In cosa consiste il trapianto di polso e quando può servire

In cosa consiste il trapianto di polso e quando può servire

PUBBLICATO IL 27 MAGGIO 2025

In cosa consiste il trapianto di polso e quando può servire

PUBBLICATO IL 27 MAGGIO 2025

È stato effettuato recentemente presso il Policlinico San Pietro un trapianto osteocondrale massivo di polso in una giovane donna con esiti di una grave frattura. Si tratta di una procedura chirurgica avanzata e altamente specializzata, disponibile solo in pochi centri, poiché richiede un’accurata preparazione e competenze specifiche. 

Ma in cosa consiste? In quali casi può essere preso in considerazione? Lo abbiamo chiesto al dottor Flavio Cividini, ortopedico dell’équipe della Clinica ortopedica e traumatologica diretta dal professor Marco Bigoni, che ha eseguito l’operazione. 

 

Che cos’è il trapianto di polso

“Il trapianto osteocondrale massivo di polso consiste nell’innesto di un ‘nuovo’ polso, composto da ossa e cartilagine, da donatore non più in vita a un ricevente per ripristinare almeno in parte la funzionalità del polso compromesso - spiega il dottor Cividini -. In altre parole si effettua una sostituzione anatomica del segmento nel suo insieme o di gran parte di esso. 

L’organismo che riceve il trapianto invade l’elemento trapiantato e lo rivascolarizza, così che possa rimanere vitale e integrarsi ai tessuti dell’organismo stesso. Questo aspetto è fondamentale per la buona riuscita dell’intervento. Se infatti l’osso non si vascolarizza, l’organismo finisce per distruggerlo percependolo come elemento esterno. È questo il motivo per cui il trapianto osseo offre buone prospettive di successo solo se si tratta di parti anatomiche e ossee piccole”. 

 

Quando può essere indicato un trapianto di polso

“Nella scelta se effettuare o meno un trapianto osseo è la necessità che ci guida - sottolinea il dottor Cividini -. Il trapianto di polso è infatti una procedura che può essere presa in considerazione, in particolare nei pazienti giovani, quando l’articolazione del polso è gravemente compromessa e le altre opzioni terapeutiche non sono percorribili. In altre parole quando non ci sono alternative se non la protesi artificiale.  

Le condizioni che possono danneggiare il polso in modo irreversibile sono: 

  • eventi traumatici gravi, come fratture che non guariscono o fratture multiple;
  • patologie tumorali;
  • malformazioni congenite, come difetti strutturali presenti fin dalla nascita che impediscono il normale movimento del polso;
  • ⁠infezioni croniche, che danneggiano i tessuti del polso e compromettono la sua funzionalità.

 

Come viene eseguito il trapianto di polso

L'intervento di trapianto di polso richiede una preparazione approfondita e una valutazione accurata pre-intervento. “Fondamentale innanzitutto è l’attenta selezione del pezzo osseo da donatore, che deve essere compatibile anatomicamente, per forma e dimensione con quella del ricevente - sottolinea lo specialista -. 

Il pezzo osseo viene richiesto alle banche di tessuto muscolo-scheletrico. Per la regione Lombardia l’unica banca di tessuto muscolo-scheletrico ha sede presso l'Asst Gaetano Pini-Cto, dove convergono tutte le donazioni di tessuto osseo fatte in Regione dagli ospedali del territorio. La banca ha il compito di prelevare, raccogliere il tessuto da donazione, conservarlo, certificarne la sicurezza e l’idoneità e distribuirlo ai centri che ne fanno richiesta”. 

Ogni pezzo osseo, prima di essere stoccato nella Banca, viene abbattuto a -70 gradi, in modo da distruggere le strutture cellulari e proteiche che potrebbero causare rigetto. “Questo significa che, a differenza di quanto accade nel trapianto di altri organi, il trapianto di osso non può dare rigetto” aggiunge il dottor Cividini. 

Una volta ricevuto il pezzo osseo idoneo si procede all’intervento, durante il quale il chirurgo ortopedico rimuove il polso danneggiato e innesta quello del donatore

La terza fase è rappresentata dalla riabilitazione, fondamentale per recuperare la funzione completa del polso. 

“Il vantaggio di un trapianto di polso omologo; (ovvero appartenente a un altro essere umano, il donatore esterno), rispetto a una protesi sta nella possibilità di ripristinare un’articolazione biologica e naturale”. 

 

L’esperienza del Policlinico San Pietro

Il trapianto osteocondrale massivo di polso non è il primo intervento di questo tipo effettuato presso il Policlinico San Pietro. Negli ultimi anni, infatti, sono stati eseguiti anche: 

  • il trapianto di un’ulna in un paziente con tumore;
  • il trapianto di una parte della tibia in un ginocchio con esiti di grave frattura. 

“Il trapianto osteocondrale, sebbene sia un intervento oggi relativamente raro e riservato a casi selezionati, offre delle prospettive promettenti per il futuro anche grazie ai continui avanzamenti della chirurgia ortopedica e della medicina rigenerativa”, conclude il dottor Cividini.