andamento del percorso e sulle eventuali difficoltà. Il monitoraggio ha, inizialmente, frequenza settimanale e nei mesi a seguire, a seconda delle esigenze del singolo paziente, fino ai 6 mesi, periodo sufficientemente lungo per considerare la persona fuori da imminenti rischi di recidiva”.